CD e altre musiche di marzo II, di F. Nuzzo

È la storia, simile a tante altre, macabre, mostruose, che in questi giorni si susseguono tragicamente sui quotidiani e sugli schermi dei telegiornali. Ma c’è qualcosa che la rende ancora più assurda e paradossale, anche se illuminata da un bagliore di speranza, e questo qualcosa è la musica.

Ayham al-Ahmad è un profugo palestinese, dal suo paese è emigrato in Siria ed un giorno, Yarmouk, ha deciso di portare il suo pianoforte per strada e di cantare e far cantare, su questa scena di rovine e di crateri di bombe, così diversa da quella di un auditorium, di una sala da concerto. Contro l’angoscia, contro la desolazione, per la speranza, anche se in lontananza si sente il rombo dei bombardamenti, ha riunito intorno al vecchio pianoforte scordato qualche sopravvissuto, spauriti ragazzi, e canta con loro. Questo strumento, unica ricchezza che gli era rimasta, gli è stato preso dai terroristi di Daesh che l’hanno bruciato davanti ai suoi occhi disperati. Ed è un miracolo che non lo abbiano ucciso …

Ora Ayham è in Germania, ed ha ricevuto il premio Beethoven della città di Bonn, dalle mani di Martha Argerich in persona, il simbolo della Musica che sopravvive a tutto, anche alla più ignobile follia che cova travestita dei panni di una delirante ideologia

“Quelle connerie, la guerre !” (che stronzata la guerra !) scriveva Prévert  …

ps: oltre ai due video inseriti nel testo, potrete trovarne altri, sempre tramite YouTube, su Ayham al-Ahmad e la sua odissea, in inglese o tedesco.


 

Florentino Calvo   

MandolineLFM (79’24)   

Récital de MandolineLFM (58’)

Portraits en forme di miroirLFM (61’13)

Trio Polycordes vol.1 e vol.2

Florentino Calvo: mandolino, Jean-Marc Zvellenreuther: chitarra, Isabelle Daups: arpa – LFM (47’59 e 56’23)

Estudiantina d’Argenteuil vol.1 e vol.2  

diretta da Florentino Calvo: mandolino – LFM (67’40 e 61’03)

Come avete visto in apertura di questa pagina, la musica può consolare, ridare speranza e la forza di resistere, ma essa propone anche anche gioie più leggere, distrazioni che entrano lievi nella nostra vita e ne svaniscono lasciando un profumo che, pur indeterminato, lascia una benefica impronta, facile a rievocare in quel raccolto, intimo, sensibile strumento musicale che è la memoria.

È il caso della musica per mandolino, lo strumento tradizionalmente napoletano – anche se numerosissime sono le sue filiazioni in tutto il mondo: la mandola e il mandoloncello, il greco bouzouki, il cavaquinho brasiliano e l’oud del medio oriente.  Con il suo suono piccante e romantico al tempo stesso, il mandolino evoca alla lontana l’eleganza di altri più aristocratici strumenti suoi antenati, come il liuto e la tiorba, e la popolare immediatezza della chitarra. Ci sono, certo, i due famosissimi Concerti di Vivaldi, e le Sonatine, più altre composizioni, di Beethoven di cui vi ho parlato con entusiasmo in gennaio. Ritorno oggi al mandolino ed al favoloso virtuoso di quella registrazione, Florentino Calvo, che al suo strumento solista ha dedicato due cd, tre altri al mandolino in trio, accompagnato da chitarra ed arpa, e ancora due cd con l’ensemble di strumenti a plettro Estudiantina di Argenteuil.

Ma dove troverà Florentino Calvo tanta musica? Ebbene, il repertorio della musica per questo strumento di origini popolari ma che ha deliziato i salotti aristocratici del ‘700 e borghesi dell’800, è ricchissimo di opere originali e trascrizioni, e Florentino, uno dei più autorevoli specialisti e pedagoghi a livello mondiale del mandolino, ne illustra in questa collezione tutte le possibilità virtuose. Particolarmente interessante è il recital contenuto nel primo cd Mandoline, nel quale egli è solo con il suo strumento, e presenta il programma più variato che si possa immaginare. Dalle immancabili trascrizioni da Johann Sebastian Bach (il Preludio dalla Suite n°1 in sol maggiore BWV 1007 e la miracolosa Partina n°2 BWV 1004 – quella della vertiginosa Ciaccona) ai Preludi di Raffaele Calace, liutaio e compositore napoletano, rappresentante della rinascita del mandolino in tempi moderni (autore del violino di Mussolini e di un Concerto a lui dedicato, e più tardi famosissimo in Giappone ove mise alla moda il mandolino e fu super-decorato dall’imperatore Hiro-Hito), passando per il Tema e Variazioni di Gabriele Leone, eccezionale virtuoso della seconda metà del ‘700, e noto in tutta Europa (fu, tra l’altro, direttore dell’Opera di Londra).

Impossibile dettagliare il vastissimo programma di questa collezione (quasi tutti autori pressoché sconosciuti) realizzata grazia all’appassionato lavoro di registrazione e di edizione di Francis Rotstein. Vi segnalo tuttavia il Concerto per 4 strumenti a plettro e chitarra, op. 155 di Raffaele Calace nel cd Estudiantina d’Argenteuil vol.1, e la deliziosa trascrizione dell’Ouverture di Der Schauspieldirektor, K.486 (Il direttore del Teatro) di Mozart e la Suite Messicana, op.16 di Eduardo Angulo, nel vol.2. Il primo cd del Trio Polycordes presenta, inoltre, interessanti composizioni di Goffredo Petrassi – uno dei padri dell’avanguardia musicale in Italia – e di Hans-Werner Henze. Potrete, comunque, ascoltare gli estratti di tutti i dischi segnalati tramite i links con Amazon.

Florentino Calvo


 

Stravinsky/Satie  

Paris joyeux & triste – Alexei Lubimov, Slava Poprugin: pianoforte – Alpha (77’30)

Un cd estremamente vivace e divertente – anche se, almeno nel titolo, il Parigi gioioso è fiancheggiato dal Parigi triste. Associando e mescolando musica e teatralità, il celebre pianista e fortepianista russo Alexei Lubimov ha messo insieme due compositori che all’inizio del XX secolo, malgrado i notevoli contrasti – musicali nonché di carattere e socialità – furono grandi amici ed ambedue memorabili provocatori: Igor Stravinsky ed Erik Satie.

Fu Stravinsky stesso a curare la riduzione per due pianoforti del famoso Concerto grosso per piccola orchestra Dumbarton Oaks – dal nome della proprietà dei coniugi Bliss che ne furono i commanditari dell’opera (la prima fu diretta dalla barocchista ante litteram Nadia Boulanger) – qui associato al meno noto Concerto per due pianoforti. Quanto alle composizioni di Erik Satie – che ha scritto quasi esclusivamente per pianoforte – sono state arrangiate da Darius Milhaud e da John Cage, un grande ammiratore dello stravagante umorismo e dell’originalità di questo compositore, personaggio veramente unico nella storia della musica. « Satie è inesauribile, come i funghi», dichiarava Cage, appassionato micologo dilettante, che, appunto grazie alla sua competenza in questo campo, fu tra i primi vincitori di Lascia o raddoppia. Cage fu, inoltre, l’unico interprete – à New York, nel 1963 – di Vexations, una composizione di Satie che consisteva nella ripetizione per ben 840 volte consecutive dello stesso motivo musicale seguito da due differenti armonizzazioni (durata di questa massacrante – per l’interprete e per il pubblico – integrale: 18 ore).

Alexei Lubimov ed il suo amico e complice Slava Poprugin, per l’interpretazione dei brani in programma – ben più brevi …- utilizzano 3 pianoforti differenti, un Gaveau del 1906, un Bechstein del 1909, ed un Pleyel del 1920, che con le loro sonorità d’epoca contribuiscono notevolmente a ricreare l’atmosfera più adatta ad evocare le sensazioni di «modernismo» che queste musiche provocarono in quegli anni (lo scandalo suscitato tra il pubblico e nella critica benpensante da Le Sacre du Printemps era ancora vivo nelle memorie della Parigi mondana ed intellettuale).

Paris joyeux & triste


alla breve

Henri Dutilleux    

Pages de Jeunesse – Pascal Godart: pianoforte, Daniel Breszynski: trombone, Alexandre Gattet: oboe, Vincent Lucas: flauto, Marc Trénel: fagotto – Indésens (58’42)

Nell’occasione del centenario della nascita di Henri Dutilleux, il grande compositore francese scomparso 3 anni or sono, Indesens, il label specializzato in musiche  per strumenti a fiato, ripropone questo interessante cd di opere composte tra il 1942 ed il 1950, registrate qualche anno fa da solisti dell’Orchestre de Paris e dell’Opera de Paris con la supervisione dell’autore. Musiche dedicate agli allievi del Conservatorio, che esplorano attraverso un racconto fantasioso e poetico tutte le possibilità e le difficoltà del flauto, dell’oboe, del fagotto e del trombone, ma anche la Sonata per pianoforte op.1 che Dutilleux dedicò alla giovane moglie, Geneviève Joy, brillante pianista, qui intensamente interpretata da Pascal Godart.

Pages de Jeunesse


 

Les Musiciens & la Grande Guerre 

vol. XIV – Sérénade  

Hindemith, Toch, Milhaud, Stravinsky, De la Presle – Quatuor Calidore – Hortus (66’50)

Les Musiciens & la Grande Guerre 

vol. XVI – Verdun, feuillets de guerre  

Pierné, Ladmirault, De la Presle, Hahn, Caplet, Scotto etc. – Françoise Masset: soprano, Anne le Bozec: pianoforte – Hortus (67’56)

Vi presentavo, in uno dei primi numeri di questa rubrica, l’interessante collezione che Hortus dedica ai musicisti che furono più o meno direttamente coinvolti nei tragici conflitti della prima Guerra Mondiale (non pochi di loro morirono in trincea). Siamo ora arrivati al vol. XIV, con i dimenticati Trois pièces per quartetto di Igor Stravinsky, assieme a due Quartetti di Hindemith e Milhaud, nell’interpretazione del californiano Quartetto Calidore, che presenta anche la Serenata di Ernst Toch – un compositore austriaco che merita veramente di esser conosciuto – e la Suite del giovane Jacques de la Presle, una reazione alla morte, alla disperazione ed alla noia vissute nei tunnel sotto i bombardamenti.

Quanto al vol. XVI, esso raccoglie 12 melodie inedite scritte in occasione della battaglia di Verdun, assieme ad altre canzoni che testimoniano l’impegno delle donne  (La tornitrice di obici) e gli ardori di una Francia forte e fiduciosa (Il tamburo), interpretate con entusiasmo e passione dal soprano Françoise Masset e dalla pianista Anne le Bozec.

Les Musiciens et la Grande guerre

 

Ferruccio Nuzzo: Dopo una lunga e distratta carriera di critico musicale (Paese Sera, Il Mondo), si è dedicato alla street photo, con una specializzazione ecclesiastica. Vive in campagna, nel sud-ovest della Francia, ove fiere e mercati hanno sostituito cattedrali e processioni. Continua, tuttavia, a mantenere contatti con il mondo della musica, soprattuto attraverso i dischi, e di queste sue esperienze rende conto nella rubrica "La mia Musica. Suggerimenti d'ascolto".
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