Ma chi è quell’anima perfida che ha concepito le terrificanti prove Invalsi? Sinceramente non ho capito a cosa diavolo possano mai servire. Si tratta di una serie di quesiti che vengono somministrati (sì, il verbo tecnico che si usa è proprio questo, perché questi test si vede che sono come medicine) ogni tot agli studenti di elementari e medie, fino ad arrivare alla fatidica prova nazionale e ufficiale dell’esame di terza media, che sancisce la fine del primo ciclo d’istruzione. Ogni tanto si parla di introdurli anche nella scuola superiore, ma le scuole superiori nel nostro Paese sono così varie che per fortuna non si è mai trovata una formula giusta. Deo gratias. Le Invalsi, che si chiamano così perché vengono propinate dall’ Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e Formazione (ma allora si dovrebbero chiamare Invseif? Boh!), i ragazzini se le trovano tra i piedi durante tutti i primi otto anni di scuola, ma quelle di licenza media sono le prime prove Invalsi davvero ufficiali e nazionali, uguali per tutti gli studenti del territorio. Orrore. Addirittura il risultato delle Invalsi va alla scuola superiore insieme al diploma e alla pagella. Praticamente le Invalsi constano di una sfilza di domande di logica et similia, che richiedono prontezza di mente e intuizione (ecco, appunto). Ne ho svolte un po’ e sono rimasta impressionata dall’intelligenza che devono avere questi ragazzi, giacché per me quelle di matematica erano incomprensibili e quelle di italiano opinabili. Date per scontate le grandi virtù di questa generazione, due cose mi chiedo: Uno-Dove si trovano in natura domande così? Due-Perché – mi riferisco alla parte di comprensione del testo della prova di italiano – qualcuno in qualche parte dell’universo ritiene ragionevole che a certe questioni interpretative si possa dare una sola risposta? Mai sentito che unilateralità e monolitismo fossero virtù letterarie. Eppure.
Delle domande delle Invalsi molte le ho capite al volo, mentre su altre ho avuto grossi dubbi. Amletici, direi. Alcuni errori che ho fatto non li ho nemmeno capiti, perché continua a sembrarmi giusta la mia interpretazione. Ho pensato che sono vecchia e lenta e che ho capacità di reazione e di analisi tali quali a quelle di un’escargot congelata. Mi sono arresa al fatto che queste prove non sono concepite per la mia generazione e ho rinunciato.
Mentre pensavo che, se fossi stata nei panni di molti quattordicenni di mia conoscenza non ce l’avrei mai fatta, mi convincevo che questa generazione è davvero in gamba, accidenti. Alla fine le tanto criticate prove Invalsi mi hanno fatto apprendere il concetto che forse non ho un cervello così sopra la media e in più mi hanno aiutato a interiorizzare un’antica verità: noi non ereditiamo la Terra dai nostri genitori ma la prendiamo in prestito dai nostri figli (e nipoti).