Le aperture
La Repubblica: “Legge-bavaglio, l’alt di Napolitano”. E si riferiscono le sue parole: “Chiari i punti critici”. Poi quelle del Presidente della Camera: “Nel Pdl problema di legalità”. “Migliaia in piazza”, in riferimento alla manifestazione contro il ddl sulle intercettazioni che si è tenuta ieri a Roma in Piazza Navona. E a centro pagina, proprio una foto della manifestazione sotto il titolo: “Il popolo dei post-it: è la nostra Resistenza”. In piazza c’era anche Roberto Saviano ed il quotidiano offre ai lettori la trascrizione del suo intervento.
Corriere della Sera: “Intercettazioni, le critiche di Napolitano”. Il Colle pronto a non firmare. ‘Valuterò alla fine, consigli inascoltati'”. E ancora: “Proteste in piazza contro le norme. Il Presidente della Camera: fermarsi e riflettere. Ghedini: la decisione tocca al Parlamento”.
Un richiamo in prima per un’intervista a Giuliano Amato, che dice: “Stragi del ’92, matrice oscura. Giusto l’intervento di Pisanu”, “C’è l’ipotesi di un condizionamento esterno”. (Pisanu, presidente Antimafia, aveva detto che in quegli anni ci fu qualcosa di simile a una trattativa tra Stato e cosche, che venne accompagnata da inaudite ostentazioni di forza di Cosa Nostra). E in prima anche le dichiarazioni del vicepresidente del Csm Nicola Mancino, che ieri ha definito “eccessiva” la scelta dell’Associazione Nazionale Magistrati di scioperare contro i tagli agli stipendi previsti dalla manovra.
A centro pagina ci si occupa di previdenza: “Dal 2016 via dal lavoro più tardi. Correzione del governo: resterà l’uscita con 40 anni di contributi”. Il ministro Sacconi ha spiegato che si trattava di un refuso nel testo.
La Stampa: “Napolitano: non mi ascoltano”. “Il Quirinale sulle intercettazioni: Chiari i punti critici, valuterò”. “Protesta dei giornalisti nelle città. L’Idv: la legge va ritirata. Fini: serve una riflessione. Bossi: mediazione possibile”. In alto, piccolo riquadro con foto di Berlusconi sotto il titolo: “Festino brasiliano per Berlusconi”. Un giornale brasiliano parla di un party in albergo con sei ragazze che ballavano: “Palazzo Chigi: danze folkloristiche”.
Il Giornale, sulla manifestazione “anti-bavaglio”: “La sinistra in piazza litiga con la D’Addario”. Alla manifestazione c’era anche lei, “per pubblicizzare il suo ultimo libro. Gli organizzatori si infuriano: ‘Protagonismo squalificante, non è gradita’. Fischi e pernacchie rubano la scena agli interventi sul palco”. Ma il titolo principale del quotidiano è: “La casta è impazzita”, con un riferimento anche alla vicenda di un consigliere provinciale del Lazio del Pdl, Pier Paolo Zaccai, ricoverato dopo un festino “a base di droga e travestiti”. E anche alla decisione del sindaco di anzio, che ha inaugurato una statua di Nerone.
Libero: “Fini, falla finita”, “Ormai non si contiene: la Lega è un problema, dissento dal Pdl, che bella la Prima Repubblica. Gli azzurri vogliono cacciarlo. Un assist di Bossi sulla giustizia consola il Cav furibondo”. A centro pagina, foto di Patrizia D’Addario: “Bavaglio alla D’Addario”, “Usata e gettata via”, “Patrizia allontanata dalla sinistra che in piazza protestava per la legge che limita le intercettazioni”. In taglio basso: “Bravo Tremonti: fa pagare anche i sindacati. Tagliati i contributi ai patronati. Le Regioni che fanno le barricate hanno già alzato le tasse”.
Il Foglio: “Moratoria del Quirinale sulle intercettazioni. Stallo (con risse) nel Pdl. Nel centrodestra diviso irrompe la critica preventiva di Napolitano sull alegge che regola gli ascolti. Vertice notturno. Scintille tra Bondi e Fini”. E il quotidiano si chiede: “Divorzio in vista?”. Il quotidiano offre in prima anche un’intervista al presidente della Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini, sotto il titolo: “Io, ex ministro ds, elogio il federalismo tremontiano”. Apertura a destra sugli esteri: “Cosa ci fa un ministro turco a colloquio con il collega israeliano?”. Si riferisce di un incontro che ci sarebbe stato a Zurigo tra il titolare degli Esteri turco Davutoglu “e un rappresentante israeliano, Benjamin Ben Eliezer”, per ricucire i rapporti tra i due Paesi. Il primo vertice dalla crisi della Mavi Marmara, la nave diretta a Gaza bloccata dall’esercito israeliano.
Il Riformista: “Il bavaglino”, “Le intercettazioni non riempiono Piazza Navona”, “La D’Addario si prende la scena alla manifestazione anti-ddl. Napolitano è stufo di essere tirato per la giacca: ‘chiari i punti critici'”.
Il Sole 24 Ore: “Tassa-sanità da 630 milioni”, “Addizionali Irpef per i disavanzi di Lazio, Campania, Calabria e Molise. Cala il fabbisogno nei primi sei mesi”. A centro pagina, grande foto del presidente Obama: “Casa Bianca all’attaco: ‘Riformare con pragmatismo le leggi Usa sull’immigrazione'”.
Intercettazioni.
Da Malta ieri il presidente della Repubblica ha parlato del disegno di legge sulle intercettazioni. Il Corriere sintetizza: “Il rammarico di Napolitano sull’accelerazione: io non ascoltato”. Che significa, secondo il quotidiano, la legge va cambiata, perché se si dovesse insistere per vararla com’è oggi, il Quirinale non potrà vararla. “In genere -ha detto Napolitano- lo sapete, all’estero non amo parlare di cose italiane. Ma, vista la confusione che ancora colgo in certi commenti sulla stampa a proposito della legge sulle intercettazioni, posso ribadire che i punti critici della legge approvata dal Senato risultano chiaramente dal dibattito in corso svoltosi alla Comissione giustizia della Camera, nonché da molti commenti di studiosi, sia costituzionalisti sia esperti della materia…E ovviamente quei punti critici sono gli stessi cui si riferiscono le preoccupazioni della Presidenza della Repubblica, e ciò non si è mancato di sottolinearlo nei rapporti con esponenti della maggioranza e di governo”. Insomma, sintetizza il quirinalista del Corriere Marzio Breda, tocca alla maggioranza assumersi le responsabilità, non può attendersi che il Colle si metta a negoziare sulle norme contestate: “un’ipotesi che -di fatto- finirebbe per vincolarlo a ratificare la legge”. E poi si riferiscono ancora le parole del Capo dello Stato: “A noi non spetta indicare soluzioni da adottare e modifiche da apportare. Valuteremo obiettivamente se verranno apportate modifiche adeguate alla problematicità e criticità di quei punti che sono già stati messi in evidenza. e ci riserveremo la valutazione finale nell’ambito delle nostre prerogative”. (Napolitano si riferisce quindi anche alle audizioni in corso presso la comissione giustizia della Camera, presieduta da Giulia Bongiorno, sul ddl intercettazioni. Per due giorni è stato ascoltato il Procuratore naizonale Antimafia Grasso, che non ha risparmiato critiche, ndr.). Il Corriere racconta poi che Napolitano si è riferito in qualche modo anche alle polemiche nate sull’accelerazione decisa dalla maggiorranza, che intende far arrivare il ddl in aula a fine luglio: il capo dello Stato aveva invece invitato il Parlamento a concentrarsi sulla manovra: “Sì, anche senza essere monsieur de Lapalisse -ha detto il capo dello Stato- è evidente che quel consiglio non è stato ascoltato nel momento in cui sono state prese determinate decisioni a maggioranza, nell aocnferenza dei capigruppo…”. Lo stesso quotidiano intervista Niccolò Ghedini, senatore Pdl e avvocato del premier, che dice: “La valutazione del capo dello Stato non è su problemi di natura tecnica. Altrimenti dovrebbe farsi eleggere. La valutazione è sulla costituzionalità. Le criticità tecniche esulano dalla sua competenza”. Secondo Il Foglio “per ora è quasi certo che le modifiche siano inevitabili”: “da una parte c’è il Cav., dall’altra la freddezza (se non l’ostilità) di un pezzo della Lega, di Gianfranco Fini, e da ieri, con irrituale chiarezza, anche del presidente della Repubblica”. Il suo messaggio “è tanto inusuale quanto limpido, ed è il secondo dopo la vicenda Brancher: senza modifiche, io questa legge non la promulgo. Cosa farà adesso il governo che nelle ultime ore aveva dato l’impressione di voler accelerare? La marcia indietro è ingranata (salvo contrordine del Cav.) e le modifiche forse si faranno. L’alternativa è uno scontro istituzionale che non troverebbe sostegno certamente in Fini, né tantomeno nel fronte nordista rappresentato dal partito di Umberto Bossi”. E “non bastasse, c’è anche il rischio di un ‘golpe’ in commissione Giustizia, dove, specie dopo l’intervento del Quirinale, potrebbe saldarsi, a favore delle modifiche, una nuova maggioranza tra un pezzo del Pdl e l’opposizione: almeno 24 voti contro i 19 del Pdl”. Insomma, “la giustizia ha scavato un fosso incolmabile tra i cofondatori”. Si ricorda a tal proposito lo scontro che si è verificato ieri tra il ministro Bondi e il presidente della Camera Fini. Ne riferiscono tutti i quotidiani. La Repubblica sintetizza: “Fini all’attaco del Pdl, ‘Fermiamoci, su questo ddl nel partito non c’è legalità’. Bondi: Gianfranco senza sostanza politica”. Il duro botta e risposta si è verificato durante un dibattito. Fini ha ripetuto un invito a fermarsi e riflettere, soprattutto dopo l’allarme lanciato dal procuratore Grasso. E’ La Stampa a ricostruire, in un lungo articolo, tutti i dubbi espressi da Grasso nel corso delle sue audizioni alla comissione Giustizia. Secondo il quotidiano torinese Niccolò Ghedini guida l’attacco dei falchi all’interno del Pdl, mettendo “le colombe all’angolo” e “sfidando il Colle fino alle conseguenze più estreme”. Ancora da la Stampa: “Fini: ‘Sulla legalità non si può decidere a maggioranza’. Durissimo scontro tra il presidente della Camera e Bondi sul legittimo impedimento di Brancher”. Per Libero: “Gianfranco sbrocca”: “Duro scontro tra Bondi e Gianfranco che litigano su tutto: giustizia, intercettazioni e federalismo. Il presidente: ‘Farò sempre il controcanto’, il ministro: ‘Così sei sterile'”. Il quotidiano parla di “nuovi equilibri”: “Il Pdl non c’è più. resta da capire chi licenzierà Fini”. Se questa vicenda trova spazio alle pagine 2 e 3 su Libero, su Il Giornale finisce in un riquadro senza grande evidenza a pagina 7, rubricato sotto il capitiolo “la giornata del cofondatore Pdl”: “Fini si traveste da dipetrista. e con Bondi è scontro frontale”.
Il Sole 24 Ore, con l’editorialista Stefano Folli, scrive che “dopo l’intervento del Quirinale, Berlusconi non può più tacere”. L’alternativa che ha di fronte il premier: o il rinvio per la legge o scontro istituzionale.
E poi
“Obama: svolta sugli immigrati”, “Il sistema non funziona e lo sanno tutti, serve pragmatismo”: così Il Sole 24 Ore riassume le dichiarazioni del presidente Usa, che ieri ha ricordato come l’America sia un Paese di emigranti, sollecitando i repubblicani.
Anche su La Stampa: “Obama: regolarizzerò 11 milioni di clandestini. Al via la nuova riforma ‘ma non ci sarà nessuna amnistia’”.
Alle scelte che il presidente Obama deve compiere in materia di sicurezza e poltica estera è dedicata l’intervista che compare oggi sul mensile “L’Interprete Internazionale”, allegato a Il Riformista, a William Burke-White, del Policy planning staff del segretario di Stato Usa.
Antonio Pennacchi ha vinto il premio Strega. La Repubblica sottolinea che è la quarta volta che vince la Mondadori: “Vince Antonio Pennacchi, il fasciocomunista”.
Il Sole si occupa dell’elezione del presidente della repubblica tedesca: anche se ha vinto Wulff, candidato della maggioranza Cdu-Csu-Fdp, il vero vincitore resta il pastore Gauck, la cui battaglia per i diritti ad Est ai tempi del Muro è una lezione per l’Europa.
(fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)