Montalbano torna in tv a consolare un’Italia ferita
Luca Zingaretti è un attore molto amato dal pubblico italiano, e non solo. Nelle vesti del commissario Montalbano, che interpreta in televisione da più di vent’anni, ha conquistato più di un miliardo di spettatori. Ed è conosciuto anche nelle televisioni di tanti Paesi europei. In questo periodo tormentato, la forza della sua immagine che interpreta il leale ed efficiente commissario di polizia Salvo Montalbano, continua a coinvolgere e sedurre il pubblico televisivo. Tanto che alcune puntate della lunga serie, andata in onda negli ultimi anni su Rai Uno, saranno replicate sia nelle serate del mese di aprile sia in quelle del prossimo maggio.
Se ci si chiede come mai Luca Zingaretti, e i filmati che narrano le tante storie delle indagini del commissario Montalbano continuino ad attrarre ancora oggi tantissimi spettatori – anche all’estero e anche nei DVD che ne sono stati tratti – le ragioni per spiegare questo successo sono tante.
Innanzitutto le suggestive e intricate storie scritte da Andrea Camilleri sono ambientate in una Sicilia spesso meravigliosa, nel sud dell’isola, tra Ragusa, Scicli, Montelusa, nella Vigata immaginata e immaginaria.Tutti luoghi che oggi sono diventati mete suggestive di viaggi turistici organizzati. Ma certamente la ragione principale del successo degli sceneggiati deriva in buona parte dalla personalità e dall’interpretazione di Luca Zingaretti, che si è mostrato sempre in perfetta armonia con il personaggio ideato e scritto da Andrea Camilleri. Ed alla fine la realistica e avventurosa atmosfera, che si è creata attorno a lui nelle storie, ha contribuito al successo degli sceneggiati.
Diversi anni fa, in occasione del Festival del Cinema di Venezia, ho intervistato Luca Zingaretti nel giardino dell’Hotel Des Bains al Lido di Venezia. Volevo capire come avesse costruito il personaggio del commissario Montalbano. In Sicilia Luca Zingaretti era stato più volte per le riprese della prima serie delle storie del commissario. Per il cinema aveva interpretato da poco la storia di Don Puglisi, il prete palermitano ucciso dalla mafia, nel film di Roberto Faenza intitolato “Alla luce del sole” ed era candidato al Davide di Donatello. Come attore di teatro aveva recitato con Luca Ronconi e Sandro Sequi. Aveva girato come regista in Uganda un documentario intitolato “Gulu” che sottolineava le condizioni miserabili di un paese colpito da una guerra civile e da una epidemia. Era una documentazione per l’associazione umanitaria Amref.
Ma quale Sicilia ama Montalbano? Luca Zingaretti è stato gentilissimo e disponibile a raccontare quanto fosse attratto dalla Sicilia in cui lui (nato a Roma nel 1961) aveva lavorato e continuava a lavorare per la serie di storie di Camilleri, lui si un autentico siciliano, nato a Porto Empedocle, vicino ad Agrigento (nel 1925). Con Andrea Camilleri Luca Zingaretti aveva instaurato un ottimo rapporto e si considerava anche suo allievo, in quanto giovanissimo aveva seguito le lezioni di teatro e di regia che Camilleri teneva all’ Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma.
Per interpretare con intensa partecipazione il personaggio di Montalbano, e l’ambiente siciliano in cui le storie di Camilleri erano ambientate, Luca Zingaretti – mi ha raccontato – aveva anche visitato a lungo le città e i paesi siciliani, specie quelli a sud dell’isola, e aveva studiato la lingua siciliana, arrivando persino a registrare a volte le voci delle persone incontrate nei paesi dove faceva questa sorta di sopralluoghi.
E ha confessato con un certo calore che, fin dall’inizio delle trasferte in Sicilia per la registrazione e lavorazione delle prime puntate della serie Montalbano, conoscendo la lingua del posto e il carattere dei siciliani, si è sentito perfettamente a suo agio e coinvolto nell’ambiente, come una sorta di siciliano d’adozione. A Modica gli hanno dato la cittadinanza onoraria già nel 2003, perché con le sue interpretazioni aveva contribuito al rilancio della città e delle sue origini culturali. A Modica c’è anche la casa natale del poeta Salvatore Quasimodo, oggi diventata Museo. Quasimodo è stato il poeta che ha tradotto i “Lirici greci” e che ha mitizzato la sua Sicilia come un paradiso perduto, un mito che in un certo senso si può condividere.
Siracusa, con Ortigia, la parte della città antica con il fascino del castello Maniace, l’Orecchio di Dioniso, il Teatro greco sono luoghi noti da sempre ai turisti. Ma pochi sanno che nella piazza del Duomo e in via della Minerva, sono state girate alcune scene degli sceneggiati con il commissario Salvo Montalbano e le sue indagini.
Zingaretti, preso dall’ entusiasmo della scoperta di una Sicilia che ancora non conosceva da vicino, mi ha anche raccontato che il più bel Barocco siciliano l’ha visto nella Val di Noto, un territorio dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’ Umanità. Un patrimonio che comprende, nell’arco di trenta o quaranta chilometri da Siracusa, anche Ragusa e Scicli.
Ragusa nella zona a sud, o meglio Ibla, la parte più antica della città, ha splendidi palazzi tardo barocchi e alcuni gioielli settecenteschi che Zingaretti ha visitato nei suoi viaggi siciliani. E poi li ha conosciuti più da vicino durante le riprese degli sceneggiati in cui interpretava alcune vicende del commissario Montalbano che erano ambientate in quei luoghi.
Questi e altri particolari sulla Sicilia e sulle riprese degli sceneggiati sono emersi dal racconto di Luca Zingaretti. Erano spesso luoghi ancora non particolarmente conosciuti dai turisti. Solo da quando vi sono state girate alcune scene della serie di Montalbano, e che poi si sono viste in televisione, sono entrate nelle mappe del turismo internazionale.
A pochi chilometri da Ragusa, sulla costa, c’è il vecchio borgo peschereccio di Donnafugata, dove Montalbano andava a volte a mangiare pesce fresco, come si è visto negli sceneggiati che hanno sottolineato la golosità del personaggio.
Ma lui, Luca Zingaretti – ha confessato – non è particolarmente goloso. Ama e rispetta il rituale di stare a tavola con la famiglia, un rituale soprattutto delle generazioni passate, rimasto vivo in molte famiglie siciliane. Lo stare a tavola insieme, l’incontrarsi a tavola, per molte famiglie siciliane è ancora segno di grande convivialità sociale, che esprime una tradizionale comunanza di gusti, e spesso anche di sentimenti.
In Sicilia una particella fondamentale della società come la famiglia, sopravvive con i suoi rituali, la sua cucina, e i suoi sapori. Un altro aspetto positivo della società siciliana ( e forse di atre società meridionali e mediterranee) è il fatto che molto spesso gli anziani vivono in famiglia a lungo e sono rispettati dai più giovani.
La memoria delle generazioni che ci hanno preceduto è un patrimonio da conservare ad ogni costo. Invece la società di oggi è a volte ingenerosa verso chi ci ha preceduto. Specie nei tempi difficili.
E di fronte al fatto che anch’io avevo una “certa età” Zingaretti si è dimostrato molto sensibile e mi ha raccontato che un suo amico mio coetaneo, con cui aveva lavorato e da cui aveva tratto tanti insegnamenti, quell’amico gli aveva detto scherzando che quando muore un vecchio è come se bruciasse una biblioteca.
Luca Zingaretti mi ha parlato anche con una certa nostalgia della nonna Sisina (il suo vero nome era Maria Luisa, ma così la chiamavano in casa) che gli ha insegnato i valori della memoria e della famiglia. La nonna Sisina era stata staffetta partigiana e ha insegnato a lui bambino, e al fratello Nicola, anche l’inno di Mameli. I semplici valori appresi nell’infanzia sono gli stessi che ha ritrovato a volte in Sicilia, interpretando il personaggio di Montalbano. Del Commissario Montalbano Luca Zingaretti ha amato e condiviso il riserbo, l’onestà, il fatto che non si sia mai allineato alle mode correnti e che abbia dimostrato, con le sue indagini approfondite, di non inseguire la carriera a tutti i costi. Si è fatto amare da molti perché è un uomo retto, come erano forse molti dei nostri nonni. E forse come molti oggi, in questi momenti difficili, stanno cercando di essere.
Luca Zingaretti si è sposato nel giugno 2012 con Luisa Ranieri nell’ottocentesco castello di Donnafugata, nela Sicilia che ama. Confessa di essere un uomo molto romantico.
Oggi la coppia ha due figlie, Emma e Bianca . Il 31 marzo Luca Zingaretti ha dato il suo contributo alla trasmissione di Rai 1 “Musica che unisce “ che con la partecipazione di diversi artisti, ha promossa la raccolta di fondi per la Protezione Civile. E nel suo appello Luca Zingaretti ha sottolineato : “La Protezione Civile è una eccellenza in questo Paese, una struttura fatta di professionisti, ma anche di volontari che combattono per noi, sono i nostri eroi. Diamogli una mano. Restiamo a casa e facciamo una donazione per aiutare queste persone ad aiutarci”.