CD e altre musiche di marzo, di Ferruccio Nuzzo

 «Esplorare l’opera di Johann Sebastian Bach con uno sguardo nuovo», questo è l’enunciato delle intenzioni delle due geniali interpreti: «Il nostro programma propone le trascrizioni di alcune opere che sono conosciute nella loro versione per strumento solista: ce ne siamo appropriate, ne abbiamo ritrovato lo spirito, la dimensione del sacro».

Ed ecco, quindi, due Sonate, la BWV 1021 e la BWV 528 (la prima per violino e basso continuo, la seconda è una Triosonata – scritta all’origine per organo solo -, uno dei vertici dell’arte contrappuntistica di J.S. Bach), le trascrizioni delle sette Sinfonie – per tastiera -,  della Partita BWV 1002 (composta da Bach per violino solo e che Stéphanie ha «messo in scena» aggiungendole una Corrente da lei «immaginata») e di due celebri Corali (Nun komm der Heiden Heiland BWV 659 e Wachet auf … BWV 645) per organo.

Stéphanie – che ha già al suo attivo le affascinanti registrazioni di inedite musiche per violino ed un cd dedicato Schubert – dispiega nell’interpretazione una fantasia, nutrita dalla profonda conoscenza di queste opere, che ha sovente lo slancio ed il respiro di un’improvvisazione (Intuizioni è l’appropriato titolo del cd). Il suo violino incede sereno, sulle ali dell’aerea e intensa, pur se discreta, voce dell’organo di Élisabeth Geiger, lo splendido Blumenroeder della chiesa del Sacro Cuore a Charolles, in Borgogna.

L’interpretazione, rigorosa e pur poetica, è animata dalla sorprendente rivelazione dell’inedita tavolozza cromatica che risulta dall’associazione violino-organo, un ensemble pur sempre delicato ed estremamente difficile da registrare, ma che trova in questo cd un’ideale scena sonora. L’organo non è, come d’abitudine, posto su una tribuna, ma al livello del suolo (come si vede nella video che segue), una posizione propizia al dialogo con lo strumento solista.

Intuitions

J.S. Bach – Stéphanie Paulet: violino, Élisabeth Geiger: organo – Paraty (59’25)



Trio Talweg   

Franz Schubert: Trio n°1 D.898, Notturno D.897, Auf dem Strom D.943NoMadMusic (62’26)

Esito sempre, prima di iniziare l’ascolto della nuova registrazione di uno di quei capolavori che nella mia memoria sono ormai consacrati, indissolubilmente legati ad un’interpretazione di quelle che si definiscono «storiche», cioè che fanno ormai parte della storia dell’opera, e che hanno contribuito a crearne il mito. 

Si tratta, in questo caso, del Trio n°1 D.898 per violino, violoncello e pianoforte, una delle opere maggiori di Franz Schubert. E del Trio Talweg che ha già affidato al disco testimonianze notevolissime di una sensibilità innovatrice nelle opere di Brahms, Tchaikovski, Shostakovich e Ravel (bisogna, inoltre aggiungere che il Trio ha anche dato prove di apertura ai generi più variati, dal jazz al tango, dal rock all’electro e spesso si cimenta nell’improvvisazione).

Avendo letto, nella nota di presentazione, queste peculiarità dell’ensemble, mi ero preparato al peggio; ed invece no: lo Schubert del Talweg è uno dei più puri, limpidi, sublimi che io abbia mai ascoltato. Riascoltandolo, tuttavia, ci si rende conto che è forse il fatto di aver attraversato tanti generi diversi, ed ancor più il gusto dell’improvvisazione, che permettono questo geniale approccio a Schubert, più nell’universalità di una fusione sentimentale che nella coscienziosa e sapiente lettura dello spartito. Bellissima registrazione.

 https://www.youtube.com/watch?v=mbMKCDQf5EM

Ferruccio Busoni   

L’Énigme – Steven Vanhauwaert: pianoforte – Hortus (65’35)

Si arriverà mai a comprendere appieno, a decifrare il complesso mondo di Ferruccio Busoni, il geniale compositore-virtuoso, toscano di nascita ma tedesco di adozione e cultura, che ha segnato il XIX ed il XX secolo del suo passaggio? Il titolo di questo cd è, appunto, ben scelto: L’Enigma. 

Inventivo e devoto trascrittore della musica di Johann Sebastian Bach, visionario anticipatore dell’atonalismo di Schoenberg (Busoni parlava di «senza tonalità» per la sua Sonatina seconda del 1912) ed autore di un Saggio di una nuova estetica musicale (del 1907, in cui egli affronta argomenti sino ad allora inesplorati, come la musica elettroacustica o quella microtonale), ha al suo attivo ben altre, e men note composizioni, dal suo al monumentale Concerto per pianoforte, coro maschile e orchestra (il più lungo del repertorio, oltre un’ora …) a due opere, Turandot e Doktor Faust, il suo capolavoro. 

Più tranquillamente, Steven Vanhauwaert ci introduce ad un mondo più intimo, vincolato alla sensibilità pianistica di Busoni, quello dell’Indianisches Tagebuch (Diario indiano) e della grandiosa Fantasia Contrappuntistica, BV 256; due meno note Elegie e la Fantasia, BV 253 completano il programma.

Con un gran senso della struttura ed una serenità che non vacilla davanti all’impresa, Steven Vanhauwaert ci guida all’affascinante scoperta di queste opere tardive, sibillini messaggi che Busoni affidava alle sue esibizioni concertistiche, quasi sogni illuminati dalla sublime spiritualità della musica di Johann Sebastian Bach.

Hollandse Fragmenten

Early Dutch Polyphony – Diskantores – Muso (67’40)

Un singolare cd per un inedito programma nato da un’idea, condivisa da quattro appassionati amici sui banchi dell’università. Per la prima volta, dopo cinque lunghi anni di ricerca, la musica polifonica olandese del medioevo risuona come per magia, evocata, ricostruita a partire dai frammenti di manoscritti dell’inizio del XV secolo – che, spesso quasi illeggibili, sono stati decifrati numericamente – conservati nelle biblioteche universitarie d’Utrecht, di Leyda ed Amsterdam. Musiche liturgiche e musiche profane, che hanno risuonato nelle sale capitolari o in occasione delle feste a Corte, in una varietà di lingue (francese e tedesco) che testimonia come, già al Medio Evo, l’Olanda fosse luogo di incontro di culture diverse.

Un repertorio affascinante, interpretato da un giovane ensemble vocale sensibile e appassionato, talvolta accompagnato dalle straordinarie sonorità dell’organo del francese Jacques Meegens.

Aquarelles    

Françaix, Debussy, Vignery, Bozza – Alexandre Collard: corno, Nicolas Royez: pianoforte – Paraty (75’06)

Alexandre Collard è uno di questi giovani virtuosi che, ai nostri giorni, sembran nati già integrati al loro strumento, che ne dispiegano tutte le possibilità e dominano tutte le difficoltà con la disinvoltura e la facilità con la quale un giovane rapace affronta le raffiche più tempestose per raggiungere la sua meta (o la sua preda).

Il corno è uno strumento difficile, e quasi sempre la minaccia del couac, dell’intonazione traumatizzata, del timbro che perde corpo ed avanza stentato, infettano un’interpretazione pur piena di buone intenzioni. Alexandre, primo corno solista già a 21 anni dell’Orchestra Nazionale di Lille e premiatissimo virtuoso con un’intensa attività, sia solistica che cameristica, in disco ed in concerto – sorvola con formidabile agilità i suddetti ostacoli ed illumina del suo ispirato virtuosismo il programma di questo interessante cd, dedicato a musiche – originali o in trascrizione – di autori più o meno conosciuti. 

Attorno alle affascinanti Ariettes oubliées di Claude Debussy, nelle quali i versi di Paul Verlaine – che ha altresì ispirato il titolo del cd – sono affidati al suono poetico ed evocatore del corno, il Divertimento di Jean Françaix, i paesaggi bucolici o impetuosi di Eugène Bozza e la Sonata op.7 della belga Jane Vignery.

Nicolas Royez accompagna inventivamente, con una preziosa bellezza di suono che illumina in particolar modo le Ariettes.

Tango    

Pascal Contet – Royal Chamber Orchestra of Wallonia, Paul Mayer – Aparte (54’)

Il tango è un pensiero triste che si balla”, così lo definiva Enrique Santos Discepolo, in arte Discepolìn, autore di tanghi. Ed il tango – ballo d’amore e di morte, di passione e di nostalgia senza ritorno – non conosce lieto fine. Così il mito, ma in Europa il tango ha perso molti di questi attributi fatali, si è adattato alle banali luci delle balere sino a divenire una moda quasi sportiva. 

Una nuova dignità, in occasione del centenario della nascita di Astor Piazzolla – che, non si dimentichi, era di origine pugliese -, gli viene ora da questo bel cd nel quale Pascal Contet, grande virtuoso della fisarmonica, rende omaggio al grande Astor, ed a qualche suo glorioso predecessore, in arrangiamenti contemporanei. Due creazioni originali, Stras medianoche di Graciela Pueyo e la Valentino Suite di Christophe Julien inquadrano i grandi titoli della tradizione. Il tutto rinnovato dalle inabituali sonorità di un’orchestra da camera diretta da Paul Mayer, che, per una volta, mette da parte il suo clarinetto virtuoso ed il repertorio classico e romantico che gli sono consueti.

 

Ferruccio Nuzzo: Dopo una lunga e distratta carriera di critico musicale (Paese Sera, Il Mondo), si è dedicato alla street photo, con una specializzazione ecclesiastica. Vive in campagna, nel sud-ovest della Francia, ove fiere e mercati hanno sostituito cattedrali e processioni. Continua, tuttavia, a mantenere contatti con il mondo della musica, soprattuto attraverso i dischi, e di queste sue esperienze rende conto nella rubrica "La mia Musica. Suggerimenti d'ascolto".
Related Post