Keith Jarrett
Samuel Barber: Piano concerto op.38, Bela Bartók: Piano concerto n°3, Keith Jarrett: Tokyo Encore – Keith Jarrett: pianoforte, Rundfunk-Sinfonieorchester Saarbrücken, Dennis Russel Davies, New Japan Philharmonic Orchestra, Kazuyoshi Akiyama – ECM (59’)
Per festeggiare i 70 anni dell’immenso Keith Jarrett, pianista jazz e favoloso improvvisatore (ma anche – o, almeno per me, sopratutto – interprete classico: mi fu rivelato dalle sue rigorosissime pur se «nuove» Variazioni Goldberg di J.S. Bach) ECM pubblica un cd con due storiche interpretazioni registrate dal vivo negli anni ’80: il Piano concerto op.38 di Samuel Barber ed il Concerto per pianoforte n°3 di Bela Bartók.
Avevo conosciuto il Barber – piuttosto melenso o vanamente eccitato – che era arrivato in Italia 45 anni fa con il Festival di Spoleto di Gian Carlo Menotti. Lo riscopro adesso nella potente interpretazione, tesa e nervosa che Jarrett ci dà del suo Concerto op.38, ricca, purtanto, di tutte le sfumature sentimentali nella Canzone. Moderato del secondo movimento.
È, tuttavia, il Bartók del Concerto il capolavoro di questo disco, in una registrazione effettuata nel 1985 a Tokio. Keith Jarret è accompagnato dalla New Japan Philharmonic Orchestra diretta da Kazuyoshi Akiyama e ci rivela con la sua impareggiabile sensibilità tutto il lancinante tormento di una tristezza che finisce, tuttavia per sublimare in una pace luminosa.
Il cd si conclude con un bis improvvisato al concerto di Tokio: Nothing but a Dream.
ascoltate gli estratti del cd di Keith Jarrett
Laborde – Rameau
Trio Dauphine, Maïlys de Villoutreys: soprano – Evidence (72’)
Rappresentante ideale della policroma e movimentata società che al XVIII secolo animò la vita culturale parigina sino alla sua tragica fine sulla ghigliottina, Jean-Benjamin de Laborde, favorito e primo valet di Louis XV, fu banchiere e fermier général – cioè collettore d’imposte -, una carica non certo popolare ai tempi della rivoluzione e che ne spiega, malgrado il suo successo come autore di arie, canzoni ed opere di successo, la tragica fine.
Scritte per un ensemble alla moda nei saloni dell’epoca – voce, arpa, violino e clavicembalo – su soggetti e testi galanti, queste canzoni sono il nucleo del programma del raffinato cd del Trio Dauphine con il soprano Maïlys de Villoutreys. Le circondano, con eleganza, altre musiche strumentali dell’epoca e tutte legate al nome di Laborde, come la bella Sonata III op.XVI per arpa sola di Francesco Petrini – virtuoso di questo strumento, nato a Berlino ma di origine italiana e sopratutto attivo a Parigi, al seguito della gran moda dell’arpa, strumento favorito della regina, Maria-Antonietta, che se ne dilettava -; la Sonata è, appunto, dedicata alla figlia di Laborde. E sempre a Laborde è dedicato uno dei movimenti della Prima suite per clavicembalo di Jean-Baptiste Forqueray, come uno dei movimenti del secondo Concerto di Jean-Philippe Rameau, che fu anche uno dei suoi maestri.
ascoltate su YouTube «Quoi que pour vous» e «Non, non, tous les cœurs», due canzoni di Jean-Benjamin de Laborde
Rio-Paris
Natalie Dessay, Agnès Jaoui, Helena Noguerra, Liat Cohen: chitarra – Erato (68’50)
La chitarra è il cuore pulsante di tutta la musica brasiliana, classica o popolare, con tutto il profumo dell’esotismo amerindio e africano coltivato nella tradizione europea. Il brasiliano Heitor Villa-Lobos, ne è il massimo esempio: egli ha attinto la sua ispirazione alle profonde sorgenti dell’anima del suo paese e lo ha onorato di composizioni che sono alla chitarra quel che la musica di Chopin è al pianoforte ed alla Polonia, influenzando gli artisti della generazione successiva: Tom Jobim, Baden Powell, João Gilberto, Luiz Bonfa ed Egberto Gismonti. Come lui, e come tanti altri interpreti e compositori che hanno soggiornato a Parigi stabilendo un forte legame con la capitale francese, anche la chitarrista Liat Cohen ha compiuto a Parigi una sorte di viaggio iniziatico che le ha permesso di far evolvere la sua carriera incontrando un pubblico caloroso ed appassionato.
Ed a Parigi è dedicato questo affascinante cd ed il suo programma ispirato alla chitarra, alla musica brasiliana ed alle sue magnifiche canzoni, alternate alle composizioni puramente strumentali di Villa-Lobos. Liat Cohen ha riunito tre amiche – il grande soprano Natalie Dessay, Agnès Jaoui ed Helena Noguerra – e le quattro parigine, d’origine o d’adozione, rendono un omaggio ai compositori tutti legati a Parigi, tendendo uno splendido ponte musicale tra questa città e Rio.
Le Livre de Notre-Dame
Maîtrise Notre-Dame de Paris: coro di fanciulli, Yves Castagnet, Denis Comtet: organo, Émilie Fleury: direzione – Maîtrise Notre-Dame de Paris – (66’55’’)
Per celebrare il giubileo degli 850 anni della cattedrale, Musique sacrée à Notre-Dame de Paris – che ne gestisce la vita musicale – ha commissionato a 15 compositori francesi – tra i più noti contemporanei – una messa breve e dodici mottetti, che coprono – con testi in latino ed in francese – le principali tematiche dell’anno liturgico.
Ne è risultato il Libro di Notre-Dame, un ciclo variato, e dalle estetiche molto diverse, di composizioni per coro di fanciulli e organo, quasi tutte molto semplici e di media difficoltà, quindi destinate non soltanto ad illuminare del loro profondo misticismo le navate della monumentale dedicataria, ma ad essere «esportate» in tutte le chiese che dispongono di un coro per animare le funzioni liturgiche.
I compositori non sono tutti particolarmente specializzati nel repertorio sacro, il che aggiunge interesse a questo Libro, tratto d’unione che congiunge il mondo della creazione a quello della musica sacra.
L’interpretazione della Maîtrise Notre-Dame de Paris, una delle più note e virtuose di Francia, composta da fanciulli tra gli 8 e i 14 anni e diretta dall’appassionata Émilie Fleury (che, tra l’altro, è anche direttrice aggiunta del Coro dell’Esercito francese), è all’altezza dell’impegno. Le voci sono accompagnate dall’organo di Yves Castagnet e Denis Comtet in una splendida registrazione che evoca i grandiosi spazi mistici della cattedrale (croce e delizia degl’ingegneri del suono).