Accordo di Ginevra: un’intesa duratura?

 
 
L’accordo raggiunto tra il segretario di Stato Kerry e il ministro degli Esteri russo Lavrov a Ginevra segna una tappa importante nella crisi siriana (qui il testo completo). Secondo quanto concordato, la Siria ha una settimana di tempo per consegnare tutte le armi chimiche in suo possesso che dovranno poi essere distrutte entro la metà del 2014. Qualora il regime non dovesse rispettare l’impegno, l’accordo potrebbe essere applicato attraverso una risoluzione dell’Onu che contempli la minaccia di sanzioni economiche o l’uso della forza. Soddisfazione è stata espressa dal presidente Bashar al-Assad che vede l’intesa raggiunta come una vittoria per la Siria in quanto ha definitivamente scongiurato l’intervento internazionale. Anche Barack Obama plaude all’accordo, ma ricorda che molto lavoro resta ancora da fare. Il presidente americano si mostra però ottimista e, in tal senso, ha chiesto al Congresso di rimandare il voto sull’intervento militare. Israele rimane invece più cauto e invita tutti a giudicare il valore dell’intesa in base ai risultati che riuscirà a raggiungere. Unica voce fuori dal coro è quella dell’opposizione siriana. Il presidente del Consiglio militare supremo dell’opposizione siriana, Selim Idriss, ha infatti bocciato l’accordo appellandosi alla comunità internazionale, sfruttando questa occasione per obbligare il regime di Damasco ad abbandonare anche l’uso dell’aviazione e dei missili balistici, questioni queste che però non sono state affrontate nei colloqui di Ginevra. Intanto, al Palazzo di Vetro tutto è pronto per la presentazione delle conclusioni elaborate dagli ispettori Onu al termine delle loro indagini in Siria. Sui contenuti del rapporto non c’è incertezza visto che dalle anticipazioni giunte nei giorni scorsi sembra che i tecnici abbiano raccolto prove schiaccianti sull’uso di testate chimiche in Siria. Il nodo da sciogliere, e sul quale vige il massimo riserbo, è invece se ci saranno indicazioni su chi ha usato le armi chimiche. (Foto: AP/Larry Downing)Le analisi

Putin ha messo in scacco Obama?

L’accordo di Ginevra sancisce definitivamente il passaggio di Mosca da essere parte del problema nella crisi siriana a essere parte della soluzione. La svolta riporta il presidente Putin al centro dello scenario internazionale alimentandone le credenziali di abile statista. Ma l’ambizioso piano sottoscritto pone nuove sfide alla Russia la cui credibilità dipende ora dal grado di ottemperanza che dimostrerà Assad. E il presidente americano Obama potrebbe sfruttare eventuali imprevisti a suo favore.

“Putin must deliver Assad’s compliance”, Financial Times

“Russia Gains Clout With Syria Initiative”, Gregory L. White, The Wall Street Journal


E’ una vittoria di Assad?

In una dichiarazione ufficiale rilasciata all’agenzia russa RIA Novosti, il ministro della Riconciliazione Nazionale siriana Ali Haidar ha sostenuto che l’accordo tra Kerry e Lavrov rappresenta “un’importante vittoria per la Siria ottenuta grazie all’apporto dell’alleato russo”. Dello stesso avviso anche Shadi Hamid, direttore del Brookings Doha Center, il quale sostiene che l’accordo Usa-Russia allontani sempre di più la minaccia di un intervento militare straniero nel paese.

“Syrian official: Chemical weapons deal ‘victory’”, Ryan Lucas e Matthew Lee, Associated Press/USA Today

“The U.S.-Russian Deal on Syria: A Victory for Assad”, Shadi Hamid, The Atlantic


La guerra continua?

L’opposizione siriana boccia l’accordo sulle armi chimiche tra Usa e Russia annunciato a Ginevra sottolineando come questo “non risolve la crisi”. Il generale Salim Idriss, leader del Comando militare supremo dell’opposizione siriana a Istanbul, ha aggiunto che il regime di Damasco avrebbe spostato in questi ultimi giorni l’arsenale delle armi chimiche in Libano e in Iraq.

“Deal Represents Turn for Syria; Rebels Deflated”, Anne Bernard, The New York Times


Israele si sente rassicurato?

Intanto, il segretario di Stato Usa John Kerry vola a Gerusalemme per fare il punto sui colloqui di pace israelo-palestinesi. Dopo un lungo colloquio privato, Kerry rassicura Netanyahu e aggiunge che “la minaccia dell’utilizzo della forza resta, ed è una minaccia reale”. Cauta, tuttavia, la risposta del primo ministro israeliano.

“Kerry reassures Israel on bid to rid Syria of chemical arms”, Jeffrey Heller e Warren Strobel, Reuters US

redazione grey-panthers:
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