Alberto Grazzi : fagotto, Ensemble Zefiro – Arcana (66’22”)
Per la mitologia greca, Zefiro era il dio tenero e gentile del vento di ponente, la brezza leggera annunciatrice della primavera. Nel 1989, gli oboisti Alfredo Bernardini e Paolo Grazzi, ed il fagottista Alberto Grazzi, solisti virtuosi, specializzati nel repertorio barocco e fedeli alle esecuzioni su strumenti originali (Bernardini è anche un rimarchevole e riconosciuto costruttore di oboi – barocchi, inutile precisarlo …) fondano l’Ensemble Zefiro, un gruppo «a geometria variabile» – come si suol dire – e polivalente, specializzato nel ricco repertorio del XVIII secolo dedicato agli strumenti a fiato, soli o solisti accompagnati dagli archi, sino alle ricche orchestre festive di Handel o Telemann.
Una ventina di cd sono all’attivo dell’Ensemble Zefiro, dalle sonate virtuose di Zelenka all’integrale delle musiche per fiati di Mozart (Astréé), e, più recentemente, ai tre volumi della straordinaria Vivaldi Edition (Naïve). Questo cd segna l’inizio della collaborazione tra Zefiro e Arcana – l’ultima creatura del compianto Michel Bernstein (che con Astrée-Auvidis ci aveva svelato lo splendido panorama della musica barocca e classica su strumenti originali, e geniali interpreti come Jordi Savall, Hopkinson Smith, il Quartetto Mosaïques e Rinaldo Alessandrini).
Trentanove sono i concerti per fagotto, archi e continuo che ci son pervenuti di Vivaldi; un numero eccezionale che non ha equivalenti nella produzione concertistica dell’epoca, in Italia – ove questo strumento era addirittura ignorato come solista – ma anche in Francia o in Germania.
Con una sola eccezione, questi concerti ci sono arrivati in forma manoscritta e autografa; essi erano conservati nell’archivio privato del compositore, né se ne conosce la destinazione. Per lungo tempo si è pensato che essi fossero stati scritti per le giovani virtuose dell’Ospedale della Pietà – l’orfanotrofio veneziano famoso per la sua orchestra ed il suo coro di fanciulle povere – a cui Vivaldi forniva regolarmente la sua musica, ma c’è una strana mancanza di testimonianze d’archivio sull’insegnamento e l’uso del fagotto alla Pietà, anche se Charles de Brosse scrive nel 1739 che lo strumento era suonato nei quattro ospedali veneziani ed esso è, inoltre, ben evidente in alcuni dipinti dell’epoca che rappresentano i concerti di queste istituzioni, frequentati dalla buona società veneziana.
Eliminata questa suggestiva ipotesi, non ci resta che pensare che il destinatario fosse il conte boemo Vàclav Morzin, di cui Vivaldi era ufficialmente diventato il “maestro di musica in Italia”, rifornendolo di molti concerti – si sa oggi con certezza che egli fu il dedicatario dell’Op. 8, la raccolta che include Le quattro stagioni – e che aveva al suo servizio Antonin Möser, celebre fagottista virtuoso.
Alberto Grazzi ha scelto in questo ricco e variato corpus sette concerti – alcuni dei quali ben poco conosciti – tutti rappresentativi della maturità stilistica ed emozionale di Vivaldi, che valorizza con disinvolta leggerezza le qualità espressive dello strumento ed il suo temperamento mercuriale. Grazzi è l’interprete ideale delle invenzioni ritmiche galanti e delle articolazioni sofisticate, in equilibrio tra i passaggi virtuosistici e i momenti lirici, tra il comico ed il tragico, alternando il melanconico e il gioioso. E Zefiro ha conservato, malgrado gli anni, tutta la sua freschezza di venticello primaverile …
ascoltate Alberto Grazzi e Zefiro
qui potrete anche vederlo, anche se Zefiro è in altra formazione :