A. Vivaldi : per l”Orchestra di Dresda
Les Ambassadeurs, Alexis Kossenko – Alpha (66″04″)
Alexis Kossenko, ultimo (o penultimo) arrivato sulla scena dei grandi interpreti vivaldiani – una scena che da qualche tempo attendeva d”esser rinnovata, i fuochi d”artificio del Giardino Armonico essendo ormai quasi spenti – dopo una registrazione piena di energia e di colore dei Concerti per flauto (Alpha 174) torna con un Vivaldi meno conosciuto e con un disco dal titolo che può dar luogo ad equivoci.
Vivaldi ha, effettivamente, scritto un Concerto «per l”Orchestra di Dresda» RV 576, ma non è di questo concerto che qui si tratta; sono altri 5 che il violinista Pisendel acquistò (copiò?) da Vivaldi in occasione di una sua visita a Venezia ed adattò poi per questa famosissima orchestra, considerata allora come la migliore d”Europa (cioè del mondo).
Dei concerti scritti (poi trascritti) per occasioni festive, trionfali, con i fiati – i corni da caccia sopratutto – dominanti, ed il violino – tenuto, molto probabilmente all”epoca dallo stesso Pisendel, ed ora dalla brava Zefira Valova – che alterna le sue acrobatiche cadenze ai clangori di flauti, oboi, fagotti e corni.
Esecuzioni entusiastiche ed altamente virtuose di un Vivaldi appena appesantito dalla traduzione germanica.
Bizzarramente, nel libretto – per quanto nutrito – manca ogni commento biografico sugli interpreti; ma c”è un”altra assenza, che rimpiango ancor di più, quella dei testi di Denis Grenier che illustravano l”iconografia preziosa e raffinata di questa collezione – Ut Pictura Musica – stabilendo ponti fantasiosi e illuminanti tra il programma musicale del disco e gli abbondanti riferimenti iconografici in copertina e all”interno della custodia del cd. Ora queste brevi ed intense pagine non ci sono più, ed esse mi mancano …
assistete alla seduta di registrazione di uno dei Concerti
J.S. Bach
Concerti per violino BWV 1041-1043, Concerto per tre violini BWV 1064R – G. Von der Goltz, P. Müllejans, A.K. Schreiber, Freiburger Baockorcheste – Harmonia Mundi (61″35″)
Una ricostruzione, per una volta, per nulla arbitraria: le parti per il clavicembalo mostrano, come evidenti, le tracce dell”originale, che, a parte qualche scrupolosa incertezza, ritrova, in questa edizione, le sue sonorità quasi sinfoniche.
E c”e, soprattutto, la solida architettura di questa orchestra, la perfetta integrazione dei solisti – scelti tra i suoi componenti, com”è nelle abitudini di questo ensemble – e la sonorità – così caratteristica dei Freiburger – che ghermisce le linee melodiche e non se le lascia sfuggire sino alla fine.
W.A. Mozart
Requiem K.626 – Concerto per clarinetto K.622 – B. Dieltjens, L. Hall, A. Noldus, H. Jin, J.Wagner, New Century Baroque, L. Garcia Alarcon – Ambronay (65″40″)
Quest”opera è scritta per lo strumento a fiato favorito di Mozart (che gli ha anche dedicato uno splendido Quintetto ed un Trio con la viola e il pianoforte) e che non è esattamente un clarinetto, ma un corno di bassetto – un cugino dal suono più grave, dolce e vellutato, «inventato», appunto, da Stadler.
Soltanto di recente è stato trovato qualche modello in condizioni abbastanza buone di questo strumento – ormai abbandonato e dimenticato – che ha permesso una riproduzione fedele a quel che si pensa sia stato l”originale. Il corno di bassetto di Benjamin Dieltjens – costruito da un liutaio di Innsbruck – ha una sonorità meravigliosa ed un timbro omogeneo, con un registro acuto mai aggressivo e il colore un po” brumoso della nostalgia per il tempo che arriva, irrimediabilmente, alla sua fine.
Per il Requiem, è stata scelta un”edizione che esclude il Sanctus, il Benedictus e l”Agnus Dei (le tre parti certamente scritte da Süssmayr, l”allievo di Mozart che aiutò il compositore, ormai allo stremo delle forze, nella stesura delle ultime righe – quelle del Lacrimosa – che egli riuscì a formulare).
I solisti sono giovani, quasi debuttanti – ad eccezione del baritono-basso Josef Wagner – tutti vivamente illuminati dallo spirito barocco che anima ogni frase e la trasparente progressione dei contrasti, sostenuti dalla vocalità fluida e calorosa del Coro da camera di Namur che illustra vigorosamente ogni tensione drammatica.
La registrazione è stata effettuata nel quadro del Centro d”incontri del festival d”Ambronay; dal vivo, immagino, ciò che evita la frammentarietà dell”inspirazione, dell”emozione, frequente ed imbarazzante nelle edizioni registrate in studio di questo capolavoro.
ascoltate gli estratti dal Concerto per clarinetto ed il Kyrie dal Requiem