I dischi del mese: gennaio ’15- 2

’Tis a Singing Age, Sir

John Jenkins: Fantasie a 4 – Alberto Rasi: viola da gamba, Accademia strumentale italiana – Stradivarius (70’36)

Ogni nuovo cd di Alberto Rasi e dell’Accademia strumentale italiana, con le sue caratteristiche di harmony, order, proportion, è una gioia ed un gradevole sollievo per l’orecchio spesso stordito dai fragori di un barocco supervitaminizzato. Eppure questo nuovo cd, pubblicato da Stradivarius, è dedicato alla musica di un compositore inglese vissuto in un’epoca di stravolgimenti, e non soltanto politici e militari: Oliver Cromwell ha appena mandato al patibolo Carlo I, ed anche se non riesce a metter fine alla lunga Singing age (l’Età cantante, dei sovrani Stuart, che dà il titolo al cd) il suo fanatismo puritano rende la vita difficile ai musicisti che vivono delle pubbliche esibizioni, sopratutto nelle chiese, o della pubblicazione della loro musica, e bisogna attendere il 1660 ed il regno di Carlo II perché la vita musicale riprenda il suo corso, se non altro per la folta schiera di dilettanti che potranno nuovamente disporre di un ricco repertorio di pubblicazioni a stampa e di opere didattiche.

Rappresentante ideale dei succitati principi d’armonia, ordine ed equilibrio, antidoto ai disagi dell’esistenza e capaci persino di allungare la vita (the exsercise of Musick is a great lenghtner of the life, si legge nel Compleat Gentleman, un trattato di buone maniere – una specie di Libro del Corteggiano di Baldessar Castiglione – da cui proviene anche l’altra citazione), è John Jenkins, virtuoso di liuto e viola da gamba e compositore, «un grande riformatore della musica del suo tempo, in quanto andò ben oltre la monotonia delle vecchie Fantasie e portò amabilità d’espressione in tutto ciò che compose» (scrive un suo allievo, Roger North).

E di queste Fantasie a 4 è amabile e vellutato interprete Alberto Rasi, che con il suo consort di viole fa rivivere le brumose e sognanti atmosfere evocatrici di lunghi e piovosi inverni, di lugubri cieli forieri di tempesta ma che, d’un tratto, schiariscono, e comunque sempre animate da quel carattere cappriccioso che North gli attribuiva.

ecco un video  dell’Accademia strumentale italiana e con le musiche di John Jenkins


 

No.1 «La Passione» 

Franz Joseph Haydn: Symphonies n°1, 39 et 49 – Il Giardino Armonico, Giovanni Antonini – Alpha (70’52)

Spero proprio che tra 17 anni, nel 2032, data prevista per la conclusione di questo monumentale progetto – l’integrale delle 107 Sinfonie di Franz Joseph Haydn -, sarò su una paradisiaca nuvoletta accanto a papà Haydn (l’affettuoso appellativo non è mio: appartiene alla sua epoca ed ai suoi colleghi …) e potrò riferirvi le sue reazioni ed apprezzamenti per questo glorioso omaggio in occasione del 300° anniversario della sua nascita.

Auguro al Giardino Armonico di conservare nel frattempo tutta la musicale energia e l’entusiasmo che da quasi trent’anni dedica alla musica barocca – sopratutto Vivaldi e dintorni – con autorevole originalità, ed ad Antonini di conservare il fuoco dei suoi vent’anni, che nel 1985 suscitò un incendio che ancora non si è spento anche se si è un po’ sparpagliato, e quando ogni tanto risorge è più brace che fiamma.

Da questo primo cd – intitolato «La Passione» (dal titolo della Sinfonia n°49) – è difficile immaginare il programma del progetto: le Sinfonie non sono in ordine cronologico, ed è presente un invitato: Christoph Willibald Gluck, con il balletto-pantomima Don Juan ou le festin de pierre. Giovanni Antonini spiega questa associazione, e la sua chiave d’interpretazione delle Sinfonie di Haydn, in un’intervista con Bernhard Lassahn – scrittore tedesco, paroliere ed artista di cabaret, che ha anche curato il testo di presentazione in un ricco libretto di 70 pagine, illustrato dalle foto di Gueorgui Pinkhassov (dell’agenzia Magnum) per le quali non potuto cogliere alcun nesso con la musica di Haydn.

Quale sarà il programma dei prossimi dischi ? Ci sarà sempre un invitato ? Staremo a vedere, entusiasmandoci intanto per questo primo volume dell’opus, per tutto quel che ci permette di ritrovare o di riscoprire in questa musica, sempre sorprendente, di un Haydn che non ha mai bisogno di imitarsi.

Eccellente la qualità della registrazione che mette nella miglior luce gli splendidi colori e la scintillante dinamica dell’orchestra.

ascoltate gli estratti du questo primo cd; qui troverete un filmato su una seduta di registrazione ed un’intervista con Antonini (in inglese con sottotitoli in francese)


 

Chiaroscuro Quartet

Mozart – Mendelssohn – Quartetto n.15, K 421, Quartetto n.2, op.13 – Aparté (58’06)

Ho già parlato con entusiasmo del Quartetto Chiaroscuro e della loro idea, senz’altro originale e benvenuta, di presentare sistematicamente, nelle loro registrazioni, opere di due differenti compositori, tra loro connesse dai ponti – spesso misteriosi – che collegano epoche e stili diversi.

Dopo un cd Beethoven/Mozart, ed un Mozart/Schubert ecco un Mozart/Mendelssohn. Quasi mezzo secolo separa questi due capolavori; per Mozart, che ha ventisette anni, si tratta di un’audace esperienza in un genere ch’egli affronta per la prima volta in un momento di piena maturità, dedicandone i frutti al suo amico (e maestro del genere) Haydn. Per Mendelssohn diciottenne si tratta del primo quartetto (malgrado il <n° 2> indicato in catalogo), scritto all’indomani della morte di Beethoven e nel fascino dei suoi ultimi  quartetti, composizioni che ancora scandalizzavano il mondo musicale dell’epoca (Spohr li aveva definiti «orrori indecifrabili»).

L’interpretazione del Chiaroscuro Quartet è estrema, al limite dell’indiscrezione – sopratutto per il Mendelssohn – di cui interpreta, più che la musica, i sentimenti, intensificandone vertiginosamente i deliri poetici. I Chiaroscuro restano fedeli ai loro strumenti montati «all’antica», con una sonorità alla quale siamo abituati per Mozart, ma che stupisce, al primo ascolto, per Mendelssohn. Tuttavia, una volta superata la prima, perplessa, sorpresa, questo suono, aspro e drammatico, è rivelatore dell’ambiguità emotiva di questa musica, al limite della buona educazione musicale.

ascoltate il Chiaroscuro Quartet


 

Maîtrise Notre-Dame de Paris

Philippe Hersant: Vêpres de la Vierge Marie – Maîtrise Notre-Dame de Paris, Alain Buet: baritono, Robert Getchell: tenore, Les Sacqueboutiers, Olivier Latry: grand’organo, Yves Castagnet: organo del coro, Lionel Sow – Maîtrise Notre-Dame de Paris (77’)

I Vespri della Vergine Maria, sono stati commissionati à Philippe Hersant per celebrare – assieme a quelli di Monteverdi che inauguravano le cerimonie – il giubileo della cattedrale. Philippe Hersant è compositore contemporaneo – nella più completa accezione del termine – ma la sua musica ha radici profonde e la sua risposta alla commissione è completa e complessa, una densa ed intensa illuminazione degli 850 anni della storia musicale di questo monumento, eco non attenuato né intimidito all’opera del Divino Claudio.

Il maestoso organo di Notre-Dame ed il suo titolare Olivier Latry, ovviamente, e la sua Maîtrise (cioè il coro) diretta da Lionel Sow, sono i protagonisti di questa gloriosa celebrazione, ma anche gli ottoni (tromboni e cornetti) dei Sacqueboutiers, due solisti vocali e l’organo del coro.

La problematica acustica dei maestosi e mistici volumi di Notre-Dame non è certo quanto di meglio l’architettura sacra offre alla musica, né per i numerosi concerti d’organo che vi si tengono regolarmente la domenica per un distratto pubblico formato sopratutto di turisti, né, tanto meno, per la registrazione. Tuttavia, con un prodigioso tour de force, la realizzazione di questo cd – anche se implica due organi (il grand’organo e quello, più piccolo, del coro, situato all’estremità opposta della cattedrale) e diversi organici strumentali e vocali, necessariamente piazzati in posizioni criticamente distanti – è acusticamente esemplare. Non so quanti microfoni siano stati adoperati, ma il risultato è straordinario, passando dall’ariosa spazializzazione degli ottoni e dei cori, ad un’atmosfera più intima e raccolta per i solisti e per il Cantico agli Efesini, nel quale anche le campane di David Joignaux sono messe à contribuzione.

qui troverete un’interessante seri di filmati e di estratti dei Vespri della Vergine Maria di Philippe Hersant

Ferruccio Nuzzo: Dopo una lunga e distratta carriera di critico musicale (Paese Sera, Il Mondo), si è dedicato alla street photo, con una specializzazione ecclesiastica. Vive in campagna, nel sud-ovest della Francia, ove fiere e mercati hanno sostituito cattedrali e processioni. Continua, tuttavia, a mantenere contatti con il mondo della musica, soprattuto attraverso i dischi, e di queste sue esperienze rende conto nella rubrica "La mia Musica. Suggerimenti d'ascolto".
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