La terza età vista da Edgar Morin

Nella civiltà  occidentale   le condizioni contemporanee (tecniche, economiche,sociali)  svalutano l’esperienza del passato; le conoscenze acquisite dagli anziani appaiono come ignoranza del nuovo. L’anziano, una volta rispettato, è diventato il “vecchietto arretrato”. Inoltre la disgregazione della “grande famiglia” ha separato le generazioni. Africani, maghrebini , asiatici, sono scioccati dal modo in cui noi trattiamo i nostri vecchi.

Edgar Morin  in questo momento di crisi, di passaggio, di paura , auspica un  grande mutamento  antropologio  della società, una presa in esame   del destino umano che è oggi globalizzazione  senza controllo …  occcorrre tenere conto delle diverse culture, dello scambio ,  cercare lo sviluppo di una economia al servizio dell’umanità intera (la patria-terra). Il nostro grande  filosofo pensa che sia assurdo vivere in scompartimenti chiusi le varie età della vita: infanzia, giovinezza  , maturità, vecchiaia.   Occorrre mettere insieme le caratteristiche  e  l’esperienza di tutte l’età della vita: la meraviglia , il bisogno di affetto ,la ragionevolezza   e l’esperienza della maturità . E tutto questo  in uno scambio continuo  con  l’amore , che  diventa  una dichiarazione permanente ,una poesia della vita : (conoscere in francese connaitre significa nascere assieme).

redazione grey-panthers:
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