La proposta di legiferare sul divorzio appena presentata dalla Commissione europea non è originale soltanto per il tema, che non rientra tra quelli “classici” che vengono associati all’UE. La novità sta anche nel metodo: per la prima volta viene azionato lo strumento delle “cooperazioni rafforzate”, che consente a nove o più Paesi membri di portare avanti un’iniziativa anche se altri Stati non ne condividono la necessità. Insomma, sostanza ma anche forma: l’Unione europea quando ha gli strumenti per agire può fornire soluzioni importanti.
La sostanza parla di un milione di divorzi nell’UE all’anno (i dati sono del 2007), dei quali ben 140.000 con un elemento “internazionale”, cioè, nella maggior parte dei casi, genitori di diversa nazionalità. L’elemento internazionale, in presenza di sistemi e norme diverse a livello nazionale, crea confusione e problemi che alla fine colpiscono soprattutto gli elementi più deboli (il coniuge con meno risorse economiche, che nella maggioranza dei casi è la donna) o quelli senza colpe, i figli. Dieci Paesi, tra cui l’Italia (e Austria, Bulgaria, Francia, Grecia, Ungheria, Lussemburgo, Romania, Slovenia e Spagna) hanno così chiesto alla Commissione di proporre un testo di legge che fornisca un aiuto ai coniugi che hanno una cittadinanza diversa oppure vivono in paesi diversi o in un paese di cui non sono cittadini, al fine di ridurre i disagi per i figli e tutelare il coniuge più debole durante il procedimento giudiziario.
La forma è innovativa e, per dirlo in termini non tecnici, realizza il primo esperimento di “Europe a più velocità”: chi ci sta a fare delle cose insieme, le fa, e chi non vuole se ne sta fuori, anche se la porta rimane sempre aperta a tutti. Un treno con ventisette locomotive non funziona: non lo dice solo la fisica, ma anche la storia dell’Europa. Uno che traina troppi vagoni che vanno piano o spingono in direzione opposta, fa troppa fatica e si rompe prima di arrivare a destinazione. Quello che va veloce e di tanto in tanto si ferma a far salire chi vuole condividere il viaggio e paga il biglietto perché vuole arrivare a destinazione ci sembra quello che può funzionare meglio.
Matteo Fornara
Rappresentanza Comunità Europea a Milano