Consapevolezza, collaborazione, contributo: così l’invecchiamento attivo degli over65 li mantiene in salute
Cresce costantemente il numero di anziani in Italia, una tendenza che spesso viene rappresentata come una minaccia per il futuro, soprattutto per le nuove generazioni. La situazione dei 65-75enni, analizzata da un’indagine di Osservatorio Senior, è chiara: l’invecchiamento può essere un’opportunità, un dare una mano allo sviluppo sostenibile della società. Il sondaggio “Le nuove sfide dei Senior”, realizzato nel corso del 2023 in collaborazione con AstraRicerche, ha intervistato mille persone con l’obiettivo di capire cosa pensino di queste sfide e in che modo le stiano affrontando le persone che, secondo l’indagine, è ormai inopportuno identificare come “anziane”, aggettivo inadeguato da sostituire, appunto, con “senior”.
La fotografica degli over65 in Italia
Al Censimento del 1951, il primo della Repubblica italiana, gli over65 erano 4 milioni, l’8% dell’intera popolazione. Oggi sono 10 milioni in più, cioè quasi il 25% del totale. Di qui alla metà del secolo sarà in quella fascia d’età un italiano su tre, cioè 5 milioni in più, in una popolazione che va diminuendo. “E la crescita non è solo quantitativa – spiega Alessandro Rosina, ordinario di Demografia all’Università Cattolica di Milano – perché nel frattempo sono migliorati i livelli di istruzione, le condizioni economiche e quelle di salute. Nel passato a 65 anni ci arrivava una persona su tre, ora siamo a oltre il 90% e la meta degli 80 anni è raggiunta dal 70%. Ciò significa che viviamo in un mondo in cui è del tutto normale arrivare ai 65 con una aspettativa di vita residua di altri 20 anni. Si tratta quindi di una fascia che non si può considerare anziana, perché è normale arrivarci, è normale viverci a lungo in buone condizioni di salute e con risorse culturali, sociali ed economiche molto migliori del passato”. Secondo i ricercatori l’indagine sugli over65 si può sintetizzare con le «tre C»: Consapevolezza, Collaborazione, Contributo.
Gli over65 e la Consapevolezza
Sul primo punto la ricerca spiega che la consapevolezza della necessità dell’invecchiamento attivo è ben presente quasi a tutti. Il 97% degli indagati ritiene importante essere e rimanere attivi, nel lavoro ma anche con l’impegno sociale, l’attività fisica, gli aiuti ai familiari. Più di quattro su cinque, l’81,1%, dice che già sta conducendo una vita attiva e che ha ben presente la sfida qualitativa che l’attende, cioè quella di pensare alla fase della vita che sta vivendo in modo nuovo rispetto alle generazioni precedenti. “C’è però una forte disparità in questa consapevolezza – chiarisce il presidente di Osservatorio Senior Enrico Oggioni – perché la differenza emersa tra le diverse classi socio-economiche è molto elevata: 20-25 punti percentuali, con i più abbienti che l’invecchiamento attivo lo vivono maggiormente, sono più convinti dell’importanza del rapporto tra generazioni e più attenti all’impatto sull’ambiente, sia nel campo dei consumi alimentari sia in quello del risparmio energetico”.
Gli over65 e la Collaborazione
La seconda C indagata, quella della Collaborazione, mostra poi orizzonti nuovi per il rapporto giovani-senior. Un significativo 82% degli over65 intervistati, infatti, è convinto che le differenze tra generazioni siano una ricchezza da valorizzare, perché il confronto e la collaborazione, considerati positivi da due senior su tre, andranno a vantaggio non solo delle persone interessate, ma anche dell’intera società. Gli over 65 non si nascondono che il cammino verso la piena collaborazione non sia cosa facile, con prevalenza però degli ottimisti: il 53,7% ritiene che il realizzarsi di un buon rapporto sia «possibile» o «altamente possibile» e meno del 5% non lo crede realizzabile o ritiene che sia «normale e inevitabile il conflitto tra generazioni».
Gli over65 e il Contributo
La terza C, quella del Contributo, si focalizza su qualcosa che va al di là della cosiddetta Silver economy, cioè della valorizzazione dei senior in quanto consumatori, perché spendere fa bene all’economia. “Ciò che di nuovo sta emergendo – commenta Rosina – lo abbiamo definito ‘Silver Ecology, non tutta, cioè, la silver economy, ma solo quella che favorisce lo sviluppo sostenibile, non solo con consumi e investimenti responsabili, ma anche con volontariato e trasferimento delle competenze e del saper fare. In tal senso ben il 76,6% degli over65 intervistati si dice convinto che uno degli ambiti in cui la propria generazione può dare un contributo rilevante sia proprio lo sviluppo sostenibile”. Molto filo giovani sono infine le priorità ritenute indispensabili per l’Italia: al primo livello c’è la salute su cui il Paese dovrebbe investire di più, ma subito al secondo arriva l’”attuare politiche per migliorare il lavoro dei giovani e per favorire la loro occupazione”.
4 ottobre 2023