Telemann
Ouverture & Concerti pour Darmstadt – Les Ambassadeurs, Alexis Kossenko: flauto e direzione, Zefira Valova: violino – Alpha (70’25)
L’evento musicale dell’anno! Telemann s’è svegliato, s’è liberato della pesante sonnolenza sciropposa nel quale lo avevano avviluppato alcune recenti interpretazioni discografiche, per riconquistare quella supremazia di geniale vitalità, che anima ed illumina anche le sue composizioni più paludate e solenni: ascoltate, per esempio, l’Ouverture per due corni, due oboi, fagotto e archi in Fa maggiore TWV 55:F3 che apre il programma del cd: che lusso di colori e di timbri, con i corni naturali (senza valvole né pistoni, né altri artifici rassicuranti che facilitino l’emissione) dei fratelli Madeuf, volta a volta trionfanti o voluttuosi e gli oboi frizzanti e scintillanti in un dinamismo mai esibizionistico (quante gratuite acrobazie inquinano oggi le rigorose architetture barocche !).
Ed ecco che sulla scena, sontuosamente spalancata dall’Ouverture, si affaccia l’insinuante violino virtuoso di Zefira Valova – Konzertmeister e solista degli splendidi Ambasciatori – con l’insolito Adagio iniziale di quella adorabile miniatura che è il Concerto in la minore TWV 51:a1, poco più di sette minuti di musica che ci preparano a quel che segue: le aeree e voluttuose divagazioni del flauto di Alexis Kossenko, di un’eleganza senza limiti e senza confronti: questo solista – che è anche il direttore dell’ensemble – mi sorprende ad ogni sua nuova registrazione, con la ricchezza e la naturalezza del suono e quella libertà e leggerezza senza alcuno sforzo nell’adeguarsi ai colori ed allo stile dell’epoca (a quello che noi siamo ormai convinti sia lo stile dell’epoca) che per una volta rendono credibile e immediata questa barocchissima autenticità d’interpretazione.
Due Concerti per flauto traversiere, dunque, il TWV 51:D1 ed il TWV 51:D2, ambedue in Re maggiore, e tra di loro l’umoroso TWV 52:e3, per flauto e violino, un divertimento per i due strumenti solisti che svolazzano rivaleggiando senza competizione, evaporando ogni tanto nell’arcadica, radiosa, atmosfera di un Adagio.
Georg Philippe Telemann è il compositore dalle oltre 6 000 opere, condannato dalla sua prolificità ad un’inevitabile distrazione, dalla quale lo recuperano – ben di rado, ohimè – meravigliosi eventi come questa registrazione, esemplare a cominciare dalla scelta del programma, intelligente associazione di opere più o meno conosciute e che si conclude con un Vivace che ci riporta all’atmosfera trionfante dall’Ouverture iniziale.
Les musiciens et la Grande Guerre
X – Concertos pour la main gauche
B. Britten, E.W. Korngold – Nicolas Stavy: pianoforte, Orchestre national de Lille, Paul Polivnick – Hortus ( 57’07)
Un personaggio che da sempre mi ha affascinato è Paul Wittgenstein, fratello maggiore del celebre filosofo Ludwig Wittgenstein – uno dei padri della filosofia moderna e del pensiero scientifico del XX secolo, con particolare riferimento alla logica con tutte le sue implicazioni sino alle ricerche sull’intelligenza artificiale.
Paul Wittgenstein, nato in una ricca famiglia austriaca, regolarmente frequentata da Johannes Brahms, Gustav Mahler et Richard Strauss, era un pianista dotato e abbastanza conosciuto quando scoppiò la Grande guerra. Partito per il fronte, fu ferito e fatto prigioniero dai russi. Amputato del braccio destro, durante la convalescenza decide di non rinunciare alla sua passione ed alla sua carriera, continua a suonare utilizzando soltanto la mano sinistra, compone ed adatta diverse opere del repertorio pianistico in funzione del suo handicap, riprendendo i concerti che gli daranno la celebrità assieme all’ammirazione per il coraggio a superare le difficoltà della sua condizione. Incoraggiato dal successo, si rivolge a numerosi compositori i quali scrivono per lui musiche pianistiche per la mano sinistra. Il più famoso di tutti fu Ravel con il suo famoso Concerto che diede a Wittgenstein una notorietà mondiale, anche se la sua interpretazione, piuttosto «libera» della partitura fu all’origine di non poche litigate con il compositore.
Se il Concerto di Ravel è il più conosciuto, altre composizioni, non meno interessanti, furono comandate da Wittgenstein o a lui dedicate. A due di queste è dedicato il cd di Hortus, nella serie I Musicisti e la Grande guerra, un’affascinante antologia di cui già ho parlato in questa rubrica. La più interessante è Diversions pour piano main gauche et orchestre, un tema e 11 variazioni di Benjamin Britten, opera maggiore, anche se poco eseguita del compositore inglese, piena di vita e di lirismo. Completa il programma il sorprendente – ed esplosivo – Concerto op.17 dell’austriaco-holliwoodiano Erich Wolfgang Korngold che Wittgenstein conobbe e frequentò in Austria e ritrovò poi negli Stati Uniti ove si erano tutti e due trasferiti per sfuggire alle persecuzioni razziali.
Un disco che non è soltanto una testimonianza delle catastrofiche conseguenze di un conflitto sulla vita di un uomo e di un artista, ma sopratutto sul coraggio che permette, attraverso la musica, di risorgere a una nuova vita.
Nicolas Stavy, validamente accompagnato dall’Orchestre national de Lille diretta Paul Polivnick, è un interprete attento e sensibile di queste opere che meritano di essere conosciute al di là dei loro significati aneddotici.
Romain Leleu
Trumpet Concertos – Jolivet, Delerue, Beffa, Robin, Matalon – Romain Leleu: tromba, Orchestre d’Auvergne, Roberto Forés Vases – Aparté (59’)
Ho già parlato, con tutto l’entusiasmo possibile, di Romain Leleu, del suo virtuosismo illimitato alla tromba, della sua disinvolta eleganza nell’affrontare i repertori più diversi, dal classico alla musica per il cinema, dagli originali per il suo strumento alle trascrizioni. Era una stella montante, scoperta dal gran pubblico nel 2009 come «rivelazione solista strumentale», ormai è una stella fissa, e di maggiore grandezza, e non poche sono le opere che gli vengono dedicate.
In questo quarto cd registrato per Aparté, Leleu ci presenta tre opere inedite, assieme a due Concertini che sono ormai dei classici del XX secolo per la tromba: quello di André Jolivet – destinato al concorso del Conservatorio – e quello di Georges Delerue (noto autore di numerose colonne sonore di film celebri), dalla rassicurante tendenza neoclassica. Tuttavia sono le composizioni che ascolto per la prima volta le più interessanti: il Concerto di Karol Beffa – il mio favorito, del quale Leleu, a cui è dedicato, presentò la prima esecuzione – intenso e tormentato, Le chant de l’âme (Il canto dell’anima) di Jean-Baptiste Robin, che è stato scritto per questo disco, e le intricate e mutevoli Trame XII di Martin Matalon, dedicato anch’esso al solista.
Se Romain Leleu ci aveva già dimostrato tutte le sue vertiginose risorse facendoci riscoprire alcuni classici del repertorio per la tromba nei primi quattro cd registrati per Aparté, è in queste composizioni, meno «evidenti», che si rivela non soltanto la sua grande musicalità, ma sopratutto la sua personalità, ed una gentilezza senza alcuna delle pretenziose asserzioni del grande solista che ci apre la via ad un ascolto rassicurante, come una guida fidata verso nuovi orizzonti musicali.
Complice ideale nell’impresa, lo spagnolo Roberto Forés Veses dirige l’Orchestra d’Auvergne.