Dopo aver celebrato all’inizio dell’anno il ritorno in gloria del mandolino sulla scena della musica classica, mi trovo questa volta a festeggiare l’emergere, all’estremo opposto, di uno strumento ancor più raro nel panorama solistico: il basso tuba, e del suo cugino l’euphonium. L’origine del nome dello strumento risale all’antica Roma ed alla tuba curva che scandiva la marcia delle truppe, terrorizzava il nemico, celebrava i trionfi di consoli, dittatori e imperatori e movimentava i giochi del circo.
Ma è soltanto nella prima metà dell’ ‘800, e con l’invenzione del pistone, che nasce la grande famiglia delle tube, che rimpiazzano il serpentone – la cui voce, a detta del musicologo del ‘700 Charles Burney, sembra quella di un vitello affamato – o l’oficleide con il loro suono ben più omogeneo e potente.
Strumento indispensabile, ed alla base dell’organico di bande e fanfare, non tarderà ad essere adottato dall’orchestra romantica. Senza esibizioni solistiche, tuttavia (fa eccezione il Concerto per tuba e orchestra di Ralph Waughan Williams), anche se il geniale Gerard Hoffnung, tubista e formidabile disegnatore umoristico anglo-teutonico (vedi disegno), le procurò negli anni ’50 momenti di gloria delirante nei suoi concerti – realizzati con la complicità di direttori e solisti famosi – alla Royal Festival Hall di Londra. Per l’occasione Hoffnung trascrisse una Mazurca di Frédéric Chopin per 4 bass tuba (suo è anche un sorprendente Concerto per tubo da annaffiare ed archi).
Ed ecco che due giovani virtuosi ripropongono lo strumento a nuovi ma seriosi trionfi con un programma ben più impegnato, giovandosi di un repertorio che da quei tempi si è notevolmente arricchito.
Trio Innova
Astor Piazzolla: Tango en Otono – David Zambon: tuba, Patrick Zygmanowski: pianoforte, Jean-Marc Fabiano: fisarmonica – Indésens (63’26)
Un cd dedicato all’universo del tango e ad Astor Piazzolla. Universalmente riconosciuto come il massimo rappresentante del tango argentino nella seconda metà del secolo scorso, questo figlio di emigrati italiani intraprese, dopo aver scoperto la musica di Johann Sebastian Bach, approfonditi studi di musica classica, e, grazie ad un primo premio di composizione, venne in Europa a studiare con Nadia Boulanger, che all’epoca formava, al Conservatorio americano di Fontainebleau, tutta una generazione di giovani compositori di oltre oceano: tra gli altri Quincy Jones, Aaron Copland, Leonard Bernstein e Philip Glass.
David Zambon è un giovane, geniale virtuoso, italiano d’origine ma nato a Nizza, e che in quel conservatorio ha iniziato lo studio della tuba nella classe del padre, Bruno, per poi continuare al Conservatoire National Supérieur di Parigi. David ha vinto tanti di quei premi e concorsi, in Europa ed in Oriente, sopratutto, che manca lo spazio per citarli tutti, ed ormai alterna l’attività di concertista a quella didattica, dirigendo, inoltre, il Conservatorio di Epinay-sur-Seine.
Con il pianista Patrick Zygmanowski e il fisarmonicista Jean-Marc Fabiano ha creato il Trio Innova, protagonista di questo straordinario cd, registrato dal vivo in occasione di un concerto che celebrava Piazzolla, il tango e l’Argentina. Sensuale, melanconica e tormentata, spesso violenta, la musica del famoso bandoneonista illumina il tango popolare attraverso procedimenti compositivi che lo affrancano dai limiti della forma danzata, e le sofisticate sonorità nate dal felice incontro della tuba, della fisarmonica e del pianoforte inaugurano la nascita di questo tango nuevo.
Poèmes
Lilian Meurin: euphonium, Victor Métral: pianoforte – Indésens (52’54)
Protagonista del secondo cd è la tuba tenore (in si bemolle) o euphonium, più propenso del suo cugino basso al canto disteso: con la sua bella voce baritonale (malgrado l’attributo di “tenore”) l’euphonium assume un ruolo corrispondente a quello del violoncello nelle fanfare e brass bands. Ed il canto dello strumento di Lilian Meurin – anche lui “figlio d’arte” – è libero e coinvolgente, affermandosi nella composizione che dà il titolo al cd: Poèmes, di Gabriel Philippot – giovane compositore e direttore d’orchestra francese – con i suoi accenti wagneriani iniziali e che avanza e conclude animandosi di un umorismo alla Poulenc, sottile, ironico, mai banale
Seguono alcune suggestive trascrizioni, occasione per Lilian di sfoggiare non soltanto tutte le sue doti di virtuoso ma anche la sensibilità di un interprete che non ha bisogno di acrobazie per affermarsi: Pavana per un’Infanta defunta di Maurice Ravel, Il cigno, dal Carnevale degli animali di Camille Saint-Saëns, Papillon di Gabriel Fauré ed una Fantasia dalla Carmen di Bizet nella quale Lilian si lascia un po’ andare, divertendosi e divertendoci.
È opportuno, per concludere, un ringraziamento a Indésens, editore dei due cd, indomito valorizzatore di strumenti – sopratutto strumenti a fiato – spesso negletti dalle majors, e scopritore di nuovi, giovani talenti ed inediti (o dimenticati) repertori.
Johann Sebastian Bach
Flauto accompagnato – Patrick Beuckels: traverso, Ensemble Café Miry – Hortus (61’13)
Con eleganza e fantasia questo cd traccia quel che avrebbe potuto essere il programma di uno dei concerti che Johann Sebastian Bach era solito dare il venerdì sera nel caffè Zimmermann, a Lipsia. L’ingresso non è a pagamento, ed il pubblico attento e appassionato che riempie la sala ha il privilegio di ascoltare, grazie all’iniziativa del proprietario, Gottfried Zimmermann, mélomane e grande ammiratore di Bach, e pagando giusto il prezzo della consumazione, Bach al clavicembalo assieme ai giovani strumentisti dilettanti membri del suo Collegium Musicum.
Oggi il programma è dedicato sopratutto – ma non soltanto – alla musica che Johann Sebastian Bach scrisse per il flauto “accompagnato”, dal clavicembalo obbligato, dal basso continuo, da un altro flauto o dal violino.
Non avevo mai ascoltato come solista Patrick Beuckels, flautista e musicologo belga, presente in numerosi e gloriosi ensemble che dedicano la loro attività alla musica barocca, ma il suo strumento – un Giovanni Tardino da un modello del 1730 -, dal suono luminoso ed eloquente, eleva la musica di Bach a quell’empireo ai limiti dell’astrazione in cui intelletto e sentimenti si incontrano, si riconoscono e, per un momento, percorrono insieme lo stesso cammino in totale fusione.
Presente in tutti i brani, il raffinato clavicembalo di Elisabeth Joyé – che ci propone anche, a metà del programma, una preziosa interpretazione della Toccata dalla Partita n°6 BWV 830 – traccia in filigrana le sublimi architetture alla base dei dialoghi dello strumento di Patrick Beuckels volta a volta con il violino di Dirk Vandaele, la viola da gamba di Romina Lischka ed il secondo flauto di Toshiyuki Shibata.
“Non abbiamo voluto registrare in studio, ma davanti ad un pubblico, per questo abbiamo preferito il Café Mitry alla Mitry Hall. Il Café Mitry è un luogo conviviale, nello stesso edificio della Hall, ma la gente può ascoltarci bevendo e mangiando come il pubblico all’epoca di Bach e del suo ensemble ai tempi del caffè Zimmermann”.
Questo cd è stato prodotto con il sostegno dei melomani di tutto il mondo. Ancora oggi si può partecipare al progetto con un contributo che darà luogo ad una contropartita musicale, da 4 brani del cd in versione digitale al cd stesso – con o senza dediche dei musicisti – sino ad un concerto privato (ma soltanto a Bruges o Parigi) con gli interpreti della registrazione.
Johann Sebastian Bach
Das Wohltemperierte Klavier BWV 846 – BWV 869 – Chantal Stigliani: pianoforte – Calliope (52’04 + 52’31)
Mi sono sempre domandato come interpreterebbe un capolavoro musicale – di quelli universalmente conosciuti e riconosciuti – l’abitante di una remota civiltà, perfettamente capace di decifrare una partitura e di suonare uno strumento, ma completamente all’oscuro dell’epoca e delle origini della musica in questione, e di quelli che ne fossero gli usi e costumi musicali, le prassi esecutive etc. etc. (ho anche posto la questione ad amici interpreti, musicisti e musicologi, ma non ho mai ricevuto una risposta significativa …).
Chantal Stigliani ne ha dato, in qualche modo, una con questo Clavicembalo ben temperato. La sua lettura che, al primo ascolto, mi era sembrata giusto originale, singolare, personalissima – ed in qualche modo controcorrente – nella sua logica drammatica, quasi teatrale, si rivela poi sopratutto “diversa” da tutto quel che si è ascoltato sino ad ora.
E non credo si tratti di un partito preso, di un rifiuto di tutte le sofisticate argomentazioni a sostegno di questo o quello strumento (anche l’organo ci si è messo …), pro o contro le letture “moderne” – e su strumenti moderni – che da Glenn Gould e John Lewis in poi hanno riempito il cataloghi degli editori e gli scaffali dei discofili. D’altra parte, ed anche se non si può ascoltare questo cd come l’exploit di un interprete venuto dalla lontana civiltà di cui sopra, avendo già Chantal registrato molto Bach, mi fa piacere di immaginare che esso sia il frutto della sua capacità a far il vuoto dentro di sé, dimenticando tutto ciò che è stato fatto – e detto – sino ad ora, e “scoprendo”, come Robinson Crusoé la sua isola, questo Clavicembalo ben temperato come fosse la prima volta, con occhi ed animus nuovi.
Ed è in questa logica, forse, che Chantal Stigliani ha risposto alla mia, sin troppo ovvia, domanda, relativa ad una futura registrazione per completare l’opera : “Ho ben paura, ohimè, che il Libro secondo non sia per domani … questa musica è molto difficile, e tante sono le opzioni interpretative, ed ho bisogno di molto tempo per assimilarla. Ed è soltanto quando ho esaminato tutte queste differenti opzioni che una scelta finisce per imporsi, ed è solo allora che mi decido a registrare …”.