Il senso profondo di diventare leggenda

Avete presente quando capita l’anno in cui nulla va per il suo verso? Quell’anno che si oppone strenuamente alla tua tranquillità? Ecco, quello in cui i problemi cadono a grappoli, poiché evidentemente la vita ha deciso di riservarti una difficoltosa vendemmia. Che non ci sarà, perché davanti a te vedi solo alberi secchi. Alla fine pensi a un complotto, perché non è immaginabile che tutto vada nel verso sbagliato. Chi mai avrà fornito il tuo indirizzo alle scocciature e agli scocciatori affinché si presentino tutti insieme? Alla fine ti convinci che deve essere per forza colpa tua, che hai sbagliato tutto. La prima volta hai dato la colpa a un altro, la seconda pure, la terza anche. Ti ha per un attimo persino sfiorato il sospetto che forse anche tu c’entri qualcosa, che magari qualche sbaglio l’hai fatto. Incredibile come riesci ad assommare anni e stupidaggini. Un tempo credevi che le rughe fossero inversamente proporzionali agli errori, in ossequio a quello strano processo alchemico comunemente denominato saggezza. Pensavi che più aumentava la quantità di giorni da te passati a contatto con il mondo meno errori avresti fatto. Ecco, anche questa idea è entrata nel novero di quelle sbagliate. Infatti nel tuo caso pare che la proporzione sia diretta: più diventi vecchio più ti comporti da sciocco. Altro che alchimia della saggezza! Chiamiamola pure biologia del rimbambimento, che è meglio. Ti destreggi da una vita tra un errore e l’altro. Ti viene da dire che destreggiarsi è un’esagerazione: diciamo che ti arrangi come puoi.

La domanda che ti fai è: Perché la vita vuole ancora insegnarti qualcosa alla tua età? Perché finalmente non la pianta di rivolgerti la parola? Che pretende ancora da te?

Hai già dato. Il tuo unico desiderio è spegnerti e invece lei non si arrende. Pensi che sia una bastarda e che non ti voglia lasciare in pace. Macini catene.

Poi, in un momento di somma disperazione, esasperato da mille problemi che credi non dovrebbero più riguardarti, ecco l’illuminazione: ma non è che per caso lei sta cercando in ogni modo di esacerbarti per tenerti sveglio? Un’ipotesi balzana, ma forse da tenere in considerazione. Anzi, a ben vedere, un’opzione a cui aggrapparsi. Capisci che lei, la vita, non ti ha abbandonato. È ancora lì e ti sta dicendo che vuole che tu faccia altrettanto. Di fronte a tale evidenza non puoi tirarti indietro.

Devi restare in questo mondo con la tua passione e con i sogni che ti hanno guidato per decenni, fino a oggi. Lo devi fare per te? Un po’ sì, ma poco. Soprattutto anche no. Lo devi fare perché è giusto, perché ciò che sai magari vale la pena che abbia uno spazio. Piccolissimo, minimo, ma se può servire a qualcuno va bene che tu spenda il tuo tempo per questa inezia (o forse è meglio definirla speranza?), anche se non ci credi. Anche se stai invecchiando e la vita oggi non ti sorride e domani credi che sarà altrettanto assente, se non ostile. Anche se quest’anno tutto quello che fai non va per il suo verso.

Sai che c’è? Se ciò che puoi dire e dare servisse a uno soltanto ne vale sempre la pena. Accetta il momento negativo. Hai l’età per fartene una ragione. Hai anche l’esperienza per dare un senso alle cose che sembrano non averne. Non è tuo dovere, ma se ora che hai vissuto abbastanza cerchi di farlo puoi renderti propositivo per chi c’è dopo di te. Li vedi, sono lì. Anche loro, come te, non sanno come fare. Imparare a far andare le cose come devono andare è una sommatoria di fortuna ed esperienza. Prova a spiegare a un ragazzo ciò che volevi e ciò che non sei riuscito a fare: magari lui ce la farà. Bisogna tentare, fosse solo per dare l’esempio. Gettati malgrado gli anni, soffri e spera: è il miglior modo per essere vicini a chi, giovane, si trova di fronte a lotte analoghe a quelle che magari tu hai perso. Ma ancora combatti, con le armi che ti ha dato la vita e con il decoro dei tuoi anni. Non ti sei mai arreso e mai lo farai. Dillo a chi è qui dopo di te. Accetta il tuo ruolo di generazione precedente, mettiti di fianco al futuro per dargli struttura. Ora, non aspettare nemmeno un secondo: è l’unica possibilità che hai per non essere considerato il solito inutile vecchio barbogio, bensì qualcosa di innovativo. Ora che hai vissuto abbastanza rischia per gli altri. Non c’è niente di meglio che diventare leggenda.

Clementina Coppini: scrive più o meno da quando aveva sei anni, un po’ come tutti. Si è laureata in lettere classiche ma non si ricorda bene come ci sia riuscita. Scrive su Giornalettismo, il Cittadino di Monza (la sua città), El-Ghibli, www.grey-panthers.it e su un paio di giornali cartacei. Ha pubblicato tanti libri per bambini, qualche romanzo come feuilleton su Giornalettismo, un romanzo con Eumeswil e adesso le è venuta questa idea del romanzo in costruzione. Ha una famiglia, due figli, un gatto e si ritiene, non è chiaro se a torto o a ragione, una discreta cinefila e una brava cuoca. Va molto fiera delle sue ricette segrete, che porterà con sé nella tomba.

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  • ...proprio in questo momento della mia storia, sto lottando per capire il senso della mia vita.
    Ne ho 67 e sono in pensione da un anno ma sono infelice perchè non so, ancora dare un senso, una utilità, alla mia attuale e futura esistenza.
    Mi è apparsa una lacrima, leggendo questo articolo ! Allora si che avrebbe senso !.....ma temo che la mia strada sarà ancora faticosa !

    • Grazie gentile amico per questa sua testimonianza. Rendersi conto, anche se dolorosamente come sta facendo lei, dei limiti e delle difficoltà della propria condizione è sicuramente il miglior punto di partenza per trovare soluzioni e nuove strade. Lei probabilmente è un marito e un padre, è un nonno e un vicino di casa, è un cliente, un parrocchiano... tanti ruoli consumati da sempre che possono trovare adesso più tempo e fantasia. Anche riscoprire una passione mai sviluppata per mancanza di tempo, un interesse rimasto sepolto. Forza Bruno, asciughi la lacrima, rifletta e se vuole ci riscriva

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