Sono cinque le “Outsiders” che Lyndall Gordon racconta in questo saggio/romanzo. Sono cinque scrittrici che rappresentano dei punti di riferimento per tutte le donne che hanno cercato e cercano nella letteratura un aiuto per la loro vita, la loro carriera, le scelte, le relazioni
Sono cinque le “Outsiders” che Lyndall Gordon racconta. Cinque scrittrici che rappresentano dei fari, dei punti di riferimento e delle compagne di viaggio per tutte le donne che hanno cercato e cercano nella letteratura un aiuto per la loro vita, la loro carriera, le scelte, le relazioni
Le cinque romanziere sono Mary Shelley, autrice di “Frankenstein” e moglie del poeta Percy Besse Shelley; Emily Brontë, autrice di “Cime tempestose” e forse la più celebrata delle sorelle; George Eliot, che scrisse sotto questo pseudonimo maschile sia “Il mulino sulla Floss” che “Middlemarch”; Olive Schreiner, autrice di “Storia di una fattoria africana”, meno nota in Italia delle altre quattro ma comunque tradotta e pubblicata; e Virginia Woolf, di cui ricordiamo “La signora Dalloway”, “Gita al faro” e “Una stanza tutta per sé”. Olive Schreiner è anche l’unica autrice non inglese del quintetto, per quanto abbia soggiornato molto tempo in Inghilterra e la considerasse la sua seconda patria, grazie anche ai costanti, se non sempre felici, rapporti con il mondo intellettuale britannico.
Sono molte le cose che legano queste autrici l’una all’altra, come se si fossero passate la staffetta in un tempo in cui era molto difficile, per una donna, non solo scrivere, non solo trovare la propria voce, non solo studiare e farsi una cultura, ma anche avere una vita che non fosse quella scelta per lei dagli uomini che le stavano intorno, padri, fratelli, mariti. Se una donna voleva studiare e scrivere, tra i nemici aveva certamente gli uomini, ma anche le altre donne. E faceva fatica a trovare nel passato una guida e un riferimento. A partire da Mary Shelley, che aveva avuto l’esempio della madre, Mary Wollstonecraft, ognuna di queste cinque scrittrici fa da base di appoggio a quella successiva, in un movimento che si va ampliando nel tempo, fino a diventare quello che si vede oggi.
Le cinque scrittrici sono delle outsider nel senso più chiaro e ovvio del termine, perché diverse dalle donne del loro tempo, perché caratterizzate da un’indipendenza di spirito e di comportamento che erano inaccettabili per la società e le sue regole. Non era solo il fatto di scrivere: era anche il non volersi sposare o sposarsi secondo criteri personali e non di ceto o appartenenza sociale, o addirittura convivere prima di sposarsi e arrivare al matrimonio dichiaratamente non illibate; era scegliere di occuparsi del mondo, della politica, della cultura e della società anziché limitarsi a prendere il tè con le amiche, fare figli e condurre una casa in modo che il marito ne fosse contento; era seguire i propri desideri e le proprie pulsioni con sincerità e con slancio, invece di reprimere qualsiasi sentimento che non fosse perbene, modesto, silenzioso.
Nel periodo storico di cui parla “Outsiders”, dalla fine del Settecento alla fine dell’Ottocento, le donne non potevano neppure andare a scuola. Solo Virginia Woolf ha visto nascere dei college totalmente femminili. Ma anche lei, come tutte le altre, ha dovuto studiare a casa, un po’ da autodidatta e un po’ con degli insegnanti privati. Senza avere l’accesso diretto al sapere accumulato nei secoli e conservato nelle biblioteche delle università, all’insegnamento fornito di persona da studiosi di chiara fama, senza gli scambi con gli altri studenti.
È interessante come nel libro vengano sottolineate non tanto o non solo le capacità intellettuali delle scrittrici e la qualità del loro lavoro, quanto piuttosto lo slancio, la determinazione, e le radici profonde di una scelta che si è quasi sempre rivelata costosa e dolorosa in termini personali. Radici spesso legate alla natura, a un rapporto con la terra e l’ambiente molto spesso diretto e personale. Quasi tutte queste cinque donne hanno anche trovato un compagno, un uomo anomalo, un uomo diverso dal modello del suo tempo, in grado di apprezzarne il lavoro, e soprattutto di lasciare loro il tempo, lo spazio e la libertà di dedicarsi alla scrittura invece che al mondo domestico, ai figli e alla famiglia.
“Outsiders” racconta come queste cinque scrittrici, distanti tra loro nel tempo e nello spazio, formano però un insieme, un movimento. Outsider è una parola che si usa in genere al singolare, a indicare chi sta fuori da un contesto, da una società, da una qualche organizzazione. Outsiders invece mostra come queste cinque donne e scrittrici, viste con lo sguardo di oggi, si rivelano parte viva e promotrice di una diversa idea di femminilità e di presenza nel mondo, di una diversa idea di società. Sono unanimemente e attivamente contro la violenza; combattono ogni forma di oppressione e di ingiustizia, lottano per cambiare il destino dei deboli, degli sfortunati, dei diversi; credono nell’uguaglianza e nell’evoluzione della società.
È bello ripercorrere alcune letture fatte da giovani o tanto tempo fa, e scoprire scorci e angolature che erano sfuggite o non si erano visti.
Lyndall Gordon, “Outsiders”
“Outsiders” racconta le storie di cinque romanziere – Mary Shelley, Emily Brontë, George Eliot, Olive Schreiner, Virginia Woolf – e dei loro famosi romanzi. Conosciamo da tempo la loro grandezza individuale, ma questa biografia di gruppo getta nuova luce sul genio che condividono. Outsider, fuorilegge, emarginata: la reputazione di una donna era la sua unica certezza. Come scrittrici, hanno fatto propria quest’identità, approfittando della lontananza dall’ordine dominante per scrivere le loro opere. Tutte e cinque sono cresciute senza madre. Senza un modello femminile a portata di mano, hanno imparato dai libri e, se fortunate, da un uomo illuminato. Complesse, contraddittorie, difficili, combattute ma eccezionalmente determinate e capaci di esercitare un’influenza nella sfera pubblica, hanno dovuto immaginare un modo di essere donna per inventare una propria voce. Capivano il desiderio femminile: la passione e la trasgressione della vita reale permeano le loro narrazioni. Ancora oggi facciamo più che leggerle; le ascoltiamo e viviamo con loro.
Cinque biografie per cinque scrittrici dalle identità decisamente originali e fuori dai canoni.
“Outsiders” è una genealogia al femminile della letteratura anglosassone da cui emergono cinque personalità assolutamente uniche e singolari, con un tratto comune: la condizione di donne e autrici in una società dominata dagli uomini.
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