Solinga armonia natalizia

Ho avuto raffreddore, mal di gola e febbre per una settimana intera. Il medico mi aveva consigliato di stare a letto un paio di giorni, ma a me non piace tumularmi sotto le coperte come una vecchietta e così sono uscita lo stesso, senza la maglia della salute. Ovviamente mi sono esposta a quella cosa che mia nonna diceva sempre che mi sarebbe prima o poi accaduta per la mia ostinazione a non voler indossare la canottiera di lana e che fino a qualche giorno fa ritenevo una leggenda medico-metropolitana: la terribile ricaduta. Bevo un tè caldo nella mia tazza Grey Panthers e cerco di combattere il virus stagionale che mi ha colpito per la seconda volta. Ho mal di testa e non riesco a lavorare e in più non potrò uscire per qualche giorno, proprio ora che si avvicina Natale e che ci sono mille cose da fare. E se fossi ammalata fino a Santo Stefano? Quali sono queste mille cose che mi perderei? Le pizzate di Natale, per esempio. La pizzata di Natale si svolge di solito in locali affollatissimi, con miriadi di persone che berciano per ore e che si vedono solo perché si appressa il 25 dicembre. Dette persone di solito hanno qualcosa in comune (lavorano insieme, sono amici o conoscenti, hanno i figli nella stessa classe, frequentano la stessa palestra o lo stesso corso di teatro o condividono altro passatempo o spasso che dir si voglia) e quindi non avrebbero motivo di organizzare tale evento per incontrarsi. Se si vogliono vedere lo possono fare tutto il resto dell’anno, se invece non passa per l’anticamera del cervello di farlo al di fuori di questa unica occasione un motivo ci sarà pure. E allora perché esiste la pizzata? Me lo chiedo da decine di anni, mi riprometto di declinare ogni invito di tal fatta e poi puntualmente dico di sì. Sono convinta da sempre che quasi tutti gli altri la pensino esattamente come me, ma che poi tutti noi rinnoviamo il rito dell’abominevole cena pre-natalizia per un qualche motivo falsamente consolatorio, tipo che altrimenti gli altri si offendono o roba simile (invece con tutta probabilità la nostra assenza non verrebbe nemmeno rilevata, così come noi non noteremmo la loro), come se agli altri interessasse sopra ogni altra cosa cenare una volta con noi in occasione della nascita di Gesù Bambino. Altra cosa che perderò è l’agghiacciante shopping natalizio. Non potrò trovarmi nella bolgia del centro commerciale coinvolta in una sfida all’ultimo pacchetto, litigandomi con le altre nonne l’ultimo Cicciobello in offerta speciale. Che peccato, vero? Salterò un paio di brindisi con colleghi che saponificherei volentieri nonché il tradizionale desco celebrativo in cui l’unica tradizione è che si fa sempre da me, così preparo tutto io. Se mi invitassero, sarebbe la prima volta in quindici anni. Non mi sembra così triste e asociale lo scenario che immagino, di me che mangio salmone affumicato con paté e un bicchiere di champagne per conto mio, in santa pace, guardando film scelti da me e non imposti dal capriccioso parentame, incattivito dalla digestione del pranzo ipercalorico, che fa defluire il sangue dal cervello con effetti nefasti per l’ossigenazione già di base non ottimale della materia grigia. I fantasmi dei natali passati saranno pure belli, così come quelli dei Natali futuri in cui riprenderò alla grande con le pizzate, lo shopping e i festeggiamenti casalinghi con la calata degli ospiti. Ma questo fantasma del Natale presente, nella sua solinga armonia, mi attrae, e non mi dispiace affatto per una volta di non dovermi lasciar andare alla melassa che l’occasione usualmente richiede, anzi esige. Al solo pensarci mi sento già meglio, accidenti, ma mi guarderò bene dal farlo sapere in giro.

 

 

 

redazione grey-panthers:

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  • Cara solitaria anch'io come te detesto l'agghiacciante shopping natalizio ,i pranzi ipercalorici e non ho un capriccioso "parentame "nè turbolenti nipotini (unico rammarico) e allora propongo di fare qualcosa per altri e pensare che la nostra vita non è chiusa nel cortile di casa
    Ho sottoscritto e propongo di divulgare l'appello promosso dall'associazione no-profit italo-senegalese Sunugal , "adotta un albero a distanza" , consulta il sito : http://www.adottaunalberoadistanza.com (iniziativa in corso in un villaggio del Senegal che ho visitato e filmato ) .
    Essere solidali con chi ha meno di noi e appartiene ad altre religioni e culture è un gesto oggi particolarmente significativo contro il razzismo , e non riguarda solo la tutela dell'ambiente come bene comune.
    Gli alberi servano a fermare il deserto che avanza, coltivare la terra e dare pane ai bambini di quelle terre che rischiano di essere abbandonate. E come gratificazione c'è anche l'idea che un tuo albero sta crescendo là.
    Ecco una buona occasione per fare
    auguri solidali e non pensare di essere soli. Un abbraccio a tutti. Laura

  • perfettamente d'accordo con le considerazioni sugli orridi Natali obbligati, nonchè sulle feste di capodanno. Aggiungo che, avendo constatato ormai moltiissimi anni fa l'insensatezza di tutto questo daffare festivo, sono da tempo passata dalle constatazioni ai fatti, nel senso che non festeggio niente. Niente albero di Natale, regali solo a marito e figlia (che ovviamente è il mio opposto, e comincia a fare shopping mirato già a settembre, contenta lei!) e finalmente, dopo anni di regali ricevuti causa professione (santa pensione) e di depressione al momento di scrivere biglietti (non mail, per obbligo!) di ringraziamento, vedo con gioia che della mia "assenza" non si accorge rigorosamente nessuno. Al massimo mi dicono "sei la solita orignale". Questo sì che è un regalo!

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