“Non felici di invecchiare, ma libere di farlo”, questa ed altre riflessioni ne “La vita lunga delle donne”, di Marina Piazza

“Questo libro è la seconda – e ultima – puntata di una riflessione iniziata nel 1999 con la pubblicazione diLe ragazze di cinquant’anni, in cui cercavo di delineare il passaggio d’età di una generazione di donne – nate dal Quaranta al Cinquanta – che dal movimento del Sessantotto, passando per le lotte civili e sociali degli anni Settanta che le avevano viste protagoniste, si affacciavano a una nuova fase della vita. Cercavo di cogliere la peculiarità dell’incrocio – specifico di quel momento storico in Italia – tra le dinamiche del passaggio d’età e l’esperienza di una particolare generazione di donne.

E adesso torno a loro, alle ragazze di cinquant’anni che oggi ne hanno settanta e più. Sono tante, molte di più dei loro coetanei maschi (secondo i dati Istat 2017 più di sette milioni quelle con più di sessanta- cinque anni, quasi quattro quelle con più di settantacinque anni e un milione e duecento quelle con più di ottantacinque anni). Sono spesso sole perché separate, divorziate o vedove (il 46 per cento sopra i sessantacinque anni, rispetto al 14 per cento dei maschi) e sono spesso più povere rispetto agli uomini. Ma sono sempre loro, unite dal desiderio di capire di che cosa sia fatto e che cosa ci si possa aspettare da questo ulteriore passaggio d’età, quali siano gli strumenti per affrontarlo in modo nuovo.

Le ho ascoltate, abbiamo dialogato in tanti incontri. Un’esperienza di comprensione e di condivisione. Questa è la ragione del «noi», che è il soggetto che parla nelle prossime pagine. E mi piacerebbe che dall’io al noi si allargasse ancora il cerchio per coinvolgere altre donne che si pongono le stesse domande in solitudine. E che forse potrebbero ritrovarsi in questi pensieri.

Preludio

“Mi sembra ieri che andavo per il mondo e abbracciavo il mondo. E vai e vai e non ti fermi mai. Ma sì che ti fermi, c’è un segnale indicatore, il numero è settanta. Settanta cosa? Settanta come? Settanta primavere, settanta inverni, settanta estati, settanta autunni. E piogge, e soli, e nebbie, e montagne e mari. E infanzie, e adolescenze e giovinezze e maturità. E amori, e mariti e amanti e figli. E ora? Mi fermo in attesa di una decorosa invisibilità?”

Così scrivevo il giorno del mio compleanno. Ma perché mi dovevo fermare? Non mi sono fermata affatto, ho però cambiato passo. Dal gettare il corpo nello spazio, dal prendere le misure di sé nel rapporto con gli altri, dall’essere veloci, dal cogliere «l’attimo», dal possedere gli strumenti della velocità – che è l’essenza della giovinezza e anche in fondo della maturità, perché oggi tutto si è dilatato – sono passata ad avere il tempo nel corpo, sentirne la pesantezza: non solo del corpo, ma anche della sedimentazione delle proprie esperienze, un sasso nel cuore che rallenta i movimenti – che è l’essenza della vecchiaia.

In realtà non posso affermare che le cose stiano esattamente così. E ora, che sono passati quasi dieci anni, e questi dieci anni li ho consumati nell’osservare e scrivere le mie trasformazioni, e le osservazioni puntigliose di come l’ingresso in una nuova fase della vita abbia trasformato me e le altre, vorrei dire per prima cosa che il passaggio non è affatto repentino, che è un susseguirsi di piccole scalate verso una cima o un abisso, ma mai definitive.

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“La vita lunga delle donne”: un invito alla lettura

«La vecchiaia è un passaggio che fa paura se ci consideriamo oggetti che smettono di suscitare desiderio e ammirazione ma non se ci pensiamo come soggetti pronti a scoprire che ci sono ancora molte cose bellissime da fare. Non felici di invec­chiare, ma libere di invecchiare.»

 «Sono anni in cui ci è data la possibilità di ripensarci, di reinventarci, di opporci agli stereotipi e di continuare a interrogarci sulla nostra vita. È il momento di torna­re a far parlare le Ragazze di cinquant’anni che oggi ne hanno settanta e più.» Mari­na Piazza riprende il filo di una narrazione iniziata vent’anni fa sull’identità femmi­nile tra vita, lavoro e relazioni nei grandi passaggi dell’età, affrontando il capitolo della vecchiaia, largamente trasformato dalle conquiste della longevità.

Le donne della sua generazione sono tan­te, molte più dei loro coetanei maschi (più di sette milioni quelle con più di 65 anni, quasi quattro milioni quelle con più di 75 anni) e si trovano spesso sole, ma­gari vedove, separate o divorziate. Ma sono sempre loro, che dal movimento del Sessantotto sono passate alle lotte civili e sociali degli anni Settanta e sono ancora unite dal desiderio di elaborare il percor­so fatto e di capire cosa si possono aspet­tare da questa ulteriore tappa della vita. E proprio dagli incontri con molte di loro nascono queste pagine in cui l’autrice rac­conta e analizza se stessa e le sue coeta­nee con intima naturalezza, tra passaggi storici e riferimenti letterari, per cercare di capire come affrontare la nuova età e scoprire le «molte vecchiaie possibili».

 

Prezzo di copertina 16 €

Pagine 240

Anno 2019

Collana Saggi

Formato brossura

Edizioni Solferino


MARINA PIAZZA, sociolo­ga, è impegnata nell’analisi delle sogget­tività femminili e delle trasformazioni ne­gli atteggiamenti e nei comportamenti sia in ambito lavorativo sia familiare. Esperta per l’Italia della rete UE sulla conciliazio­ne tra professione e famiglia, è stata pre­sidente della Commissione Nazionale Pari Opportunità e negli ultimi anni si è occu­pata prevalentemente dei passaggi di età nella vita delle donne. Ha pubblicato tra l’altro: Le ragazze di cinquant’anni: amori, lavori, famiglie e nuove libertà (1999); Le trentenni: fra maternità e lavoro, alla ricer­ca di una nuova identità (2003); Un po’ di tempo per me (2005).

Marina Piazza: sociologia, femminismo, donne, studi sulla vecchiaia
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