L’opportunità di avere una Cassetta di Sicurezza è qualcosa che tutti dovrebbero prendere in considerazione. In questo articolo vediamo le norme relative al deposito di contanti e al possibile accertamento fiscale
In questo periodo di Coronavirus in tanti si sono preoccupati per le sorti dei propri averi, compresi quelli custoditi al di fuori del classico conto corrente. Sappiamo che le banche possono garantire anche un servizio di custodia di beni, documenti, contanti e così via, garantendo un alto livello sia di privacy sia di sicurezza, tenendo conto della normativa che è cambiata negli ultimi anni. L’opportunità di avere una Cassetta di Sicurezza è qualcosa che tutti dovrebbero sfruttare. Ma che rischi si corrono a lasciare i contanti nelle Cassette di Sicurezza di una banca? Che rischi si corrono in caso di accertamenti fiscali se si hanno dei soldi in una Cassetta di Sicurezza?
L’obiettivo delle Cassette di Sicurezza è offrire un luogo sicuro ove depositare oggetti di valore. Attraverso questo servizio gli istituti di credito possono offrire il servizio di custodia di beni, documenti, contanti e altri oggetti garantendo elevati livelli di privacy e di sicurezza. Oggi, tantissimi istituti di credito offrono questo tipo di servizio a tutti i propri correntisti. L’unica norma che regola le cassette di sicurezza è l’articolo 1839 del Codice civile in base al quale “Nel servizio delle cassette di sicurezza la banca risponde verso l’utente per l’idoneità e la custodia dei locali e per l’integrità della cassetta, salvo il caso fortuito”.
Come funzionano le Cassette di Sicurezza
Le Cassette di Sicurezza sono posizionate nel caveau dell’istituto, o comunque in una camera blindata. Il servizio di cassetta di sicurezza, aperto a tutti i clienti della Banca, si ottiene sottoscrivendo con la propria Banca un contratto predefinito unilateralmente dall’istituto di credito. Nel contratto sono indicate le condizioni di utilizzo e le commissioni fisse richieste dall’istituto. Il titolare di questo strumento ha la possibilità di accedere alla cassetta in totale e completa autonomia. Gli istituti bancari garantiscono la privacy più assoluta.
Dopo aver sottoscritto il contratto il cliente è tenuto al deposito della firma che autorizza all’accesso. È possibile delegare soggetti terzi, i quali naturalmente dovranno depositare la firma che li autorizza ad accedere alla cassetta di sicurezza in totale sicurezza. Una volta terminata questa operazione verrà consegnata la chiave numerata corrispondente alla cassetta di sicurezza. Ogni volta che si vuole accedere alla cassetta, si dovrà trascrivere l’accesso su un registro apposito, e dovrà essere presente un funzionario il cui compito è quello di identificare il cliente, controllare la corrispondenza della firma con quella autorizzata e quindi accompagnare nei locali appositi. Per una questione di sicurezza, il funzionario è in possesso di una seconda chiave universale, in possesso della banca, senza la quale la cassetta di sicurezza non si apre. Tutto questo per una maggiore sicurezza. Il funzionario una volta arrivati alla cassetta si allontanerà per garantire la massima privacy.
Cassetta di Sicurezza è sinonimo di anonimato?
La sottoscrizione di un contratto per l’utilizzo di una Cassetta di Sicurezza non comporta il doverne dichiarare il contenuto e la stessa cosa vale ogni volta che depositerete beni, documenti, contanti o tutto quello che volete. Il sistema consente quindi un elevato grado di anonimato nei confronti di soggetti terzi. L‘anonimato va considerato, però, in maniera relativa e non assoluta, perché non può trovare applicazione nei confronti dell’Erario. Le nuove normative antiriciclaggio infatti, impongono alle banche di dichiarare i nomi di coloro che hanno stipulato un servizio di questo tipo. Laddove poi l’Agenzia delle Entrate ottenesse da un giudice la possibilità di controllare il contenuto, lo può fare.
Lo Stato – non solo l’Italia – , deve far fronte a un’evasione fiscale non più tollerabile, ancora di più se consideriamo il disastro finanziario causato da Covid 19, quindi sono state realizzate delle normative che obbligano gli istituti a dichiarare molte più cose rispetto al passato. Inoltre, se ci si volesse garantire con un contratto assicurativo contro il rischio di eventuali furti, allora sarete tenuti anche a dichiarare il valore massimo dei beni depositati. Da ultimo, nel momento in cui si richiede l’Isee per accedere ad agevolazioni economiche, allora la Cassetta di Sicurezza andrà dichiarata nell’Isee, altrimenti i controlli dell’Agenzia delle Entrate metteranno di fronte al reato di non aver dichiarato tutte le proprietà di beni o contanti.
I costi per una Cassetta di Sicurezza
Il costo della cassetta di sicurezza dipende dalla dimensione della cassetta stessa e dalla politica commerciale della banca. Solitamente il costo si aggira tra i 50/70 euro ai 1000 euro annui, ma se la banca ritiene il cliente sia un buon cliente e quindi se è in possesso di un ingente patrimonio, può anche offrire l’utilizzo della cassetta di sicurezza gratuitamente.
Si deve fare inoltre un’altra considerazione. Sebbene sia consentito depositare nella cassetta beni per un valore massimo pari a € 100.000, mediamente la cifra che copre l’assicurazione standard per eventuali furti è di € 2500/5000. Tuttavia se abbiamo depositato all’interno beni di valore più elevato della copertura assicurativa dovremo ampliare la nostra assicurazione con notevole aumento del premio.
In caso di furto dalle Cassette di Sicurezza l’istituto è tenuto a risarcire il valore custodito all’interno di questa entro i limiti del massimale assicurativo che solitamente è più basso del valore depositato. Meglio allora frammentare i depositi presso diverse cassette di sicurezza perché l’adeguamento del massimale assicurativo è indubbiamente più costoso rispetto a sostenere il costo dell’apertura di una ulteriore cassetta di sicurezza.