Gli Italiani sono sempre più preoccupati dal futuro. In particolare, gli Italiani si sentono poco aiutati (quando non ostacolati) dal sistema Paese e dalle sue istituzioni. Solo nel privato i nostri connazionali sentono di aver trovato le forze e le risorse per rialzarsi dopo la crisi. Al prezzo, però, di una quotidianità sempre più faticosa, dove è sempre più difficile essere felici.
Secondo una recente rilevazione di GfK, gli Italiani hanno espresso preoccupazione per l’economia del Paese, che non ha ancora recuperato il terreno perso con la crisi e per il quale le prospettive future sono altrettanto critiche e incerte. A pesare è in particolare la diffusa sfiducia nei confronti delle istituzioni e del sistema Paese nel suo complesso. Oggi l’Italia non sembra in grado di rispondere ai bisogni prioritari di protezione (lavoro, reddito, prospettive per i giovani, welfare…) dei cittadini. Anche guardando al futuro, il giudizio non migliora: gli Italiani non riconoscono al Paese la capacità di esprimere un progetto e darsi una prospettiva di medio periodo.
Alla sfiducia nei confronti delle sorti dell’Italia, corrisponde un trend di segno opposto per la propria famiglia. La percezione della situazione economica familiare è migliorata negli ultimi trimestri e si attesta oggi sui livelli pre-crisi. È la famiglia l’ambito in grado di fornir maggior protezione e garanzie anche per il futuro. Una forma di resilienza di cui gli Italiani sentono sempre più il bisogno, in un momento in cui la fiducia nei confronti dello Stato e delle Istituzioni è in forte calo.
Complessivamente, il sentire degli Italiani si attesta oggi esattamente allo stesso livello della primavera di 10 anni fa (marzo 2007) recuperando il crollo registrato nel 2012. In termini generali tuttavia, è evidente che l’attuale contesto non alimenta l’ottimismo né favorisce la felicità degli Italiani.
“Possiamo dire che si tratta dell’infelicità dei deboli che non si sentono protetti – spiega Giuseppe Minoia, presidente onorario di GfK Italia – dei cittadini che non vedono ritorni dal loro impegno nel dare alla società, allo Stato. Manca la prospettiva e la visione di un futuro che chiede sacrifici (studio, lavoro, tasse, impegno, etica) garantendo che il fine sarà il benessere e la felicità di tutti, ma soprattutto di chi si sarà impegnato al massimo”.
Di conseguenza, il presente viene vissuto come sempre più faticoso e la felicità è in flessione costante: gli Italiani ritengono di impegnarsi molto per superare la crisi, ma non vedono i risultati dei propri sforzi e questo crea una profonda frustrazione.
Questa analisi emerge dai risultati dall’ultima edizione della ricerca di GfK su “Climi sociali e i Consumo in Italia”, che fa riferimento ai primi tre mesi del 2017. La ricerca – che quest’anno compie 15 anni – consente anche di fare della analisi di medio-lungo periodo, per capire meglio come è cambiato il sentiment degli Italiani nel corso degli anni.