CD e altre musiche di settembre, di Ferruccio Nuzzo

L’estate è, solitamente, avara di novità discografiche (e io ne approfitto per parlarvi di cd interessanti che mi sono sfuggiti negli scorsi mesi …). Quest’anno, tuttavia, grazie – se così si può dire – al Covid-19 ed agli inevitabili ritardi un po’ dovunque provocati, qualche imprevista sorpresa viene a distrarci e consolarci.

Come, ad esempio, l’affascinante registrazione dell’Integrale dei Trii con pianoforte di Ludwig van Beethoven del Trio Metamorphosi in 4 cd, che doveva esser completata in primavera ma della quale ho ricevuto il 3° volume giusto in questi giorni (augurandosi che il 4°, non ancora registrato, conchiuda l’opera questo autunno o, quanto, meno, entro la fine dell’anno). 

Anche se non famosi come i Quartetti per archi – il massimo monumento del repertorio cameristico di tutti i tempi -, i Trii con pianoforte di Beethoven rappresentano una fondamentale evoluzione del genere, che prima di lui – con F.J. Haydn e W.A. Mozart, ad esempio – rappresentava piuttosto un divertimento da salone. E non a caso le prime composizioni pubblicate da Beethoven, che già nei suoi primi anni a Vienna si era fatto una notevole reputazione come pianista, non furono delle Sonate ma, appunto, una raccolta di tre Trii, dedicata al principe Karl von Lichnowsky, uno dei suoi primi mecenati a Vienna.

“Le nostre registrazioni vogliono essere prima di tutto atti d’amore nei confronti di Beethoven” hanno detto i virtuosi del Trio Metamorphosi, l’ensemble italiano – Mauro Loguercio: violino, Francesco Pepicelli: violoncello e Angelo Pepicelli: pianoforte – che ha già al suo attivo un’esemplare integrale dei Trii con pianoforte di Robert Schumann. E quale atto d’amore è più bello e significativo che il dare una nuova, gloriosa vita ai capolavori, alle creature di un compositore che ancor oggi, a 250 anni dalla sua nascita, ci affascina e commuove ad ogni nuova rivelazione del suo genio?

Trio Metamorphosi    

Integrale dei Trii con pianoforte di Beethoven, vol.1 : Trio op.97 Archduke e op.1 n°1 – Trio Metamorphosi – Decca


Trio Metamorphosi    

Integrale dei Trii con pianoforte di Beethoven, vol.2 : Trio op.1 n°2 e op.70 n°1 Ghost – Trio Metamorphosi – Decca


Trio Metamorphosi    

Integrale dei Trii con pianoforte di Beethoven, vol.3 : Kakadu Variations, Trios op.11 e op.70 n°2 – Trio Metamorphosi – Decca (70’02)

 

 

 



Johann Sebastian Bach    

Complete sonatas for obbligato harpsichord and violin – Stephanie-Marie Degand: violino, Violaine Cochard: clavicembalo – NoMadMusic (41’29 + 50’24)

Ogni volta che ho parlato di queste Sonate per clavicembalo obbligato e violino non ho potuto fare a meno di citare il loro particolare carattere severo, velato di esoterismo, che ne faceva un’opera a parte, meno immediata, dal fascino misterioso, riservato, indecifrabile. Ed ecco una nuova edizione, che, invece, ce le offre in un nuovo splendore, come illuminate dall’interno da un’energia, da una fede, direi, che ne rende evidenti gli slanci ed i sottintesi (ma noi, modesti ascoltatori, non possiamo che illuderci: sino a qual punto sono, anche per il più colto e raffinato musicofilo, penetrabili i misteri della sublime musica di Johann Sebastian Bach …?).

E la chiave di questa rivelazione è nelle parole delle due geniali interpreti, quando raccontano il loro incontro, trent’anni or sono, al Conservatorio Nazionale Superiore di Parigi ed il gioioso, immediato, desiderio di realizzarsi  suonando insieme: “La musica di Bach si è imposta come un’evidenza, come IL repertorio che cercavamo ; queste Sei Sonate per clavicembalo obbligato e violino erano, per così dire, l’unico repertorio che la nostra formazione poteva sperare per questo periodo e, d’altronde, quello che associava il più naturalmente possibile il mondo moderno ed il mondo barocco, com’erano, allora, definiti …”.


Bach / Vivaldi    

Sonar in Ottava – Double Concerto for violin and violoncello piccolo – Giuliano Carmignola: violino, Mario Brunello: violoncello piccolo – Arcana (69’58)

Due grandissimi interpreti che con bello slancio e ardito entusiasmo presentano un insolito programma, motivato sopratutto – mi sembra – dal piacere di suonare insieme. 

Il suono del violoncello piccolo di Mario Brunello, associato a quello del violino di Giuliano Carmignola, ha qualcosa di teso, di inquietante. Sopratutto nei tre, poco noti, Concerti di Antonio Vivaldi, non ha nulla della serena, radicata tranquillità del suono del capofamiglia, il violoncello, ma sembra esasperarsi in un’acrobatica sfida.

Diverso  è il suo atteggiamento nelle trascrizioni dei due Concerti di Johann Sebastian Bach – scritti all’origine per due violini e per violino ed oboe – ed adattati per il violoncello piccolo trasportando un ottava in basso la sua parte. Ancora una volta mi convince, più che a qualsiasi argomento musicologico, la motivazione del piacere di suonare insieme, illuminando di un nuovo splendore questi capolavori della musica strumentale.

Completano il programma una bellissima Sinfonia per archi di Vivaldi  e la Sonata in do minore, Dürg 14 di Johann Gottlieb Goldberg, illustrissimo sconosciuto, il cui nome è legato per l’eternità alle Variazioni a lui intitolate, che Bach scrisse per il conte Keyserling e delle quali, sembra, Goldberg fu il primo interprete (si racconta che, suonate dietro un paravento nella camera da letto, esse fossero destinate a distrarre le lunghe notti d’insonnia del conte, se non a farlo addormentare).


Ludwig van Beethoven   

Trois Sonates pour pianoforte, op.7, op.31 n°2, op.110 – Matteo Fossi: pianoforte – Hortus (72’43)

Con qual sublime eleganza e trasparenza, ed inventiva dinamica,  Matteo Fossi ci rappresenta le prime due delle tre Sonate per pianoforte di Ludwig van Beethoven in programma: la sconvolgente op.7, la prima «Grande Sonata», anticipatrice ed in un certo qual modo ancor più rivoluzionaria dei più tardivi capolavori come l’Appassionata o la Waldstein, e la crepuscolare, misteriosa op.31 n°2, «La tempesta». 

Diverso è il discorso per la Sonata per pianoforte n°31 in la bemolle maggiore, op.110. Non ho mai incontrato nulla, in un opera musicale, di così vicino all’Assoluto, ha detto Matteo, ed è un Assoluto che l’interpretazione di Matteo riesce a rappresentare in tutta la sua pur indecifrabile, ponderosa immanenza senza cedere alle lusinghe di una trascendenza che giustifica ogni arbitrio.

Camerista consacrato da numerosi premi e riconoscimenti internazionali e da un’intensa attività concertistica – Quartetto Klimt, Duo con la violinista Lorenza Borrani e con il pianista Marco Gaggini -, Matteo Fossi conferma con questa registrazione il suo talento di solista e di interprete innovatore e rivelatore.


Un moment musical chez les Schumann     

Robert, Georg et Camillo Schumann – Cyrielle Golin: violoncello, Antoine Mourlas: pianoforte – Klarte Records (70’)

Il libretto che accompagna i cd è sovente interessante e talvolta indispensabile. Come in questo caso, per esempio. L’illusione della serata musicale in casa Schumann rapidamente si dissolve : i due fratelli Georg e Camillo che sono accanto a Robert in questo programma dal titolo equivocamente evocativo non sono né suoi figli – ne ebbe otto, alcuni dei quali più o meno, e comunque non gloriosamente, musicisti – né cugini né altrimenti a lui legati da legami di parentela. 

Sono giusto tedeschi come lui e come lui hanno dedicato la loro vita alla musica. Compositori, concertisti – organista l’uno, direttore d’orchestra l’altro – hanno lasciato solide tracce della loro attività  (Georg, negli anni dopo la guerra, fu uno dei protagonisti della ricostruzione della vita musicale a Berlino). Ma forse è stata la loro omonimia ad occultarli, a farli svanire, nell’ombra del tragico genio di Robert. 

Ed è ora la benvenuta curiosità e l’impegno della violoncellista Cyrielle Golin e del pianista Antoine Mourlas, e la la loro appassionata interpretazione, a tirar fuori dall’oblio queste due più che interessanti  Sonates per violoncello e pianoforte che circondano degnamente nel programma quel capolavoro che sono i Fünf Stücke im Volkston op.102 di Robert.


Rachmaninov    

Études-Tableaux – Alberto Ferro: pianoforte – Muso (60’59)

Quattro anni or sono, il Concorso Regina Elisabetta del Belgio, uno dei più prestigiosi a livello mondiale, e che ha, nei più che 80 anni della sua gloriosa vita, consacrato divinità dell’archetto e della tastiera come David Oistrakh, Emil Gilels, Leon Fleisher e Philippe Hirschhorn, accoglieva con entusiasmo un giovanissimo pianista siciliano, Alberto Ferro. Il Prix du publique premiava la sua infallibile tecnica, supporto di un’interpretazione analitica e sensibile al riparo di ogni spettacolare esibizione. E l’anno dopo era la volta dell’International Telekom Beethoven Competition a Bonn, con un Primo premio accompagnato, ancora una volta, dal Prix du publique. 

Per il suo primo cd, la scelta di Alberto non poteva che portarlo a consacrare il suo felicissimo, geniale rapporto con la musica di Sergey Rachmaninov, con gli Études-Tableaux, due raccolte di composizioni di solida struttura musicale e tecnica la cui forma è, in qualche modo, vicina a quella delle Ballate di Frédéric Chopin e che, come queste, si prestano, grazie ad un’interpretazione poetica, a trascendere ogni esibizionistica tentazione.

Alberto Ferro è un virtuoso della leggerezza, le sue dita sembrano non aver peso, evocare il suono più che provocarlo, prima ancora che i tasti del suo Fazioli Gran Concerto vengano sfiorati, incontrati, mai affrontati, attaccati, e la sua lettura degli Études-Tableaux è rivelatrice e animata da una giovinezza che evita ogni tentazione di luogo comune.

Ferruccio Nuzzo: Dopo una lunga e distratta carriera di critico musicale (Paese Sera, Il Mondo), si è dedicato alla street photo, con una specializzazione ecclesiastica. Vive in campagna, nel sud-ovest della Francia, ove fiere e mercati hanno sostituito cattedrali e processioni. Continua, tuttavia, a mantenere contatti con il mondo della musica, soprattuto attraverso i dischi, e di queste sue esperienze rende conto nella rubrica "La mia Musica. Suggerimenti d'ascolto".
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