Il clavicembalo è – con Benjamin Alard e Elisabeth Joyé – il protagonista di questo numero di CD e altre musiche. Mi riprometto, da molto tempo, di dedicare a Benjamin tutto lo spazio che egli merita in questa rubrica, presentandovi le sue registrazioni, principalmente dedicate alle opere per clavicembalo (ed organo) di Johann Sebastian Bach.
Per ora mi accontento di segnalarvi un’interessantissima iniziativa, promossa dalla Netherlands Bach Society, che propone una serie di curatissimi video dedicati, appunto, alle musiche di J.S. Bach nell’interpretazione dei più autorevoli solisti. Potrete già vedere – ed ascoltare – Benjamin Alard nel Preludio e Fuga in sol minore n°16 BWV 861 dal Clavicembalo ben temperato vol. I, registrato nel suo appartamento di Parigi, nei 6 Piccoli Preludi BWV 933-938 e nei 5 Piccoli Preludi BWV 939-943 registrati nella splendida Paushuize (Casa del Papa, la casa di Adriano VI, unico pontefice olandese) a Utrecht. Ad ogni video è associata una dotta presentazione dell’opera (purtroppo soltanto in inglese) ed un’interessante intervista (in francese) con l’interprete. La serie viene regolarmente arricchita di nuovi clips.
J.C.F. Fischer
Uranie – Elisabeth Joyé: clavicembalo e organo – Encelade (67’)
Questo disco è un luminoso e originale esempio di quel che fu il clavicembalo al XVIII secolo, prodigioso strumento di comunicazione e diffusione, e non soltanto di musiche, ma di stili, forme e gusti diversi, i famosi «goûts mêlés» o «goûts reunis», una approccio filosofico-estetico che oggi si applica piuttosto alla gastronomia ma che a quei tempi arricchiva e moltiplicava i panorami musicali, letterari, artistici e culturali in generale. La galanterie rappresentata dalle danze di stile francese, le Toccate e Passacaglie per le quali predominava l’influenza italiana o spagnola, la scienza contrappuntista germanica, tutto confluiva in un caleidoscopico alternarsi di composizioni che già nel titolo indicavano il loro orientamento.
Il boemo Johann Caspar Ferdinand Fischer fu rappresentante ideale di queste tendenze, che egli illustrò particolarmente nelle sue musiche per il clavicembalo, raccolte in quattro volumi, tra le quali Elisabeth Joyé ha scelto le opere registrate in questo suo primo cd per Encelade. Suites di danze estratte dal Parnasso Musicale (Urania – che dà il titolo al disco -, con la sua impetuosa Passacaglia, e Melpomene), rigorosamente strutturate, illuminate da Elisabeth grazie ad un’espressiva cantabilità che alleggerisce il rigore germanico e mette in bella evidenza l’ispirazione francese, ma anche minuscoli gioielli come il Praeludium harpeggiato da Clio ed ancora i Preludi, la Ciaccona e la Aria con otto variazioni dai Musicaliches Blumen (Fiori musicali).
Conoscevo Elisabeth Joyé al clavicembalo, grazie alle splendide registrazioni delle Invenzioni e Sinfonie di J.S. Bach e delle Pièces de clavecin di Jacques Duphly per Alpha, la scopro adesso organista con i Preludi e le Fughe qui registrati, nei quali la tradizione germanica è ben più presente. Ma Elisabeth la rende più aerea, leggera, trasparente, grazie anche al suono setoso, splendente di mille riflessi, dell’organo del Temple du Foyer de l’Âme a Parigi, uno strumento moderno costruito su modelli tedeschi del ‘700.
L’approccio dell’interprete è raffinatamente intellettuale, ma non per questo privo di sentimenti, ché anzi gli affetti aleggiano, vitalizzando le simmetriche architetture di queste composizioni ai limiti dell’astrazione.
Un disco prezioso per scoprire un musicista dimenticato.
Su YouTube, gli estratti del cd: Passepied e Rondeau al clavicembalo, estratti dalla suite Melpomene, poi Praeludium e Fuga 10 en Fa majeur all’organo (da Ariadne Musica)
Vittorio Forte
Voyage mélodique: piano transcriptions – Vittorio Forte: pianoforte – Lyrinx (65’)
Couperin-Chopin: affinités retrouvées
De la mélancolie au żal – Vittorio Forte: pianoforte – Lyrinx (73’)
«Avrei voluto essere un cantante» avrebbe potuto essere un buon titolo per questo mio terzo cd per Lyrinx, ha detto Vittorio Forte, uno dei più interessanti protagonisti della nuova scuola pianistica italiana. Vittorio è nato a Rossano Calabro e, dopo un itinerario di studi atipico e lontano dai sentieri battuti, incontra José Lepore, pedagogo argentino, già allievo di Carlo Zecchi. In qualche anno vince numerosi premi, in Italia e in Spagna, ed integrando l’Accademia internazionale di pianoforte, incontra grandi maestri dei più svariati orizzonti, da Menahem Pressler – componente del mitico Trio Beaux Arts – ad Andreas Steier, finendo per stabilirsi in Svizzera, da dove irradia la sua intensa attività concertistica internazionale.
Devo dire che, tuttavia, al di là di questo glorioso percorso – abbastanza comune ad altri giovani talenti -, Vittorio Forte ha conservato un’atipicità ed un’originalità nelle sue scelte che lo distinguono dai suoi colleghi, e questo sopratutto nella scelta dei programmi delle sue registrazioni. Dopo un affascinante cd dedicato alle affinità tra Couperin (uno dei vertici della scuola clavicembalistica francese) e Chopin – un accostamento, che io sappia, inedito – del quale vi parlerò prossimamente, Vittorio ci propone ora questo Viaggio melodico attraverso epoche e paesi lontani, dalla musica di Schubert a quella di Gershwin.
Anche se è la luce dell’emozione che colpisce al primo ascolto di questo splendido disco, essa non vela la molteplicità del raffinato virtuosismo dell’interprete. La sua tecnica ci fa, paradossalmente, dimenticare l’esibizionismo – talvolta insopportabile – delle trascrizioni di Liszt, che, per una volta, volano sopratutto con le ali di Schubert o palpitano degli slanci di Mendelssohn, libere del fardello delle infedeltà del trascrittore.
Interessante è, poi, il confronto con il lavoro di Earls Wild. «Anche lui, come Liszt, era compositore – ha detto Vittorio Forte – e pianista concertista, a contatto diretto quindi con il pubblico e le sue esigenze, ed interessato ad un risultato che permettesse di mettere in evidenza le proprie doti di interprete. Al livello della trascrizione, tuttavia, Wild impiega procedimenti differenti: egli si impregna dell’opera originale e sopratutto del linguaggio del compositore, conservando la linea melodica e trasformando, piuttosto, quel che la circonda».
Un programma interessante ed uno straordinario interprete per un disco non comune.
In un bel video, Vittorio Forte presenta il suo Voyage mélodique.
alla breve
Conversation avec Dieu
Motets et Cantates de Hammerschmidt, Telemann, Bruhns, Scheidt – Le Concert Étranger, Itay Jedlin – Ambronay (77’17)
Bizzarramente, soltanto Monteverdi rappresenta l’Italia in questo interessante programma di musiche ispirate al “dialogo” tra l’Umano ed il Divino; niente Carissimi, per esempio, che pure fu uno dei massimi rappresentanti di questo genere, altamente metaforico, di composizione. Ciò detto, le opere poco note di Telemann, Bruhns, Scheidt e, sopratutto, di Rosenmüller – interessantissimo compositore tedesco stranamente negletto dalla discografia – sono interpretate con intenso misticismo dal Concert Étranger diretto da Itay Jedlin. E lo splendido organo d’ispirazione franco-fiamminga della chiesa di Notre-Dame-de-l’Assomption a Champcueil, vicino Parigi, particolarmente adatto, per il suo temperamento mesotonico, alla fedele esecuzione della musica antica è affascinante protagonista al basso continuo ed in alcuni brani solistici.
Delta y Mar
Juanjo Mosalini: bandonéon, Vincente Bögelholz: chitarra – Aparté (63’56)
Figli di europei, e tornati per i loro studi musicali nella patria d’origine, l’argentino Juanjo Mosalini ed il cileno Vincente Bögelholz sono i protagonisti di questo inquietante cd – il terzo dell’ensemble -, in cui si agitano i fermenti di culture diverse, nutrite dalle radici europee immerse nelle acque del Paraná e dell’oceano di Conception, in una sapiente fusione di atmosfere e sonorità dei due paesi, dal «rasguido» (uno stile musicale ed una danza cilena) alla milonga del bandonéon. Le musiche sono due due interpreti, ad eccezione della Cumparsita di Gerardo Mato Rodriguez, e di alcuni brani che Wolfgang Bartsch e Rediger Blömer hanno composto ispirandosi al percorso dei due virtuosi in un ulteriore incontro di differenti universi.