Dacia Maraini, autrice di “La lunga vita di Marianna Ucria” e del recente “Tre donne”, ha superato barriere e confini di ogni genere per affermare il suo profondo senso di libertà
Da sempre Dacia Maraini ha superato barriere e confini di ogni genere per affermare il suo profondo senso di libertà. Era ancora bambina quando il padre, Fosco Maraini, un antropologo studioso dell’estremo Oriente, alla fine degli anni Trenta si trasferisce con tutta la famiglia in Giappone per fare ricerche su una popolazione del territorio nipponico del nord. Ma nel ‘43 il governo giapponese chiede ai coniugi Maraini di firmare l’adesione alla Repubblica di Salò. Poiché i genitori, rifiutano vengono internati con le figlie in un campo di concentramento. Per due anni patiscono la fame, le persecuzioni. Furono atroci privazioni che Dacia superò, confortata dall’esempio di un padre coraggioso e adorato, e di una madre, Topazia Alliata, anch’essa dotata di un coraggio che lei ha definito “leonino”. La scrittrice racconterà più tardi quelle sofferenze.
Il ritorno in Italia
Cresciuta con un carattere forte e determinato, Dacia si è sempre messa dalla parte di chi subiva un’ingiustizia, lo ha confessato più volte nei tanti libri che ha scritto. E il fatto di aver vissuto fra persone di altre culture l’ha arricchita e resa consapevole dell’esistenza di realtà diverse con cui confrontarsi. Ritornata in Italia, alla fine della guerra, appena adolescente è andata alla ricerca delle radici della sua famiglia e in particolare a quelle legate alla madre e alla nonna siciliana, che appartenevano alla aristocratica famiglia degli Alliata. Ma gli anni trascorsi a Bagheria nella vecchia villa di famiglia, nella piana degli ulivi e limoni vicino a Palermo, di cui aveva sentito tanto parlare durante la prigionia in Giappone e su cui ha poi scritto un affettuoso libro pieno di ricordi intitolato “Bagheria”, non le hanno tolto il desiderio di viaggiare e di confrontarsi con un mondo più vasto. “Il viaggio mi è amico. Un amico che conosco da quando ero bambina. E ho sempre continuato a viaggiare, da un Paese all’altro, da una città all’altra, con la cocciutaggine un poco distratta di chi conosce il sapore aspro e inconfondibile del nomadismo”, ha confessato in un libro di poesie intitolato “Viaggiando con il passo di volpe” .
La vita privata
Nella vita privata, Dacia Maraini ha spesso scelto incontri e legami al di fuori delle convenzioni stabilite dalla società, e lo ha fatto con spirito libero e convinzione. Ancora molto giovane ha stretto un intenso rapporto con Alberto Moravia, che aveva molti più anni di lei. Lo scrittore era diviso dalla moglie Elsa Morante, ma non aveva chiesto il divorzio. Con Moravia Dacia ha condiviso per quasi vent’anni anche la vita letteraria romana e ha fatto lunghe esperienze di viaggi in tutto il mondo. Li ha raccontati in diversi articoli e l’hanno raccontato molti amici scrittori, fra cui Pier Paolo Pasolini col quale lei e Alberto andarono in India, in Africa, nello Yemen. Poi per diversi anni con Moravia l’estate si è spesso rifugiata a Sabaudia, sulla costa laziale, in una casa dello scrittore vicino alla spiaggia, fra cene e incontri con gli amici. Tra i primi ancora Pier Paolo Pasolini, Ninetto Davoli, poi Bernardo Bertolucci, Laura Betti, Enzo Siciliano coi quali si intrattenevano in discussioni letterarie, sperimentando a tavola ricette gastronomiche.
L’amore per Giuseppe Moretti
Più segreta la storia con l’ultimo amore, che Dacia Maraini ha vissuto a più di sessant’anni, con un uomo che aveva venticinque anni meno di lei e col quale ha viaggiato molto, come ha sempre fatto con gli uomini che ha amato e stimato. Era Giuseppe Moretti, attore teatrale, ma anche regista e compositore, appassionato di poesia e di musica. “Era un uomo candido, di grande grazia che sapeva farsi amare subito da tutti per generosità” ha raccontato la scrittrice. E così ha conquistato anche lei. Con lui ha fatto dei viaggi in Sud Africa, in Kenia, in Argentina, in Brasile, in Uruguay, in Messico, in America. Giuseppe Moretti è morto prematuramente di leucemia a 47 anni nel 2008. Ma Dacia Maraini continua a ricordarlo ancora vivo e ha confessato che a volte ascolta le sue composizioni musicali che accompagnano poesie molto note di autori come Leopardi o Pascoli. Recentemente, per celebrarlo, ha inaugurato un concorso a lui intitolato: è rivolto ai giovani, che possono esibire una composizione musicale su un testo poetico classico, antico o moderno.
Tutte scelte molto importanti che Dacia Maraini ha condotto con grande fermezza, continuando a scrivere storie, romanzi, testi teatrali, articoli in cui ha raccontato un universo femminile variegato, di diverse età e in mille situazioni.
I libri più recenti
Fra i tanti libri pubblicati negli anni, rimane sempre un capolavoro quello intitolato “La lunga vita di Marianna Ucria”. È la storia molto intensa di una donna sordomuta vissuta in Sicilia nel Settecento in una grande famiglia palermitana. Il libro, che ha vinto nel 1990 il premio Campiello, è stato ripubblicato 73 volte, tradotto in 25 lingue e ha venduto più di un milione di copie. Fedele a questo suo amore per la scrittura, le parole e le storie in cui le donne sono protagoniste, Dacia Maraini ha scritto ancora romanzi, racconti e articoli, con una visione molto particolare del femminismo storico, perché oggi lo considera insufficiente e spesso superato dai fatti che succedono nel mondo. E ha sottolineato, anche in diversi articoli o interviste, che ancora oggi molti non accettano che le donne possano vivere storie d’ amore a tutte le età della vita. Se una donna matura si innamora di un uomo molto più giovane, tutti si scandalizzano, perché secondo assurde convenzioni che molti non hanno superato, solo gli uomini possono avere una compagna molto più giovane. E nella vita lei ha ampiamente smentito questo pregiudizio.
L’ultimo romanzo, “Tre donne”
Oggi, a ottantun anni, Maraini ha pubblicato un nuovo romanzo dal titolo “Tre donne. Una storia d’amore e disamore” edito da Rizzoli. Al lancio del libro alcuni giorni fa, al Teatro Franco Parenti di Milano, era
La figlia Maria, una intellettuale quarantenne, di professione traduttrice – sta traducendo il romanzo di Flaubert “Madame Bovary”, ma non le piace la protagonista perché a suo giudizio, non sa veramente amare. E in effetti Maria ha una visione dell’amore molto più romantica. Scrive lunghe lettere a un Francois che vive lontano, un uomo molto bello, anche lui sognatore, con il quale programma lunghi viaggi. L’ultimo viaggio è stato in Egitto, ai tempi della primavera araba, quando pareva di sentire un odore nuovo di libertà. “È il personaggio che più mi è vicino perché anche lei scrive e viaggia” ha commentato Dacia Maraini, ma ha un carattere molto diverso dal mio e le mie simpatie vanno piuttosto a Gesuina”. Il terzo personaggio, Lori, la nipote di Gesuina, figlia di Maria, poco più che adolescente, si è fatta tatuare una sorta di drago sulla schiena, è molto istintiva e ribelle, apparentemente poco gentile in famiglia, ma sotto sotto bisognosa d’amore, è innamorata del mondo virtuale e tiene un diario su un piccolo quaderno, che poi nasconde dentro un buco del muro. Farà anch’essa scelte fuori dalla norma.
I mutamenti della famiglia patriarcale
“Sono quei personaggi raccontati nei libri, con i quali condivido a volte sensazioni, sono loro che mi scelgono”. E certamente l’accompagnano in molte ore di scrittura. E allora viene voglia di chiederle se è il suo amore più volte dichiarato per la scrittura, le parole, i personaggi femminili creati, che la conservano così libera e fuori dal passare del tempo? Ma il discorso sarebbe lungo, si è scusata Dacia Maraini, ed è andata a firmare i libri per le tante lettrici che l’aspettavano. E poi si è ancora rimessa in viaggio per tornare a Roma