Il Corriere della Sera: “Si tratta sul voto a marzo. Il premier sente Alfano, Bersani e Casini. L’ipotesi: nuova legge elettorale, poi le urne anticipate. Monti da Napolitano per disinnescare le tensioni tra i partiti”. Massimo Franco firma l’editoriale del quotidiano, intitolato: “Una soluzione di buon senso”: Napolitano potrebbe anche acconsentire allo scioglimento delle Camere con un minimo anticipo, dice il notista politico del Corriere, dopo il via libera alla legge di stabilità e l’approvazione di una nuova legge elettorale. A centro pagina: “Un giorno di guerra tra Gaza e Israele. Missili su Tel Aviv”.
La Stampa: Election day, tensione Pd-Pdl. Ma Monti prova a mediare. Il partito di Berlusconi minaccia la mozione di sfiducia al premier.
La Repubblica: “Cancellieri: punirò i poliziotti violenti”. E’ una intervista al ministro dell’interno sugli scontri in piazza. A centro pagina: “La tentazione di Monti, al voto con una sua lista. Di spalla: “Razzi di Hamas su Tel Aviv. Israele: siamo pronti alla guerra”.
Il Giornale: “Quei bravi ragazzi. I delinquenti nei cortei. La sinistra grida al pestaggio di poveri manifestanti inermi. Ma non mostra le violenze dei giovani teppisti sui poliziotti.
Libero, che apre con la questione dei ricongiungimenti delle pensioni, dedica il centro della pagina alle parole di Mario Draghi, che ieri, parlando alla università Bocconi, ha spiegato come l’unico modo per assicurarsi la ripresa è tagliare le spese, e non aumentare le tasse: Draghi dà lezione a Monti: ‘Giù le tasse’. E’ proprio lui il premier che ci serve”.
Il Sole 24 Ore dedica il titolo di apertura all’intervento di Napolitano ieri agli Stati generali della cultura. “Napolitano: più cultura e ricerca, meno burocrazia”. In evidenza anche la notizia che un emendamento alla legge di stabilità ha tagliato i fondi destinati a finanziare l’accordo sulla produttività: “Governo battuto, le risorse andranno alle aree alluvionate”. Un corsivo sul tema è titolato “lo scippo”. Sotto: “L’Europa torna in recessione. Per il secondo trimestre consecutivo Pil giù nell’eurozona. Draghi: risanamento basato sui tagli alle spese e non sulle tasse”.
Elezioni
Scrive Europa che Napolitano ha gelato i tentativi di anticipare il voto politico: la ragione sta anche nel fatto che a marzo l’Italia deve presentare il nuovo Documento di economia e finanza a Bruxelles. E un conto è che sia l’ultimo atto del governo Monti, un conto è che sia il primo atto di un nuovo governo, che oltre tutto si troverebbe ad operare quasi senza margini di manovra. Anche perché nelle prossime settimane si giocheranno le partite del bilancio dell’Ue e dell’unione bancaria economica. Il debito pubblico ha superato a settembre la cifra simbolica di duemila miliardi di euro raggiungendo il 126,4% del Pil, ma il Paese ha riconquistato la fiducia internazionale con i sacrifici degli italiani e la credibilità di Monti, e -scrive il quotidiano- se si dovesse precipitare in una crisi parlamentare che costringesse ad elezioni anticipate, la fine ‘non morbida’ dell’unità nazionale spaventerebbe i mercati facendo schizzare spread e tassi d’interesse, Il tutto mentre la legge di stabilità peggiora i saldi dello 0,2&, consumando gran parte dei margini di flessibilità per gli anni 2014-2015 e le stime di un peggioramento del Pil nel 2013 rendono inevitabile la manovra correttiva nel primo trimestre.
La Stampa scrive che il Pdl “minaccia la mozione di sfiducia” al governo Monti: sarebbe Berlusconi stesso a “premere” in questa direzione, mentre il segretario Alfano, insieme a Gianni Letta e Renato Schifano tentano di frenare.
“Nasce ‘Italia civica’ per Monti e il Professore ora è tentato dalla discesa in campo. Il premier non esclude più di ricandidarsi per il 2013”: è il titolo di un’analisi che compare oggi su La Repubblica e che è dedicato alla convention che si terrà domani a Roma. E si legge:“in viaggio ‘Verso la Terza Repubblica’, ma per portare fin lì Mario Monti e riaffidare a lui la guida del governo, versione 2013. Montezemolo e il ministro Riccardi, il leader Cisl Bonanni e il presidente delle Acli Olivero, il presidente della Provincia di Trento Dellai. E con loro, in rampa di lancio, tutta una galassia dall’imprinting smaccatamente cattolico”.E vi sarebbe su Monti un pressing di Obama e della comunità internazionale.
Il Corriere parla della “difficile mediazione del Professore” e di un “pressing perché formi una sua lista”: ma Monti non avrebbe affatto sciolto le riserve. Anche questo quotidiano ha un articolo sulla “kermesse dei moderati per l’operazione centro” che si aprirà domani.
Il Foglio si occupa del tema in prima pagina e titola: “Tutti vs Monti, tranne uno”, “Tira aria di crisi, Alfano e Bersani scommettono all’unisono contro il premier. Ma domani LcdM (Montezemolo, ndr.) e Andrea Riccardi lanciano il loro movimento. ‘Non contro i partiti’, spiega il ministro. Però, se capita”. E l’intervista è proprio al ministro Riccardi, perché mentre Pd e Pdl si preparano, secondo il quotidiano, a polarizzare la campagna elettorale contro Monti, “si costruisce lo spazion per un partito montiano”. Dice Riccardi: !Io lo chiamo ‘rassemblement pour l’Italie’”, “per me Monti significa un programma, un’agenda, un profilo culturale e politico”.
La Repubblica intervista l’ex sindaco di Milano Albertini, candidato del centrodestra alla guida della Regione Lombardia: ora che il Pdl sembra intenzionato a stringere in patto con la Lega appoggiando il segretario Maroni, Albertini ribadisce di volersi candidare, “anche contro Maroni”. Si dice pronto alla lista civica e pronto a restituire la tessera del Pdl. Berlusconi e Alfano -dice il cronista- hanno già deciso di far convergere il Pdl sulla candidatura di Maroni e Albertini dice di avere anche lui quest’impressione: “Oggi molti dirigenti ripetono che l’alleanza con la Lega è irrinunciabile, Maroni dice che il candidato può essere solo lui e nessun altro: due più due fa sempre quattro. Se si ufficializzasse questa posizione, io, anzi noi, andiamo avanti, anche senza il Pdl. E non possono chiederci di sottoporci a primarie di coalizione: la mia candidatura è civica e non proviene dai partiti”.
Israele, Gaza.
La Repubblica ha un inviato in Israele, ed è Fabio Scuto. Ricorda come le sirene a Tel Aviv non si sentissero dal 1991, ovvero dal giorno in cui quella che è la città più popolosa del Paese fu bersaglio dei missili Scud lanciato da Saddam Hussein. Scrive Scuto: “si fa fatica a definire ‘un’operazione militare circoscritta’ una battaglia fatta di oltre cento raid aerei israeliani sulla Striscia, di più di 200 missili sparati da Gaza verso le città israeliane circostanti. Il Fajr-5, missile di fabbricazione iraniana diretto a Tel Aviv, si è per fortuna inabissato in mare, ma un altro è caduto a Rishon Lezion, cittadina solo a 12 chilometri di distanza. Dimostrazione evidente che gli artiglieri di Hamas e della Jihad islamica -i due gruppi meglio armati della Striscia- hanno iniziato ad affinare la mira con i missili lanciati per tutto il giorno, mentre aerei da ricognizione, doni ed elicotteri da combattimento Apache sorvolavano Gaza in cerca delle rampe di lancio di questi razzi”. Il bilancio delle vittime a ieri era di 19 palestinesi (tra cui una donna incinta e due bambini, oltre a sette miliziani) e di tre civili israeliani uccisi da un missile che ha centrato la loro abitazione a Kiryat Malachi, sobborgo non distante dalla Striscia. La Casa Bianca ha detto che “Israele ha diritto di difendersi dalle aggressioni”. Il ministro degli Esteri israeliano Ehud Barak ha annunciato che “non sarà un’operazione breve”. Uno spiraglio diplomatico potrebbe aprirsi oggi, quando il primo ministro egiziano Hisham Qandil, si recherà in visita nella Striscia: ma per portare solidarietà ai “fratelli di Gaza”. Il presidente egiziano Momrsi è incalzato dagli islamisti del suo governo e dai salafiti ed ha promesso che il suo governo “farà tutto il possibile per mettere fine a questa aggressione ed evitare lo spargimento di sangue e l’uccisione di palestinesi”. Morsi, però, secondo Scuto, ha evitato una dura condanna di Israele, annunciando di aver parlato con Obama della possibilità di “ottenere pace e sicurezza per tutti senza aggressione”.
La Stampa titola: “Obama chiede a Morsi di fermare il conflitto”: la corrispondenza dagli Usa di Maurizio Molinari evidenzia come il presidente Obama si sia schierato con Israele per spingere l’Egitto a bloccare il lancio di razzi da parte di Hamas. Al premier israeliano Netanyahu Obama ha assicurato “sostegno nel diritto all’autodifesa dai massicci lanci di razzi contro i civili israeliani” ed al presidente egiziano Morsi ha ribadito che “l’Egitto ha un ruolo centrale nel preservare la sicurezza regionale” e per questo “dobbiamo lavorare insieme”. Chiosa La Stampa: “ciò sginifica che per la Casa Bianca la crisi è stata innescata dai razzi di Hamas e rislverla ora spetta all’Egitto, nella prima vera prova di leadership regionale” per il nuovo presidente Morsi.
L’Unità intervista l’ex direttore della Aiea, Agenzia internazionale per l’energia atomica, Mohamed El Baradei. E’ premio Nobel per la pace ed è stato tra i protagonisti della primavera egiziana: “La Striscia è una prigione, La soluzione non è nelle armi”. C’è il rischio che la guerra di Gaza possa estendersi? “Certo che sì. Ed è per questo che l’incendio va domato al più presto. La causa palestinese è vissuta anche nelle ‘primavere arabe’, non in termini anti-israeliani, ma come parte di quelle istanze di libertà e di giustizia che non valevano solo per l’interno”.
E poi
Su Europa Filippo Sensi intervista David Miliband, già ministro degli Esteri britannico e fratello di Ed, che ora guida il partito laburista. Dice che per la crisi dell’Europa “la ricetta offerta dal centrodestra è troppo poco e arriva troppo tardi per risolvere la crisi. L’austerità e i piani di salvataggio stanno indebolendo le economie europee e impoverendo le persone. Il centrosinistra deve occupare il terreno di chi è contro l’austerità e per le riforme”. Pensa che si debba modernizzare il New Labour “imparando dalla sua lezione, ma non restando fermi al passato. Mi piace ciò che dice Matteo (Renzi, ndr.) sul rinnovamento e su come ripensare in economia e in politica”. Sul governo Monti: “un grosso passo avanti, non ci sono dubbi. La chiave per l’Europa è dimostrare che i Paesi della cerchia più esterna sono pronti a fare le riforme, ma che ognuno deve condividere i peso di questa transizione. La credibilità di Monti è un grande vantaggio”.
di Ada Pagliarulo e Paolo Martini