Doveva essere il Disco dell’Anno 2020, e il Principe nella mia lista dei cd suggeriti come regalo di Natale. Ma il Covid-19 ci si è messo di mezzo ed è riuscito a frenare i deliranti impulsi di questa Eroica che mi giunse in ritardo.
Ma non per questo essa abbandona il posto che le spetta, ed è, sin d’ora, dichiarata Disco dell’Anno 2021 : invece di chiudere un anno horribilis, ne apre, beneaugurante, uno che ci auguriamo più fasto.
Difficile descrivere senza iperboli le emozioni al primo ascolto di questa Eroica. Tutt’il giorno le parole mi hanno tormentato, nel vano tentativo di adeguare i miei sentimenti di entusiasmo, sgomento, vertigine. Come accogliere questo Beethoven che Simone Toni ci svela, così diverso da tutto quel che si è ascoltato sino ad ora, che era, comunque e sempre, il Beethoven di “qualcuno”, di Toscanini, di Furtwängler, von Karajan, Böhm, Gardiner …
Questo Beethoven Simone lo cannibalizza come Hannibal Lecter, e ce lo restituisce, non si può dire irriconoscibile, poiché egli è là, ma sono i nostri occhi che si sono aperti e vedono sconosciute luci e più vasti orizzonti e le orecchie schiuse a nuovi suoni, a più dense armonie, ad ancor più travolgenti dinamiche ? Son esse magicamente rinnovate o è una droga fatale che le ha moltiplicate, liberate e definitivamente consacrate a questa interpretazione che, irruente, anelante, invocante, offusca oramai tutte le altre ?
Questa Eroica mi evoca un dipinto – un’illustrazione ? – che, ancor fanciullo, mi impressionò moltissimo, e mi è rimasto impresso ed ancor oggi mi si para davanti : è Beethoven che nel fuoco dell’ispirazione percorre una foresta, solo tra gli alberi, maestosi, monumentali come la sua musica. Una rappresentazione forse ingenua ma estremamente potente, e questa sublime lettura dell’Eroica è la tempesta che anima quelle querce.
Cito, a concludere, Angelo Foletto che su La Repubblica scrive : «… strattona, urta, costringe a non distrarsi per non perdere un colore, un contrasto, un impasto strumentale e timbrico rivelatore, un ritmo esplicito o clandestino. L’esito esecutivo ottenuto con l’osservazione e messa in pratica senza compromessi delle ossessive indicazioni beethoveniane (quasi settecento soltanto quelle riferite all’Allegro con brio iniziale ) é terremotante. Sfavilla la varietà di carattere dei temi (e degli impulsi di danza) del primo movimento; il viaggio sprofondante nella celebre Marcia funebre ha una potenza antiretorica angosciosa; la liberazione popolaresca del Trio elettrizza ed é la premessa necessaria a capire il palinsesto di umori febbrili liberati nel Finale. Quando pizzicati veri e “pizzicati” dei timpani richiamano bizzarre coreografie sinfoniche e l’irruzione del tema di marcia della terza variazione fa scattare in piedi dall’emozione, come per l’ebbra Coda conclusiva». (Non sono, quindi, il solo ad esser stato così definitivamente folgorato da questa geniale interpretazione).
Il cd è presentato in una preziosa edizione di Fornasetti : Eroica – Beethoven e Bonaparte , un libro in cui si investigano le affinità tra la Sinfonia n° 3 di Ludwig Van Beethoven e Napoleone Bonaparte attraverso i testi di tre illustri accademici, Luigi Mascilli, Quirino Principe e Armando Torno. Il regalo ideale, e da tenere comunque definitivamente in memoria per il prossimo Natale (2021) …
Foto in apertura: @Simone Mario Mainino
Eroica
Beethoven e Bonaparte – Silete Venti, Simone Toni – Fornasetti (51’)
La Suave Melodia
Musique Instrumentale de l’Italie du XVIIème Siècle – Les Timbres, Harmonia Lenis – Flora (68’)
Dietrich Buxtehude
Sonates à doi, Violine & Viola da gamba con Cembalo – opus 1 & 2 – Les Timbres, Yoko Kawakubo: violino, Myriam Rignol: viola da gamba, Julien Wolfs: clavicembalo – Flora (60’29 + 70’35)
François Couperin
Concerts Royaux – Les Timbres – Flora (62’)
Jean Philippe Rameau
Pièces de clavecin en concerts – Les Timbres, Yoko Kawakubo: violino, Myriam Rignol: viola da gamba, Julien Wolfs: clavicembalo – Flora (70’)
Una splendida antologia della musica strumentale e da camera del ‘600 e ‘700 in Italia, Francia e Germania. A cominciare dalle eleganti, cerimoniose e danzanti Canzone, Lodi, Sinfonie e Fantasie di Andrea Falconiero, Tarquinio Merula, Giovanni Battista Riccio ed altri contemporanei, passando, poi, alle sapienti, ma al tempo stesso libere e gioiose, Sonate a due di Dietrich Buxtehude per concludere con la solennità Gran Siècle dei Concerts Royaux di François Couperin e le delizie cortigiane delle Pièces de clavecin en concerts – che sono, in realtà, complessi, ben argomentati dialoghi tra il violino di Yoko Kawakubo, la viola da gamba di Myriam Rignol ed il clavicembalo – o l’organo – di Julien Wolfs.
La violinista giapponese, la gambista francese ed il clavicembalista belga formano il nucleo di questo straordinario ensemble che sin dalla pubblicazione del primo cd – le Pièces de clavecin en concerts di Jean Philippe Rameau – nel 2014 si è affermato nel panorama discografico con un Diapason d’oro ed un glorioso moltiplicarsi di critiche entusiastiche nel lodare non soltanto il virtuosismo e l’armoniosa intensa che anima il loro dialogo, ma la giustezza poetica ed una bellezza di suono veramente esaltanti.
Ai tre Timbres che formano il nucleo dell’ensemble e la base dei vari programmi, si aggiungono, secondo le esigenze del repertorio, altri giovani solisti: il flauto a becco ed il clavicembalo di Harmonia Lenis per le musiche italiane ed ancora flauti, oboe, fagotto, chitarra barocca e tiorba per i Concerts Royaux. E questi fantastici cd non sono che la parte emergente della moltiplice attività de Les Timbres che in concerto, per ora, e con la collaborazione di cantanti, ballerini, attori, portano avanti numerosi progetti, dalla Proserpina di Lully, all’Orfeo di Montevedi sino alla cantata Nun Komm di uno dei più interessanti compositori francesi contemporanei: Philippe Hersant.
Antonio Vivaldi
Le Quattro Stagioni – Alexandra Conunova: violino – Aparté (39’)
Ancora Le Quattro Stagioni ? Questo monumento, ormai banalizzato dai troppi ascolti, aveva profittato, alla fine del secolo scorso (nel 1994 !), di una miracolosa cura di giovinezza ad opera de Giardino Armonico di Giovanni Antonini con Enrico Onofri al violino. Altre edizioni, più o meno rivoluzionarie, avevano seguito, poi questo movimento si era spento e le Stagioni avevano ripreso il loro esaurito tran-tran di capolavoro tra i più eseguiti al mondo.
Ed ecco che la moldava Alexandra Conunova, geniale laureata del Concorso Tchaikovsky di Mosca ed appassionata frequentatrice di musiche dimenticate del repertorio violinistico, risveglia la Bella Addormentata con una versione elettrizzante, sorprendente, un soffio di aria nuova sull’immortalità dei quattro primi concerti de Il cimento dell’armonia e dell’inventione, op.8 (che Alexandra, contrariamente alla tradizione, presenta iniziando dal numero 3, l’Autunno).
Accompagnata da un ensemble da camera, un gruppo di amici che la seguono gioiosamente nell’impresa (il cd è stato realizzato grazie al contributo di appassionati musicofili), Alexandra evoca le magiche atmosfere di stagioni senza le follie climatiche dei nostri giorni, ma abitate dal soffio dei gelidi venti, dalle brezze primaverili o dai temporali dell’estate, dai canti degli uccelli e l’abbaiar dei cani descritti dai quattro sonetti – opera, sembra, dello stesso Vivaldi.
Un suono prezioso, raffinato ma senza superflue vanaglorie – e splendidamente registrato -, animato da una vertiginosa dinamica, proietta queste Quattro Stagioni in un’orbita assolutamente eccentrica a quanto sino ad ora ascoltato.
Tchaikovsky
The Seasons – Vladimir Tropp: pianoforte – Fondamenta (61’)
E ancora le Stagioni, ma quanto mai diverse da quelle di cui vi ho appena parlato … Di Piotr Ilyich Tchaikovsky tutti conosciamo, amiamo – o detestiamo – le Sinfonie, il Concerto per violino e le splendide musiche per balletto, la maestosa produzione che cela, nella sua densa ombra, gioielli poco frequentati, come le opere liriche e la musica da camera – un superbo Trio, quattro Quartetti intensi e maturi ed il Sestetto «Souvenirs de Florence», concepito durante un suo lungo viaggio in Italia. E le sue composizioni per pianoforte, come queste trasparenti e serene Stagioni, un feuilleton musicale che Tchaikovsky compose in 12 episodi per Nuvellist, una rivista mensile di Sankt-Peterbourg – con la mano sinistra, come si suol dire: sembra ch’egli avesse dato incarico al suo domestico di rammentargli l’impegno all’inizio del mese, sbrigandolo poi in poche ore.
Per Vladimir Tropp la musica di Tchaikovsky è come una lingua materna che gli permette di rappresentare con una incredibile ricchezza di timbri e delicatezza di sentimento poetico queste deliziose pagine. Ognuna di esse è accompagnata da un’epigrafe poetica, un breve poema di un autore russo. Come un elegante haïku giapponese questi versi accompagnano la Barcarola di giugno:
Raggiungiamo la costa
ove le onde ci accarezzeranno i piedi.
Le stelle, con una segreta tristezza
brillano su di noi.
Particolare veramente inedito, Fondamenta offre questa preziosa registrazione – che comprende anche due Notturni, l’Op.10 n°1 e l’Op.19 n°4 – in due versioni. Due cd al prezzo di uno, cioè, nella stessa confezione: il primo – Fidelity – masterizzato per i più sofisticati sistemi di riproduzione Hi-Fi; il secondo (Mobility) per chi preferisce ascoltare in cuffia, in automobile o al computer.