Spedizione alpinistica di un’anima giurassica

Ho visto un bel film con un’attrice giovanissima, bellissima, di talento e di successo. Una delle donne più influenti al mondo, secondo una di quelle classifiche istantanee che quando le cose vanno bene ti mettono sull’altare, dal quale poi ti gettano nel caso in cui le cose per te cominciassero a mettersi male. Da una parte la invidio perché ha tutta una marea di cose che a me mancano (meno la cellulite e gli anni, in cui modestamente nel confronto so di svettare), dall’altra sono contenta per lei, perché fa sempre piacere vedere una ragazza che va avanti nella vita in maniera lecita e legittima.

Il fatto è che quando vedo delle creature così armoniose mi sento un vecchio catorcio in disarmo, non posso farci niente. Quando mi capita di incappare in persone che per me sono ragazzini che non solo hanno cominciato a percorrere la loro strada, ma hanno già conseguito dei traguardi, mi sento un’anima giurassica, un vecchio tirannosauro sdentato.

Mi prende una botta di depressione, diciamolo pure. Cerco di ricordarmi le mie grandi virtù, ma non me ne viene in mente una che sia una. È l’invidia, che confonde una memoria che fa sempre più cilecca. Le virtù, dicevo. Quali sono le virtù di una donna che invecchia? Credo le stesse che dovrebbe avere un uomo che invecchia: capacità di vedere le cose in prospettiva (non vivere per l’ora e adesso, ma per qualcosa di più sostanzioso, tipo il futuro), distacco dalle miserie (non c’è niente di più imbarazzante che vedere una persona con i capelli bianchi che si comporta come un adolescente dei tempi che furono), empatia (una vita fornisce tante belle scuse per diventare aridi, ma è troppo comodo usarle come pretesto per diventarlo), abilità nell’analisi e nella sintesi (l’esperienza aiuta sia a capire le cose al volo sia a vedere i vari aspetti delle questioni più complesse, peccato che poi in molti casi ci si dimentica subito a che geniali conclusioni si era giunti), volontà di non generalizzare (più anni hai vissuto più capisci le altrui ragioni, sempre che tu ti sia mai dato pena di ascoltare gli altri), pacatezza (mah!), rifiuto di abbassarsi alla volgarità e di partecipare in maniera compulsiva alla guerriglia quotidiana (che brutto invecchiare per comportarsi come vecchi pennuti che si litigano il becchime), utilizzo selettivo dell’intelligenza (selettivo perché i neuroni ormai sono i caduta libera e bisogna accontentarsi di quei pochi che ancora funzionano). Credo che tutta questa verbosa lista si possa riassumere in una sola parola, che suona molto impegnativa e altisonante e pretenziosa e invece dovrebbe essere pronunciata con la naturalezza di un respiro (non asmatico). Mi riferisco alla saggezza.

Credo che lei sia l’unica cosa che può in qualche modo aiutarmi non solo a non odiare troppo chi ha talento e giovinezza, ma magari a guardarlo anche con simpatia. Sì, in questo caso di saggezza ne servirà qualche quintale, ma ne vale la pena. Così ho deciso, per combattere le rughe e la ciccia, di fare esercizio fisico, ma soprattutto mentale. Non sarà facile, perché parto impreparata e sono fuori allenamento da una vita, ma ci voglio provare lo stesso. Tanti mi possono consigliare o guidare, ma nessuno mi può insegnare come si fa a diventare saggi, perché la saggezza non si può comunicare. Bisogna farcela da soli a raggiungerla, perché lei è fatta così: si concede soltanto a chi la cerca sul serio e vive solo per lei, non a chi si accontenta di sentire racconti sulle sue illuminanti imprese. Essa sta in cima alla vetta di una montagna tutta da scalare. Sicuramente la scalerebbe con minore fatica una ventenne allenata, bella e giovane, ma io mi devo accontentare di quello che sono e affrontare l’ultima grande spedizione alpinistica della mia vita. Ci vorranno anni (spero ancora tanti) per arrivare a destinazione, quindi conviene partire il prima possibile. Metterò il campo base qui, sulle mie rughe.

Clementina Coppini: scrive più o meno da quando aveva sei anni, un po’ come tutti. Si è laureata in lettere classiche ma non si ricorda bene come ci sia riuscita. Scrive su Giornalettismo, il Cittadino di Monza (la sua città), El-Ghibli, www.grey-panthers.it e su un paio di giornali cartacei. Ha pubblicato tanti libri per bambini, qualche romanzo come feuilleton su Giornalettismo, un romanzo con Eumeswil e adesso le è venuta questa idea del romanzo in costruzione. Ha una famiglia, due figli, un gatto e si ritiene, non è chiaro se a torto o a ragione, una discreta cinefila e una brava cuoca. Va molto fiera delle sue ricette segrete, che porterà con sé nella tomba.
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