CD e altre musiche di gennaio, di F. Nuzzo

Cari Grey Panthers musicofili, un nuovo anno ha inizio, un anno che spero sereno per tutti noi, e ricco di esaltanti novità musicali. Qualcuna, intanto, in questa nostra pagina dedicata alla musica registrata.

Mi è stato fatto notare che i dischi di cui vi parlo – pubblicati spesso da piccole case discografiche (quelle che, secondo me, hanno il programma più interessante e scoprono e presentano le giovani rivelazioni) – non sempre sono facilmente reperibili, soprattutto se si vive lontano dalle grandi città e dai negozi specializzati. Ma niente paura: per questo c’è Amazon Italia. Alla fine della presentazione del cd troverete un link che vi darà accesso alla pagina Amazon relativa al cd, potrete ascoltarne gli estratti ed, eventualmente, ordinarlo.

Un’altra novità di questa pagina sarà, al tempo stesso, per gli occhi e per l’orecchio. Sempre più spesso i musicisti si lasciano andare al gioco del video-clip (o sono filmati, qualche volta a loro insaputa …): un esempio straordinario ve l’ho proposto nella selezione di novembre, associato al cd di Luca Oberti – che, tra l’altro, è candidato al David di Donatello – altri sono in preparazione, oltre a quelli di tempi lontani – quando ancora non si chiamavano video-clips – che sto cercando per voi, in giro per la rete.

E per dare inizio a questa serie, che spero lunga e ricca di sorprese, una rarità: il retroscena del concerto leggendario, che vide riuniti nell’agosto del 1969, al Queen Elizabeth Hall di Londra, Daniel Barenboim, Itzhak Perlman, Pinchas Zukerman, l’indimenticabile Jacqueline du Pré (nella foto) e Zubin Mehta – già noto direttore d’orchestra, ma che all’occasione riprende il contrabbasso – in una memorabile Trota di Schubert. I cinque giovani solisti, tutti destinati ad essere personaggi di primo piano nel mondo della musica, in attesa di entrare in scena si esibiscono in scatenate improvvisazioni, scambiando gli strumenti. Nel loro gioco si rivela tutta la gioia che la musica può suscitare nella complicità del suonare insieme, una gioia che, tra qualche minuto, animerà la scena e comunicherà al pubblico la divina magia di Schubert.


De Prague à Vienne  

Duo a piacere – Aline Zylberajch: fortepiano, Florentino Calvo: mandolino – LFM (74’40)

Vi ho parlato rapidamente – nei miei consigli sui dischi offrire per Natale – di questo cd fuori dal comune, che avevo appena ricevuto. Val la pena di tornarci sopra, e non soltanto per rinnovare il mio entusiasmo per gli interpreti e la loro raffinata presentazione dell’inedito programma, ma per spender qualche parola sul mandolino, questo strumento oggi generalmente considerato «povero», ma che ha avuto nel passato i suoi momenti di gloria, e che – al pari della fisarmonica, in qualche modo sua consorella – può riservarci grandi e piacevoli sorprese. Non fu soltanto una moda passeggera e superficiale, quella del mandolino al XVIII secolo – come quella di tanti altri strumenti destinati a scomparire (come la musette, giusto per citarne uno) -; lo strumento ben si adattava, per le sue dimensioni elegantemente contenute e per la grazia del suono, alle rosee dita delle damigelle francesi, ed anche Maria Antonietta lo ebbe caro sino agli ultimi, sfortunati giorni della Bastiglia. Grandi compositori come Beethoven e Spohr gli dedicarono più tardi pagine non minori della loro opera, ed è forse la mancanza di virtuosi che ha fatto dimenticare queste piacevolissime composizioni, spesso d’occasione – come le Sonatine , l’Adagio e l’Andante con variazioni qui registrati che il giovane Beethoven compose a Praga «pour la belle J par LvB», cioè per la contessina Josephine von Clary-Aldringen che, come altre sue giovani allieve, non aveva mancato di ispirargli teneri sentimenti – ma non per questo meno interessanti.

Ed accanto ad esse la Grande Sonata ed un movimento del Concerto, di Hummel – compositore ben noto ai suoi tempi – di cui oggi si ricorda sopratutto il Concerto per tromba – la Sonata del grande virtuoso bresciano Bartolomeo Bortolazzi ed un vero gioiello: la Sonata del viennese Vincenz Neuling.

Aline Zylberajch e Florentino Calvo ricreano con garbo e delicatezza, ma senza cedere alle tentazioni del frivolo intrattenimento, l’inedita complicità della tastiera e delle corde pizzicate, in una preziosa registrazione che ha avuto luogo nella superba acustica del Convento dei Domenicani di Haute-Alsace. Appena scoperte, queste musiche diventano immediatamente memorabili!

sul sito de La Follia Madrigal troverete due video ed un estratto del cd


Boris Tishchenko – Violin Works

Gabriel Tchalik: violino, Dania Tchalik: pianoforte ((prima registrazione mondiale) – Evidence (74’28’’)

Boris Tishchenko Piano Sonatas n°7 with bells & n°8 

Nicolas Stavy: pianoforte, Jean-Claude Gengembre: campane – Bis (70’50)

Boris Tishchenko è un compositore russo, allievo di Shostakovich e sino a qualche tempo fa quasi totalmente sconosciuto in Italia (io lo scopersi per caso, grazie ai mai abbastanza lodati negozi di dischi di seconda mano ed a qualche cd russo miracolosamente arrivato da noi). È un GRANDE compositore, di una modernità intensa e dolorosa che dal suo maestro ha appreso sopratutto la profondità dell’impegno ed una serietà e severità che in occidente fu testimoniata, forse, soltanto dal nostro indimenticabile Giacinto Scelsi.

Grazie a qualche giovane interprete ed alle iniziative di case discografiche coraggiose e non convenzionali, Tishchenko comincia a occupare nel nostro panorama musicale lo spazio che merita (potete trovare su YouTube – in francese – una serie di interviste di Gabriel Tchalik – il solista che ha curato l’Integrale della musica per violino qui presentata – con Jacques Loffe, che del compositore fu grande amico, e che ci parla dei suoi rapporti con Shostakovich, delle sue passioni letterarie, dell’impegno politico e delle fonti d’ispirazione). Il mio primo «incontro» con il giovane virtuoso franco-russo fu in occasione della sua registrazione dei 24 Capricci di Pietro Antonio Locatelli; qui il genere è completamente diverso, ma Tchalik conferma la sua sensibilità ed il suo impegno, dando delle due Sonate, del Capriccio  e delle Due Danze in stile antico, un’interpretazione intensa e dolorosa, accompagnato con fervida attenzione dalla sorella Dania.

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Più vive, meno drammatiche, con una certa luminosa apertura e senza quella sensazione di imminente rottura così speso presente nella musica di Tishchenko, le due Sonate per pianoforte che Nicolas Stavy interpreta con concentrazione e maturità, in particolare la Sonata n°7, con un inedito accompagnamento di campane, che, senza contrapporsi al pianoforte, ne sottolineano le ispirazioni, solenni all’inizio poi evolvendo verso la vivacità del carillon. Il lirismo accentuato e l’agile e multiforme dinamica della Sonata n°8 fanno pensare alle musiche per il cinema muto, quando il pianista improvvisava nel buio della sala con un occhio allo schermo ed uno alla tastiera. Nicolas Stavy segue ed illustra gli umori, con tutto l’atletico rigore del pianismo russo, addolcito e sfumato tuttavia da intenzioni più occidentali.

Una rapida intervista con Gabriel Tchalik ed un lungo estratto del suo cd.

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alla breve

Le grazie del violino nel seicento italiano

Arparla, Davide Monti: violino, Maria Christina Cleary: arpa doppia – Stradivarius (71’11)

Vi avevo già presentato con tutto l’entusiasmo che merita questo originale ensemble (originale ai nostri tempi, perché in epoca barocca il violino dialogava sovente con l’arpa, sia nella pratica musicale familiare che nelle distrazioni dei saloni alla moda), ritorno oggi alle eleganti evoluzioni del violino di Davide Monti e dell’arpa doppia di Maria Christina Cleary che in questo cd presentano un programma più variato, dedicato ai compositori italiani del ‘600, tra i quali i più celebri rappresentanti della scuola violinistica europea, da Biagio Marini a Giovanni Antonio Pandolfi-Mealli e Giovanni Battista Fontana, senza dimenticare Marco Uccellini (a cui era dedicato integralmente l’altro cd), alcune trascrizioni di musiche di Frescobaldi e Tarquinio Merula ed una sorprendente Fantasia all’improvviso nella quale Davide Monti, tralasciando per un momento la sua complice e consorte, si gode per un paio di minuti tutte le libertà del suo sfrenato virtuosismo.

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Bach – Plucked/Unplucked

Violaine Cochard: clavicembalo, Edouard Ferlet: pianoforte – Alpha (48’45)

Johann Sebastian Bach è stato da sempre soggetto d’ispirazione per i musicisti jazz, in più o meno originali trascrizioni o in più o meno convincenti interpretazioni-improvvisazioni al pianoforte, da John Lewis a Keith Jarrett. Per la prima volta, che io sappia, l’originale e l’improvvisazione si associano in un dialogo tra due strumenti affiancati, il clavicembalo – lo strumento di Bach – ed il pianoforte, che è la sua filiazione moderna. Due solisti eccellenti – Violaine Cochard, che ha già registrato Bach al clavicembalo, ed Edouard Ferlet noto pianista jazz, dialogano liberamente, provocandosi e sorprendendosi, inventando sonorità e ritmi che mai, tuttavia, rinnegano la sorgente della loro ispirazione. Lo swing raffinato associato al timbro frizzante delle corde pizzicate crea atmosfere e colori inediti, iridescenti, che rivelano più che travestire, il jazz che è in Bach.

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di Ferruccio Nuzzo

Ferruccio Nuzzo: Dopo una lunga e distratta carriera di critico musicale (Paese Sera, Il Mondo), si è dedicato alla street photo, con una specializzazione ecclesiastica. Vive in campagna, nel sud-ovest della Francia, ove fiere e mercati hanno sostituito cattedrali e processioni. Continua, tuttavia, a mantenere contatti con il mondo della musica, soprattuto attraverso i dischi, e di queste sue esperienze rende conto nella rubrica "La mia Musica. Suggerimenti d'ascolto".
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