F. Liszt
Rapsodie hongroise n°15, Liebesträume n°3, Tarantella napoletana (da Rossini), Liebesträume n°2, Valse-Impromptu, O ! du mein holder Abendstern (da Wagner), Isoldes Liebestod (da Wagner), Consolation, Venezia e Napoli – Tristan Pfaff : pianoforte – Aparté (59’24”)
È grazie a un suo primo cd (DiscAuverS), registrato live al Festival di Auvers-sur-Oise – miniera a cielo aperto di giovani talenti – che avevo scoperto qualche anno fa Tristan Pfaff, adagiato con nonchalance ai piedi (o, più esattamente, davanti alla pedaliera) del suo Grancoda. Originalità di giovane virtuoso o intemperanza di un fotografo in panne di ispirazione, non lo so, ma il contenuto di questo cd non aveva – fortunatamente – nulla a che vedere con la stravaganza della copertina, e mi rivelava un pianista tecnicamente già perfetto anche se impetuoso, quasi tracotante nel suo virtuosismo.
Ma gli anni sono passati e Tristan Pfaff ha percorso, senza cedere alle tentazioni del facile successo, l’itinerario dell’impegno e della maturità. Già la scelta delle composizioni per il suo primo disco, dedicato à Franz Liszt, ci dà a vedere la vastità della sua ispirazione che trasforma questo recital in un «soliloquio» (per usare un’espressione dello stesso Liszt), nutrito sopratutto dalla magia delle trascrizioni con cui il compositore – europeo ante litteram – ha cantato il suo amore per l’Italia, la Francia, la Germania e l’Ungheria, «esportando» al di là delle loro frontiere, melodie, sentimenti ed emozioni.
F. Schubert
Wanderer Fantaisie, Sonate D.894, Marche militaire – Tristan Pfaff : pianoforte – Aparté (60′)
Ancor più esaltante è questo secondo cd, dedicato a Franz Schubert, con due delle sue opere più profonde e complesse: La Sonata in Sol magg. D.894 (una delle rarissime musiche di Schubert a esser stata pubblicata quando egli era ancora in vita) e la Wanderer Fantaisie. Quest’ultima è certamente la sua composizione per pianoforte tecnicamente più difficile. «È il diavolo che dovrebbe suonarla», sembra abbia detto Schubert, che – per quanto buon pianista – sembra non riuscisse ad arrivare correttamente sino alla fine …
Ma se la Wanderer Fantaisie non è musica facile, e lascia spesso, all’ascolto, la sgradevole sensazione che qualcosa si sia perduto per strada, la Wanderer di Pfaff è «raccontata» con la serena autorità di chi ne ha trovato la chiave, ed il racconto del romantico Viaggiatore è più la metafora poetica della vana ricerca di una felicità che non è mai ove noi siamo, che una tragica, disperata conclusione di irraggiungibilità.
Conclude la registrazione, come un bis rasserenante, la gioiosa Marcia militare n°1, una delle tante rapide, estemporanee, composizioni con le quali Schubert continua a rallegrarci, facendoci dimenticare per un momento il suo tragico destino.
Quel che colpisce nell’evoluzione di Tristan Pfaff in questo suo ancor breve percorso discografico, è lo straordinario arricchirsi delle sue sonorità: «Ascolto essenzialmente musica sinfonica e lirica. Mi sembra indispensabile aver il maggior numero di riferimenti vocali, per poi cercare di cantare al pianoforte. Mi domando se il suono non sia, in qualche modo, la traduzione della propria voce personale del pianista».
Ed ancora: «Tutto deve rimanere semplice e naturale. A troppo riflettere si rischia di dimenticare le semplici ma preziose indicazioni che danno a un opera tutto il suo senso, come a voler caricare ogni nota di un’intenzione particolare … Non ci si sbaglia mai cercando semplicemente di cantare, di essere espressivi».
ascolta Tristan Pfaff in Liszt e Schubert