“Le assaggiatrici”, di Rosella Postorino

Rosella Postorino

“Le assaggiatrici”

Feltrinelli

Pag. 288 – 17,00 euro – Acquista online

 

Un affascinante romanzo d’invenzione ispirato alla vicenda di Margot Wölk, una delle assaggiatrici di Hitler. La vicenda riguarda un aspetto della storia del nazismo fino ad oggi sconosciuto, in cui l’autrice si imbatte per caso leggendo il trafiletto di un quotidiano, dove si racconta di una donnache a novantasei anni, dopo aver taciuto tutta la vita, decide di raccontare di essere stata assaggiatrice di Hitler nella caserma di Karusendorf.  Come si apprende leggendo la nota finale dell’autrice, Margot Wölk, dopo il bombardamento di Berlino,  si era rifugiata a Gross-Partsch, un villaggio di campagna nella Prussia orientale, dove vivevano i genitori di suo marito, in quel momento al fronte. E lì era stata reclutata dalle SS per assaggiare, assieme ad altre donne, i pasti del Führer, per verificare che non fossero avvelenati.  Rosella Postorino, da sempre interessata al tema dell’ambiguità delle pulsioni umane, coglie l’occasione per intraprendere la ricerca dell’anziana signora, con l’obiettivo di incontrarla e farsi raccontare la storia nei dettagli. Ma non fa in tempo perché Margot Wölk muore prima che lei riesca a contattarla. Allora decide di documentarsi e di scrivere questo romanzo, in cui fa convogliare anche alcuni elementi caratteristici della sua poetica: l’imperscrutabile discrimine che separe il bene dal male e gli effetti devastanti che le istituzioni totalizzanti hanno sulla vita delle persone, pensiamo, tra gli altri,  al suo precedente romanzo ambientato in carcere, “Il corpo docile”.

La protagonista de “Le assaggiatrici” si chiama Rosa Sauer, ogni giorno viene prelevata dalla casa dove vive con i suoceri e condotta nella Tana del Lupo con l’incarico di assaggiare tutte le pietanze preparate dal cuoco di Hitler  e, al termine di ciascun pasto,  di rimanere sotto la rigida sorveglianza delle SS il tempo necessario per digerirle, in modo da avere la certezza che i piatti non contengano veleno. Nonostante il rischio di poter morire ogni giorno,  le assaggiatrici sono contente dell’incarico perché, in di quei tempi, anche quella ignobile vita da cavie costituisce una insperata scappatoia per salvarsi dalla fame e dagli stenti. Tuttavia, a poco a poco, la collusione con il Male e la vicinanza con la Morte, che permea ogni boccone ingoiato,  finiscono per inquinare nel profondo la coscienza di Rosa, che sotto i nostri occhi perde  gradualmente ogni punto di riferimento etico e umano e, non a caso, si lascia addirittura travolgere da una oscura attrazione per il comandante nazista,  Albert Ziegler.

Vengono in mente le parole di Primo Levi che ne “I sommersi e i salvati” affermava con amara lucidità che la colpa del regime totalitario non consiste soltanto nella crudeltà dell’oppressione e nella perdita della libertà che infligge, ma soprattutto nel fatto che costringe le persone a rinunciare alla propria innocenza per salvarsi, perché le obbliga a colludere con il potere di cui sono vittime. Con la sua scrittura immediata e ricca di sfumature, capace di ricostruire luoghi e sensazioni con pochi tocchi essenziali,  Postorino ci accompagna in un viaggio metaforico attraverso i più nascosti recessi dell’animo di Rosa Sauer, riuscendo a rendere emblematica e universale la piccola storia di questa donna.

 

L’autore: Rosella Postorino

Rosella Postorino (Reggio Calabria, 1978) vive e lavora a Roma. Il suo primo romanzo, “La stanza di sopra” (Neri Pozza Bloom 2007), ha vinto il Premio Rapallo Carige Opera Prima e il Premio Città di Santa Marinella. Per Einaudi Stile libero ha pubblicato nel 2009 il romanzo “L’estate che perdemmo Dio” (Premio Benedetto Croce) e nel 2013 il romanzo “Il corpo docile”. Ha scritto, inoltre, la pièce teatrale dal titolo “Tu (non) sei il tuo lavoro” edita da Bompiani nel volume collettivo “Working for Paradise”,  e nel 2011 “Il mare in salita” (Laterza).

redazione grey-panthers:
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