Michelangelo Merisi da Caravaggio, nato a Milano il 29 settembre 1571 (oggi la data è certa perché certificata da un documento, la registrazione del battesimo) è un artista che continua ad affascinarci, sia per la sua pittura dalle forti luci ed ombre, sia per la sua vita avventurosa e tormentata che sembra un romanzo.
Alcuni critici considerano il grande lombardo un artista molto moderno, addirittura contemporaneo, perché è vicino a noi, alle nostre paure, ai nostri stupori. E in effetti il Caravaggio ci coinvolge perché i personaggi rappresentati nelle sue tele hanno i caratteri della gente comune, anche quando sono personaggi mitologici, o santi e madonne.
A nessun altro artista del passato sono stati dedicati tanti saggi e monografie, e tante mostre, come al Caravaggio, sia in Italia che all’estero. E nessun altro pittore forse ha avuto tanti ammiratori. Oggi le sue tele sono conservate e ammirate nei musei di tutto il mondo.
Il 29 settembre di quest’anno, in omaggio all’anniversario del suo compleanno, si è inaugurata a Milano a Palazzo Reale, una nuova importante mostra dal titolo “Dentro Caravaggio” che lo rappresenta con venti sue tele, fra le tante che ha dipinto nella sua breve vita, certamente più di settanta. Caravaggio è morto a 38 anni a Porto Ercole il 18 luglio 1610.
Diversi anni fa, con la troupe della Rai (ero regista- programmista), ho realizzato un lungo documentario sulla vita e le opere del Caravaggio. E siamo andati a filmare (allora era con la pellicola) nei luoghi dove Caravaggio ha vissuto. Da Roma a Napoli, dove Caravaggio, protetto dalla famiglia Colonna, si è rifugiato nei primi anni del Seicento per sfuggire alla condanna di omicidio. Aveva ucciso – in un duello a spada nel salone della pallacorda in cui lui stesso rimase ferito – il rivale (politico ?) Ranuccio Tommasoni.
E poi abbiamo raggiunto Malta, e La Valletta, dove ancora il Merisi, in attesa di una revisione della condanna, ha trovato asilo presso i Cavalieri di Malta che lo protessero.
E la Sicilia, e Messina dove ha dipinto “L’adorazione dei pastori” e “ la Resurrezione di Lazzaro” e infine Porto Ercole dove Caravaggio, in viaggio di ritorno verso Roma, pare su una feluca, è morto malato di malaria o di febbri tifoidi. In un secondo tempo siamo andati a filmare gran parte delle tante opere che sono sparse nei musei europei e in America.
Fra le opere giovanili di Caravaggio, quando poco più che ventenne il pittore si stabilì a Roma, ricordo un quadro molto intrigante di non grandi dimensioni (92X118 cm). Oggi la tela intitolata “Concerto di giovani”, o “I musici”, è conservata al Metropolitan Museum di New York. L’opera è ricordata dallo storico del Seicento Cesare Baglione che scrisse: “Il Merisi dipinse per il Cardinale Del Monte una musica di alcuni giovani ritratti al naturale, assai bene”.
Alcuni critici hanno visto nel suonatore di liuto, al centro del quadro, uno degli autoritratti giovanili e idealizzati del Caravaggio. Gli altri giovani hanno le sembianze di alcuni ragazzi del popolo che abitualmente facevano da modelli. Al soggetto realistico dei musicisti si sovrappone una sottile intenzione allegorica. Infatti il giovane quasi nudo, a sinistra della tela, fin dall’origine aveva le ali e rappresentava, pur con le sembianze adolescenziali, Amore. La scena nel suo insieme, per alcuni storici, va intesa come una allegoria della Musica, interpretata come un antidoto all’amore. Le ali del giovane sono riapparse più chiaramente dopo un restauro e confermano l’interpretazione
La rappresentazione dei temi legati alla musica è frequente nelle opere giovanili del Caravaggio e pare che interessassero soprattutto il Cardinale Del Monte, suo mecenate e protettore.
Una tela è conservata al museo dell’ Ermitage a San Pietroburgo. L’altra a New York, al Metropolitan Museum. Citata dagli storici del Seicento come un’opera che il Merisi dipinse per il Cardinal Del Monte, entrambe le tele rappresentano un giovane che suona il liuto. In un esemplare (quello conservato all’ Ermitage) il giovane ragazzo ha accanto un mazzo di fiori, un piatto di vetro con dei frutti e dei libri di musica sul tavolo. Nell’altra versione, più scura, perché il Caravaggio aveva cominciato, dicono gli storici, a “ingargliardire gli oscuri”, non ci sono nei fiori né frutti, solo strumenti e spartiti musicali.
Da notare in entrambe le tele lo sguardo languido, la bocca socchiusa del suonatore di liuto, forse atteggiata al canto di alcune strofe. Comunque il giovane che ha posato per il quadro ha caratteristiche somatiche molto ambigue. Può essere un ragazzo, uno dei tanti giovani che ambivano fare da modello per pochi soldi al pittore, oppure una giovane donna.
Gli storici hanno messo in rilievo che il tono del quadro è, e rimane, colto e letterario. Come si rivela dalla scelta degli spartiti musicali che compaiono in basso nella tela e che sono del milanese Giuseppe Galli, autore di un trattato di musica edito nel 1598.
La santa è raffigurata come una giovane ragazza con i lunghi capelli sciolti e le mani in grembo, seduta su una sedia molto bassa, o uno sgabello. Sul pavimento, accanto allo sgabello, sono posati le perle e i gioielli, ai quali la Maddalena rinuncia in quanto pentita, e un vasetto con un balsamo.
Questa Maddalena penitente, è particolarmente suggestiva perché Caravaggio l’ha rappresentata in modo anti-accademico e realistico. Nell’iconografia tradizionale il personaggio della Maddalena è sempre una donna che ha addosso abiti sfarzosi, con il volto atteggiato al pentimento per la vita dissoluta che ha condotto. Quella rappresentata nel quadro del Caravaggio invece è una Maddalena molto giovane, quasi una ragazzina che si è addormentata per la stanchezza della lunga posa, dopo aver indossato una sottana damascata, a cui non sembra abituata, e che ha arrotolato sulle ginocchia. Sul volto si intravvede una lacrima, unico segno di pentimento.
Uno storico seicentesco precisava che la Maddalena penitente era in atto di asciugarsi i capelli e che a terra, vicino alla sedia, il pittore aveva aggiunto un “vasello d’unguenti”, e accanto monili e gemme. Il realismo dei particolari ed anche la libertà iconografica danno un tono profano alla figurazione. Alcuni sostengono che la donna che posò come modella della santa Maddalena fosse Anna Bianchini, una giovanissima prostituta romana che il Caravaggio frequentava. La raffigurazione del personaggio è comunque molto tenera e coglie la realtà di una posa che il pittore ha davanti agli occhi.
L’argomento trattato nella tela è legato al simbolo liturgico della Immacolata. Ma la Sant’ Anna è rappresentata come una vecchia ciociara, la Madre nelle vesti rimboccate di una lavandaia. Il bambino Gesù, nudo, come Dio l’ ha fatto. Sembra la rappresentazione di una robusta famiglia che si sofferma sull’androne della scuderia dei palafrenieri, mentre il bambino, trattenuto dalla Madre, schiaccia con il piede un innocuo biscione dei pozzi, e la vecchia Sant’ Anna guarda. Un biografo dell’epoca a sottolineato il fatto che Caravaggio “ aveva ritratto vilmente la Vergine con Gesù ignudo”. Anche la Sant’ Anna era raffigurata nelle vesti di una vecchia impresentabile. Alcuni storici hanno scritto che i committenti rifiutarono in un primo tempo la rappresentazione troppo volgare, con una Madonna troppo scollata e una Sant’ Anna vecchia e irriconoscibile. Dipinta per la Confraternita dei palafrenieri del Vaticano, la tela era destinata in un primo tempo alla basilica di San Pietro, ma ritenuta indegna di quel luogo, venne portata nella chiesa di Sant’Anna dei palafrenieri. Oggi è conservata a Roma nella Galleria Borghese e quei caratteri decisamente realistici e plebei le tolgono sacralità, ma la rendono più moderna e attuale.