Gentili Marina & Rebecca,
mi chiamo V., ho quarant’anni, e sto attraversando un momentaccio. Sto da otto anni con una donna che ha sempre dato segni di instabilità emotiva e ha qualche problema con l’alcol: alle volte si arrabbia senza apparente motivo e mi maltratta… grida e dà fuori di matto. Nonostante i miei dubbi, però, le voglio davvero bene e non ho mai trovato il coraggio di lasciarla. Un anno fa mi ha detto che era rimasta incinta e che il padre ero io; nonostante avessi paura, le ho promesso tutto il mio appoggio e l’ho sposata, contro il volere della mia famiglia. Ho sempre pensato che la madre dei miei figli sarebbe stata anche mia moglie, e così le ho messo l’anello al dito. Ora che nostra figlia è nata, però, la situazione è andata peggiorando: complice la depressione post parto, mia moglie perde spesso la testa, beve e mi scaglia gli oggetti addosso. Le ho impedito di allattare nostra figlia, dato che non riesce a smettere di bere, e la bambina è spesso da mia mamma, che mi implora un giorno sì e l’altro pure di denunciarla e di toglierle la custodia della bambina…ma io so che cadrebbe in un baratro, se le facessi una cosa simile. Però c’è di mezzo mia figlia, e sono davvero combattuto. Non ci dormo più la notte. Che cosa dovrei far e secondo voi?
Grazie per un vostro consiglio. V.
Caro V., dici che stai attraversando un momentaccio, ma a pare che questo momento duri da otto, lunghissimi anni. Scusami se vado dritta al punto, ma tu una donna simile dovevi lasciarla anni fa o, quanto meno, non ci dovevi fare un figlio assieme. Adesso è troppo tardi, e bisogna ricorrere a misure drastiche. Dici che a questa donna vuoi bene, e allora devi aiutarla…e non certo mettendo la testa sotto la sabbia come uno struzzo. Portala da qualcuno che sappia come fare: uno psichiatra, un assistente sociale, qualcuno che possa pian piano prenderla per mano e, volente o nolente, aiutarla ad uscire dal baratro. Quanto a tua figlia, sono d’accordo con la nonna: va protetta, per quanto possibile, dal lato distruttivo della madre, almeno finché quest’ultima non è uscita dal vizio. Certo, non sarà facile, perché la bambina è piccola, a quanto intuisco, e ha bisogno della mamma, ma per il momento ci vuole una figura stabile e positiva, che se ne possa occupare. Adesso viene prima lei di chiunque altro! Perciò fatti forza e affronta una volta per tutte la realtà. Vedrai che a poco a poco la situazione migliorerà, ma ci vorranno tempo e pazienza. Auguri!
Risponde Marina:
Gentile amico, leggendo la sua lettera e comprendendo bene il suo tormento, ho subito pensato che la dipendenza sia il male comune della vostra coppia: sua moglie dipende dall’alcol ed è vittima di tutte le instabilità emotive che ne derivano; lei dipende dal suo rapporto sentimentale, da cui sembra soggiogato. Ha ragione Rebecca quando dice che avrebbe dovuto allontanarsi rapidamente da questa compagna, non sposarla e non fare figli con lei. Non per insensibilità, ma per senso di realtà e di responsabilità. Ha ragione sua madre quando ritiene che sua figlia debba crescere altrove, dai nonni stessi, per esempio, o con il suo papà (lei) non travolto, però, dalle problematiche di sua moglie, che deve essere ricondotta a una seria terapia, a un periodo di decantazione assistito, l’unico che possa portarla alla normalità. Lei tra l’altro non dice, ma le intemperanze della sua compagna sembrano risalire alla sua giovane età, fin dagli inizi della vostra relazione. Quindi problematica davvero. Non mantenga legami perdenti per tutti. Non è amore. Sia risoluto e operativo, per la salvezza della bimba, sua e di sua moglie. Auguri