Una fantasiosa, folle evocazione del Carnevale degli Animali, il capolavoro forse più conosciuto di Camille Saint-Saëns. Quest’opera gioiosa, leggera, nata come un divertimento carnevalesco e impregnata di sottile, raffinato umorismo, fu una sfida per Saint-Saëns, considerato dai suoi contemporanei come un compositore serioso. Saint-Saëns compose questa suite per strumenti all’inizio del 1886, destinandola a un paio di audizioni private in casa di amici, tra l’altro dalla famosissima mezzo-soprano Pauline Viardot, in presenza di Franz Liszt che ne ammirò la sapiente orchestrazione.
Dopodiché il Carnevale, per espressa, inesorabile decisione dell’autore scomparve dall’orizzonte delle publiche esecuzioni (ad eccezione del Cigno, che divenne il cavallo di battaglia di generazioni di violoncellisti), e bisognò attendere oltre 30 anni, la morte dell’autore e l’apertura del suo testamento, per la prima audizione integrale che ebbe luogo nel 1922 a Parigi. Solitamente integrata da brevi testi che possono essere letti come introduzione a ciascuno dei 14 movimenti, questa Grande fantasia zoologica fu rapidamente coronata da un riconoscimento universale, e ripetutamente incisa in disco, associata, di solito a Pierino e il lupo di Sergei Prokofiev o alla Young Person’s Guide to the Orchestra di Benjamin Britten.
Ed è ora, in occasione del centenario della morte di Saint-Saëns, la volta della folle idea di Gildas Pungier, che ha voluto dare una voce a questi carnevaleschi animali e farli cantare. Con la complicità di Emmanuel Suarez, che ha immaginato una storia che riunisce i differenti brani e scritto i testi, creando, sulla partitura d’origine, cori ed arie. All’occasione della «Grandissima Conferenza al vertice delle Specie Animali Riunite» il leone riunisce i rappresentanti delle principali specie per un gran dibattito sulle sorti del Mondo. Ciascuno prende la parola, illustrando, sopratutto, le sue relazioni con gli umani …
Un soggetto di attualità, trattato con l’umorismo voluto da Camille Saint-Saëns, ma senza alcuna frivolezza; quindi anche l’occasione di riflettere …
Rcordiamo che, in occasione del centenario della morte di Saint-Saëns, Ad Vitam Records ha anche pubblicato i suoi Duos pour piano et cordes.
Le Carnav(oc)al des animaux
Pour choeur, ensemble instrumental et récitant, d’après Le Carnaval des Animaux de Camille Saint-Saëns – Choeur de chambre Mélisme(s), Orchestre National de Bretagne, Maitrise de Bretagne, Gildas Pungier – Ad Vitam Records (50’44)
Vous avez dit Brunettes ?
Les Kapsber’Girls – Alpha (61’53)
Appena spento l’eco delle Villanelle, il loro delizioso, provocante, primaverile esordio dello scorso anno (edito da Muso), le Kapsber’Girls tornano a noi con le non meno piccanti, pur se più cortigiane, Brunettes del loro secondo cd, sotto l’etichetta, questa volta di Alpha. (per la quale è prevista una serie di registrazioni).
Si tratta di canzonette che erano parte essenziale dei divertimenti di Versailles, sospirate accanto al bacino d’Apollo ad orecchie golose di sofisticate metafore ed allusioni, o nell’intimità dei boschetti del Petit Trianon, parole e musiche certamente di carattere leggero, se non frivolo, intrise degli umori di una corte governata da una rigorosa etichetta ma animata da eleganti, raffinatissime musiche.
Le quattro adorabili Kapsber’girls , voci e strumenti (liuto e viola), dirette dalla liutista Albane Imbs, ridanno vita, ad oltre tre secoli di distanza a queste musiche, publicate all’epoca da Ballard & figli, editori cum privilegio del Re Sole, ma rievocano anche altri compositori et compositrici, come la giovanissima Julie Pinel – nata in una famiglia di musici a Corte, di cui si sa solamente che dedicò una raccolta di canti al Pirincipe de Soubise – o lo sconosciutissimo veneziano Giuseppe Saggione.
John Field
Nocturnes – Florent Albrecht: fortepiano de Meglio – Hortus (76’)
Quanto imbarazzante deve essere la paternità, storicamente consacrata, di un nuovo genere musicale … Sopratutto quando, pochissimi anni dopo, un genio se ne appropria – impossibile brevettare la Sinfonia o il Quartetto – ed all’«inventore» non pensa più nessuno.
È il caso di John Field, simpatico rappresentante di strumenti musicali presso Clementi & Co di Dublino, dilettante poi virtuoso del fortepiano, compositore ed inventore del Notturno. I successi non gli mancarono ai suoi tempi, ma fu Chopin, una ventina d’anni dopo ad appropriarsi del genere, rendendolo ormai indissolubilmente associato al suo nome.
In tempi recenti Field e la sua opera – tutta legata al pianoforte – son tornati sulla scena, sopratutto discografica, e questa nuovissima registrazione è una preziosa occasione per riscoprire i suoi Notturni nella splendida, eterea, interpretazione, di Florent Albrecht, un virtuoso sensibile al fascino del fraseggio fluido ed evidente di questa musica fantasticamente evocata dal fortepiano del Signor Carlo di Meglio, l’altro glorioso protagonista dell’affascinante cd.
Non conoscevo né il nome di questo napoletanissimo fattore di strumenti né il loro magico suono. «Il signor de Meglio merita particolare menzione per esser giunto a costruire forte-piani di rara perfezione. – scriveva nel 1832 Il Progresso delle scienza, lettere ed arti: opera periodica – Tutto quello che per noi si ammira ne’ forte-piani inglesi ed in quelli di Graff [Graf] e di Stein lo ritroviamo a meraviglia imitato nei lavori di questo valentissimo fabbricante. La soavità del suono de’ suoi strumenti è veramente incantevole.»
«Ed in fatti il suo pianoforte, lavorato secondo le ultime norme del Graaf [Graf], parveci quello che più degli altri eccellesse per dolcezza nitidezza estensione ed energia di suono; sebbene in generale dobbiamo dolerci che non siasi per questa parte fatto gran guadagno, e che rimangono ancora li musicali strumenti di Napoli a gran distanza da quei di Germania, di Francia e d’Inghilterra. Né veruna delle novelle invenzioni che fecero ad essi lieta in Parigi l’ultima esposizione delle manifatture campeggiò in questa nostra. Ben noi le additammo ed augurammo, ma i nostri voti rimasero delusi». Annali civili del regno delle Due Sicilie, Volumi 10-12, 1836, p. 81