La pausa estiva non ha rallentato i ritmi della crisi, anzi, ha aggiunto un elemento di frenesia forse senza precedenti nel suo ritmo incalzante, soprattutto per quanto riguarda le reazioni del mercato ai diversi avvenimenti, veri o presunti che siano. Le oscillazioni della borsa non hanno più solo cadenza quotidiana, ma si susseguono anche nel corso di una sola giornata. Le analisi e le previsioni vengono fatte da più parti, in maniera più o meno autorevole e indipendente, in rapida successione, e le ricette per trovare soluzioni, anch’esse di diversa efficacia, vengono proposte a più livelli e non sempre in modo coerente.
La Commissione europea è al centro di questo turbinio. Il suo ruolo nella gestione della crisi è assolutamente centrale e riconosciuto. Tra pochi giorni il Presidente Barroso presenterà il suo Stato dell’Unione, che sarà focalizzato attorno alle due priorità ormai imprescindibili per permettere all’Europa di continuare a giocare un ruolo di primo piano: l’economia e l’azione esterna.
Alcuni messaggi importanti sono già stati lanciati in un intervento di Barroso al dibattito sulla crisi economica e sull’euro al Parlamento europeo. Il primo: non è vero che non è stato fatto niente, anzi: a tutti i livelli sono stati presi impegni forti per la gestione della crisi del debito. L’ordine nelle finanze pubbliche e le riforme economiche sono la precondizione per la crescita, e tutti i Paesi devono ora mettere in pratica le misure decise. L’applicazione del pacchetto di regole approvato in luglio con il consenso di tutti, Banca centrale compresa, non solo salverà l’euro, ma sarà qualcosa di più di una prova di solidarietà. È un’operazione che converrà a tutti, in particolare ai Paesi più in difficoltà.
Oltre alla stabilità si deve agire in maniera seria anche sulla crescita. Qui la ricetta è nota e si chiama “Europa 2020”: l’elemento cruciale è quello del mercato interno e delle riforme necessarie a renderlo operativo per tutti, in particolare per le imprese europee. Lo stesso va fatto sul lato dei mercati finanziari, dai quali la crisi è partita e che vanno consolidati a fondo secondo le linee proposte dalla Commissione.
Il metodo è quindi chiaro, ed è quello comunitario. Quello intergovernativo non funziona più. Le decisioni devono essere prese a livello europeo e a un ritmo che non sia sempre quello dei più lenti o dei più reticenti: la maggioranza, purtroppo sempre troppo poco rumorosa, in favore dell’Europa e della costruzione comune del nostro futuro dovrà essere messa al centro del processo decisionale.
(Fonte: Commissione europea – Rappresentanza di Milano)