Poco più di un anno fa parlavo, con grande entusiasmo, del viaggio sentimentale che Benedetto Boccuzzi ci proponeva nel suo primo cd, À Claude. Un viaggio che aveva Claude Debussy come punto di partenza e di arrivo, e, attraverso le musiche ispirate da o dedicate al grande compositore, culminava nel (quasi) Notturno che Benedetto, con sublime virtuosismo e indisciplinata devozione, ha dedicato al suo Claude. Concludevo augurandomi numerose prossime apparizioni di questo giovane, originale e sorprendente virtuoso nato a New York da genitori pugliesi.
Ed ecco che, per lo stesso editore – Digressione Music – Benedetto rinnova questo entusiasmo con un favoloso cd che è un percorso iniziatico nelle oniriche profondità di un’immaginaria foresta incantata dove la realtà è ripetutamente lacerata dallo squarciarsi di inquietanti allucinazioni fantastiche.
Ancora una volta, il punto di partenza è in musiche consacrate dal repertorio pianistico, questa volta romantico: Robert Schumann (Waldszenen op.82) e Franz Schubert (brani da Die schöne Mullerin D.795, nell’arrangiamento per pianoforte di A. Horn). E sono le composizioni di Jörg Widmann (estratti da Elf Humoresken), di Wolfgang Rihm – Ländler (1979) – e le Fünf Variationen su un tema di Franz Schubert (1956) di Helmut Lachenmann che, inframmezzando le composizioni di Schumann e Schubert, ne evocano, come in una metamorfosi liberatoria, i ben noti temi e le romantiche atmosfere.
Im Wald, rapido interludio per sola elettronica di Benedetto Boccuzzi interrompe l’avventurosa sequenza, tra reale e fantastico, in un attimo di allucinata perdizione.
All’altezza del programma la splendida, luminosa registrazione ed il denso ed interessante libretto che accompagna il cd, curato dalla storica della musica Benedetta Saglietti.
Benedetto Boccuzzi
Im Wald
Benedetto Boccuzzi: pianoforte – Digressione Music (75’)
J.S.Bach
Libro Primo – Guillaume Rebinguet Sudre: violino, clavicembalo e organo – Encelade (74’ + 78’)
Un’idea singolare, per un risultato veramente interessante. Guillaume Rebinguet Sudre, violinista ben noto per le sue interpretazioni, vivaci e spontanee, di musica barocca su strumenti d’epoca, ha voluto mettere insieme tutte le sue molteplici virtù in questo album di due cd dedicato alla musica di Bach. Guillaume oltre che violinista, allievo di Hélène Schmitt ed Enrico Gatti, è, infatti, anche clavicembalista e organista, e, per concludere, anche fattore di clavicembali (per non citare che le sue attività più importanti e riconosciute).
Ed ecco, quindi, che Guillaume Rebinguet Sudre nel suo programma alterna alle Sonate e Partite alcune composizioni per il clavicembalo che Bach ha tratto dal suo capolavoro per violino solo. Come l’Adagio per il Cembalo Solo, BWV 968 dalla Sonata Terza à Violino Solo senza Basso BWV 1005 che apre il programma del primo cd o la Sonata per il Cembalo Solo, BWV 964 dalla Sonata Seconda à Violino Solo senza Basso, BWV 1003 che lo conclude (nel secondo cd è invece l’organo, con il Preludio BWV 539 ed un Corale che apre e chiude il programma).
«Come in una collana, il succedersi dei vari elementi conta per permettere l’apparire di un disegno d’insieme» ha scritto l’interprete, che per questa registrazione ha utilizzato, evidentemente, un clavicembalo di sua fabbricazione. La registrazione di questo album, effettuata in tempo di covid, ha richiesto due anni circa (e la collaborazione di un ingegnere del suono molto paziente …). Malgrado questo, l’interpretazione è animata da una spontaneità tutta concertistica, quasi una riscoperta, per l’interprete e per chi ascolta.
Scarlatti to Scarlatti
Giulio Biddau: pianoforte – Aparté (72’+80’)
Ancora un’interessante, ed originale, operazione di confronto. Le origine incerte – per lunghi anni – delle 555 Sonate per il clavicembalo di Domenico Scarlatti hanno autorizzato ogni sorta di riappropriazione, più o meno arbitraria, più o meno marcata dall’epoca, dai gusti e/o dall’esibizionismo del trascrittore. Ma l’eccezionale originalità di questi capolavori, protagonisti di una svolta cruciale nell’evoluzione del linguaggio e della tecnica clavicembalistica, li ha fatti sopravvivere a queste operazioni, talvolta brutali.
I giovane pianista Giulio Biddau, cagliaritano, ha avuto l’idea di offrire all’ascoltatore la possibilità di un confronto diretto con uno degli esempi più clamorosi di queste riletture: l’antologia di Hans von Bülow – grande wagneriano – che nel 1864 riuniva 18 Sonate «dopate» dagli umori romantici dei suoi tempi. Biddau, in questo album di due cd, le mette a confronto, interpretando le stesse Sonate due volte, nella versione dell’antologia e in quella di una recente edizione critica, «alternando le prospettive e proiettando Domenico Scarlatti nel caleidoscopio della storia».
French violoncello
Marc Coppey – Marc Coppey: violoncello, Orchestre philharmonique de Strasbourg, John Nelson – Audite (71’)
Zoltán Kodály
Marc Coppey: violoncello, Barnabás Kelemen: violino, Matan Porat: pianoforte – Audite (81’03)
Due cd cd concepiti per affascinare gli appassionati del violoncello e del suo repertorio, con un programma che ne illustra le più significative avventure, dalla seconda metà dell’800 alla prima metà del XX secolo. Protagonista Marc Coppey, uno dei più brillanti rappresentanti dell’attuale scuola del violoncello francese.
Due classici nel primo cd, i Concerti di Camille Saint-Saëns e di Édouard Lalo, ma anche le Variations symphoniques del compositeur alsaziano Leon Boëllmann, un tempo cavallo di battaglia di grandi virtuosi, oggi pressoché dimenticate, che aprono il programma, completato dall’Élégie op.24 di Gabriel Fauré e dal famosissimo Cigno di Saint-Saëns. L’accesa e disinvolta interpretazione di Marc Coppey, accompagnato dall’Orchestra filarmonica di Strasburgo diretta da John Nelson, rinnova ricordi ed emozioni, ma è, sopratutto, nell’altro cd, quello dedicato alla musica di Zoltán Kodály, che si rivela l’appassionato frutto della lunga ed intensa frequentazione di composizioni che sono tra le più temibili e affascinanti del repertorio. Il pianista Matan Porat e il violinista Barnabas Kelemen affiancano Marc Coppey nella Sonatina e nel Duo che assieme alle Sonate op.4 e op.8 formano il programma.
Philip Glass
Études pour pianoforte (intégrale) – François Mardirossian: pianoforte – Ad Vitam Records (64’28 – 70’22)
«L’obiettivo di questi Études era doppio – scriveva Philip Glass, figura leggendaria del minimalismo in musica – Prima di tutto arricchire il catalogo delle composizioni dedicate ai miei concerti come solista. In secondo luogo, un modo di sviluppare la mia tecnica pianistica con delle musiche destinate a far evolvere la mia maniera di suonare. Da cui il nome di Studi. Il risultato è un insieme che riunisce dinamica, tempo ed emozione».
Appassionato interprete e difensore del repertorio contemporaneo, François Mardirossian, pianista e poeta (Ce que Bruxelles recèle dans son ciel – Quel che Bruxelles cela nel suo cielo – è una bella illustrazione poetica di incontri, luoghi ed emozioni) affronta da gran virtuoso questa risplendente e variegata sintesi della scrittura del compositore americano, in una appassionata e fantastica investigazione delle atmosfere continuamente variate sul piano armonico, melodico e ritmico, e tese nello spasimo della ripetizione.