CD e altre musiche di luglio, di Ferruccio Nuzzo

“Chi è felice nella solitudine, o è una bestia selvaggia o un dio”. Con le parole del filosofo inglese Francis Bacon, Matteo Gemolo apre la presentazione di questo suo primo, ambizioso cd registrato per Arcana, ed è inutile aggiungere che il programma non ha nulla di selvatico, tendendo piuttosto al sublime, sia nella scelta delle musiche che nella realizzazione.

Delle Délices de la solitude in musica vi avevo già parlato lo scorso anno, a proposito del bel cd di Cristiano Contadin dedicato Michel Corrette, ed ecco che la Solitudine ritorna, questa volta a due, e con le musiche di Georg Philipp Telemann. 

Matteo Gemolo e Patrizio Germone hanno scelto per questa loro interpretazione dei  Duetti e fantasie senza basso di Telemann – abitualmente eseguiti con strumenti fratelli (flauti, flauti a becco o violini) – di associare – o alternare – invece, il flauto traverso ed il violino: ne risulta un’esaltazione della genialità contrappuntistica e melodica di queste composizioni che l’elegante e sensible interpretazione dei due solisti mette in evidenza con una movimentata paletta di timbri, colori e dinamiche. 

Quel che entusiasma è, sopratutto, la spontaneità del discorso musicale, affrancato da ogni sterile e – alla lunga – affaticante virtuosismo, grazie anche ad una sorprendente tecnica della respirazione di Matteo: il suo traversiere non dà mai l’impressione di essere in antagonismo o di rincorrere il violino di Patrizio, ma il dialogo è fraterno, non esente da provocazioni e sfide, ma sempre ad armi pari.

Ho chiesto al flautista di svelarmi, se non il segreto delle sue capacità respiratorie, i metodi seguiti per prepararsi a questa impegnativa impresa.

“In realtà sia io che Patrizio – mi ha detto Matteo – abbiamo studiato canto per qualche anno e le relative tecniche di respirazione. Inoltre ho frequentato per alcuni anni la tecnica Alexander (dal nome dell’attore australiano che l’ha messa punto, n.d.r.) che in Belgio, sopratutto negli anni di formazione, é molto diffusa nei conservatori dove abbiamo entrambi studiato. Non posso dire di utilizzarla attualmente in maniera ortodossa ma, assieme ad una formazione in tecnica mindfulness che ho avuto nell’ultimo anno e mezzo, sto cercando di sviluppare una tecnica personale di respirazione: da una parte lavoro sul piano della mia consapevolezza corporea, evitando, più che possibile, eventuali tensioni a livello muscolare (spalle, collo, schiena ma anche posizione delle gambe e dei piedi, tutto é collegato …) e dunque sprechi di energia e di fiato. Dall’altra cerco di coordinare con precisione fiato e fraseggio, ciò che é, secondo me, l’elemento centrale del bel canto, anche sul flauto, oltre alla dizione, ovviamente (che si traduce sul flauto in colpi di lingua, legati e scelta degli staccati come se stessi pronunciando un testo parlato)… Inoltre Patrizio ha studiato per anni il cornetto a bocchino e questo lo ha reso consapevole in prima persona dell’importanza del respiro per gli strumenti a fiato che in qualche modo egli traduce sul violino”.

Gli strumenti adottati per la registrazione sono rigorose copie di modelli originali: il flauto ad una chiave è la riproduzione di un Johann Wilhelm Oberlender (circa 1730) realizzata da Martin Wenner, ed il violino, della grande liutaia Ada Quaranta, è la preziosa copia di uno strumento dei fratelli Girolamo e Antonio Amati (circa 1629). Ed è lo stesso solista Patrizio Germone ad aver realizzato l’archetto, da un tedesco anonimo del diciottesimo secolo.

L’album presenta solo tre dei sei Duetti della raccolta delle Sonate senza basso. Non possiamo che augurarci che in un prossimo futuro questo suggestivo viaggio musicale verrà completato con la registrazione dei restanti tre dalla medesima raccolta. 

Georg Philipp Telemann   

La solitude à deux – Duos et Fantasias without Bass – Matteo Gemolo: flauto traverso, Patrizio Germone: violino – Arcana (53’59)

 

 

 

 

 

 


Jean-François Dandrieu   

Pièces de caractère – Marouan Mankar-Bennis: clavicembalo – L’Encelade (70’)

Pochissimo conosciuta in Italia, l’opera per clavicembalo di Jean-François Dandrieu (1682-1738) è peraltro ricca di composizioni che, pur ispirandosi alle mode ed ai soggetti consacrati da suoi predecessori e contemporanei – primo tra tutti “l’incomparable” Giovanni Battista Lulli (il fiorentino che Parigi consacrò come Jean-Baptiste Lully, il grande artigiano della tragedia lirica) – seducono per l’eleganza dei movimenti di danza e la ricchezza descrittiva dei soggetti mitologici (La Lyre d’Orphée, Le Concert des Muses …) o di riferimento teatrale (Les Tendres Reproches, Les Caractères de la Guerre …).

Marouan Mankar-Bennis, allievo di Elisabeth Joyé, è l’agile e fantasioso interprete di questa specie di evento teatrale che egli ha messo insieme attraverso una scelta di Pièces de Caractère tra quelle che meglio associano l’intimo al meraviglioso, lo spettacolare alla sfumata suggestione. Due splendidi strumenti – un clavicembalo fiammingo (da un modello di Johannes Couchet della metà del ‘600) ed uno francese, da un originale più tardivo – contribuiscono fastosamente a questa memorabile registrazione. 

 


Wolfgang Amadeus Mozart   

Marie-Pierre Langlamet – Marie-Pierre Langlamet, Joan Rafaelle Kim: arpa, Varian Fry Quartet – Indésens (79’11)

Un cd singolare, e sorprendente. Conoscevo la trascrizione che lo stesso Mozart aveva fatto di due dei suoi Concerti per pianoforte il n° 12 K.414 ed il 13 K.415 – riducendo l’accompagnamento orchestrale a quello di un quartetto d’archi. Ora l’arpista virtuosa Marie-Pierre Langlamet ha fatto evolvere quest’idea trascrivendo per il suo strumento la parte del pianoforte.

In una lettera al padre, Wolfango Amedeo definiva questi concerti come “… una giusta via di mezzo tra il troppo difficile e troppo facile. Sono brillanti, gradevoli all’orecchio senza peraltro esser frivoli. Qua e là i conoscitori troveranno le soddisfazioni di solito riservate agli iniziati senza che, per questo, il piacere che possono provare i profani ne sia diminuito”.

È questo, forse, che rende queste trascrizioni non soltanto accettabili ma gradevolmente destabilizzanti per chi ben ne conosce la versione originale. Il limpido linguaggio armonico ben si presta al gioco dell’arpa, alla sua anima mozartiana, all’eleganza, la leggerezza e la trasparenza essenziali a queste composizioni aeree e sublimi. E c’è poi la sensibilità e la versatilità della solista – fiancheggiata da una sua giovanissima (15 anni !) e valorosa allieva per il Doppio Concerto K.365 – ed il Quartetto Varian Fry ( composto da musicisti della Filarmonica di Berlino) che danno a questo delizioso cd un valore indiscutibile – al di là della sua singolarità -, anche per i più inesorabili puristi.

Non esistono ancora video-clips del cd. Vi propongo, quindi, una memorabile registrazione del Concerto K.299 per flauto ed arpa, con Marie-Pierre Langlamet fiancheggiata da Emmanuel Pahud. Dirige Claudio Abbado.

 


Gounod   

Intégrale des Quatuors à cordes – Quatuor Cambini-Paris – Aparté (102’18)

Evento maggiore in occasione della celebrazione del bicentenario della nascita di Charles Gounod – compositore noto sopratutto per la sua produzione operistica e, comunque, per la sue composizioni vocali – è l’edizione in due cd, a cura di Aparté, dell’integrale dei Quartetti per archi (due de i quali non sono mai stati registrati), un genere che Gounod concepiva come un ambito di sperimentazione per la scrittura orchestrale. (Inevitabile l’associazione con Verdi, che, sommo operista, scrisse, comunque, uno splendido, sorprendente Quartetto quasi a mostrare a chi, forse anche ai suoi tempi, volesse ridurne il genio musicale ai facili successi popolari, ove potessero giungere la sua ispirazione e le sue capacità di scrittura).

Ideale interprete è il Quartetto Cambini-Paris che sin dalla sua creazione si è dedicato alla riscoperta ed alla valorizzazione del repertorio cameristico francese del periodo romantico. Un’attenzione particolare è stata data alle sonorità di queste intense composizioni, che vivono dei timbri densi, armonicamente complessi, pre-impressionisti degli strumenti originali, tutti opera di liutai torinesi della metà del XIX° secolo, contemporanei alla scrittura dei Quartetti, che sono stati prestati ai Cambini-Paris nel quadro del progetto “Adopt a musician”.

Partner della meritevole impresa è il Centro per la musica romantica francese, ospitato a Venezia nel Palazzetto Bru Zane, che ne ha altresì organizzato la presentazione in concerto sia a Venezia che a Parigi, dove i Quartetti sono stati registrati nella Galerie dorée della Banca di Francia.

Charles Gounod   

Mélodies – Tassis Christoyannis: baritono, Jeff Cohen: pianoforte – Aparté (80’35)

Altra pubblicazione celebrativa – realizzata da Aparté sempre in collaborazione con il Palazzetto Bru Zane – è questa raccolta di Melodie di Gounod. 

La melodia è l’ambito privilegiato dell’espressione intimista del talento del compositore, e la sua musica anima il testo poetico – Hugo, Musset, Lamartine, ma anche autori più antichi – facendolo risuonare pienamente e rispettando l’articolazione e la naturale inflessione del verso. 

Il baritono Tassis Christoyannis ed il pianista Jeff Cohen – che, sempre per Aparté hanno già realizzato altre quattro registrazioni dedicate alla Melodia francese (1. David, 2. Lalo, 3. Godard, 4. Saint-Saëns, ed un sesto, dedicato a Fernand de la Tombelle è in programma) hanno l’istinto e la sensibilità indispensabili ad illuminare queste rare pagine del catalogo di Gounod.

  

Ferruccio Nuzzo: Dopo una lunga e distratta carriera di critico musicale (Paese Sera, Il Mondo), si è dedicato alla street photo, con una specializzazione ecclesiastica. Vive in campagna, nel sud-ovest della Francia, ove fiere e mercati hanno sostituito cattedrali e processioni. Continua, tuttavia, a mantenere contatti con il mondo della musica, soprattuto attraverso i dischi, e di queste sue esperienze rende conto nella rubrica "La mia Musica. Suggerimenti d'ascolto".
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