La sposa del vento porta nella mente di un grande artista, Oskar Kokoschka, il cui animo tormentato parla a gran voce attraverso le sue tele. È un libro su cui ci si commuove, perché ci si ritrova nell’amore perduto e disperato, nello stordimento dell’innamoramento e nell’incredulità della fine
È un libro su cui ci si commuove, La sposa del vento. Un libro che ci porta nella mente di un grande artista, Oskar Kokoschka, il cui animo tormentato parla a gran voce attraverso le sue tele. Non solo La sposa del vento, non solo il suo autoritratto.
Ogni opera di Kokoschka racconta l’angoscia del cosiddetto “secolo breve”: le guerre e le carneficine, le illusioni e le speranze, le bellezze e gli orrori, l’arte e la letteratura. Ma soprattutto quel senso di smarrimento, di ricerca dentro e fuori da se stessi, quel percorso accidentato che ogni artista compie per rendere conto del suo mondo interiore, del mondo esteriore, quello di tutti, della sua chiamata, della sua visione. Oskar Kokoschka vede quello che gli altri non riescono a vedere, e questo lo rende un pittore unico ma un uomo sofferente, afflitto da incubi fin da bambino.
In apertura: “La Sposa del Vento di Oskar Kokoschka, conservato al Kunstmuseum di Basilea
Il libro di Scilla Bonfiglioli si concentra sugli esordi di Kokoschka Vienna, sotto la protezione di Gustav Klimt, e sullo scandalo che i suoi quadri, con la loro crudezza, la loro potenza e la loro bellezza grottesca provocano nel pubblico. Scandalo che però dà a Oskar Kokoschka la fama oltre che la consacrazione artistica, e che gli consente di entrare a pieno titolo nei circoli culturali più esclusivi della capitale dell’impero austro-ungarico. E in una serata mondana Oskar incontra Alma, vedova di Gustav Mahler. Compositrice come il marito ed eccellente pianista, Alma è una donna bellissima a cui nessun uomo sa resistere. Neppure Kokoschka, che se ne innamora perdutamente. Nella breve, intensa e artisticamente felice relazione con Alma, sembra a Oskar di poter superare anche quegli incubi che non lo avevano mai lasciato, che ogni notte tornavano a tormentarlo.
Ma come il sogno dell’amore eterno con Alma si infrange molto presto contro la volubilità di lei, così anche l’illusione che gli incubi possano cessare si rivela inconsistente. Gli incubi sono la materia prima dell’arte di Kokoschka. E Alma è una perdita a cui Oskar non si vuole rassegnare. Dopo aver lasciato Vienna ed essere approdato a Berlino, incontra per caso un’artigiana che fabbrica bambole. Bambole così perfette in ogni dettaglio, e così simili a delle persone reali che si immaginerà di poter ricreare Alma in ogni particolare. Kokoschka commissiona una bambola a grandezza naturale che ha le fattezze di Alma, e chiede che ne abbia anche il tatto, che toccarla sia come toccare Alma. Quando arriva a Vienna, dove Oskar è nel frattempo ritornato, la bambola che rappresenta Alma è un mostro di fronte a cui lo stesso Kokoschka è sconvolto. Tuttavia la tiene in casa e la porta fuori, a cena, a teatro, la esibisce come fosse davvero la sua sposa. Gli amici e i conoscenti si inchinano intimoriti di fronte a tanta follia e seguono il suo gioco, salutano la bambola come se fosse Alma. In questo surreale che sostituisce la realtà, che scandalizza ma pure commuove, Kokoschka riesce finalmente a superare un amore che sembrava indistruttibile, a ritrovare se stesso e iniziare una nuova fase della sua arte.
È un libro su cui ci si commuove, La sposa del vento, perché ci ritroviamo nell’amore perduto e disperato, nello stordimento dell’innamoramento e nell’incredulità della fine. Ci ritroviamo anche negli incubi, di Kokoschka, che magari non popolano tutte le nostre notti ma che sentiamo in agguato alle soglie del buio. E insieme, troviamo un’epoca per noi magica e perduta, un impero che sembrava intramontabile, in cui la cultura e la bellezza avrebbero sempre regnato. La disgregazione che è alle porte dell’Austria è quella da cui anche noi discendiamo. Ne abbiamo letto i romanzi e i saggi, ne abbiamo visto i monumenti e le opere d’arte, ne abbiamo ereditato il rimpianto e la nostalgia. Con questo romanzo torniamo a rivivere un mondo di cui sentiamo la mancanza pur non avendolo vissuto che attraverso le memorie di altri.
È un’esperienza bellissima, che suggerisco di cuore a tutti i lettori.
La sposa del vento di Scilla Bonfiglioli
Un affascinante romanzo d’esordio sul pittore Oskar Kokoschka e l’amore fatale che lo legò ad Alma Mahler. Nella Vienna d’inizio Novecento, il giovane e solitario Oskar Kokoschka trasforma i suoi demoni in opere d’arte, suscitando sdegno e grande scandalo. Grazie all’aiuto del Maestro Klimt, l’artista riesce pian piano ad affermarsi frequentando i circoli intellettuali più prestigiosi e facendosi notare per l’eccezionalità del suo lavoro. Le visioni mostruose e inquietanti che lo tormentano ogni notte, tuttavia, non gli danno tregua, almeno fino all’incontro con la bellissima Alma Mahler, magnetica musa di numerosi artisti, da poco rimasta vedova del celebre musicista. Il sentimento che travolge Oskar lo libera momentaneamente dai demoni che lo perseguitano e lo porta a vivere il periodo più fortunato della sua carriera, in cui produrrà capolavori indimenticabili come La sposa del vento, dipinto immaginifico ispirato al suo amore per Alma. Quando però la donna decide di lasciarlo e l’Europa è sconvolta dall’incubo della guerra, Oskar precipita di nuovo nell’abisso e, in preda al delirio, si fa costruire una bambola con le fattezze dell’amata, che paradossalmente lo aiuterà a dimenticarla. In una Mitteleuropa ormai al tramonto, nell’imminenza della prima guerra mondiale, il romanzo ricostruisce le atmosfere dei circoli culturali del tempo dando vita alle passioni, ai turbamenti e alle manie di uno degli artisti più innovativi e originali del secolo scorso. La sposa del vento è il racconto di un’ossessione sullo sfondo di un continente in decadenza, il resoconto incalzante di una storia tormentata e bruciante che si nutrì delle visioni del pittore rappresentando un momento unico nella storia dell’arte.
Alma e Oskar erano il centro immutabile della tela, rannicchiati in un letto che era una barca alla deriva, stretti in mezzo ai turbini incontrollati della tempesta. Un viaggio abissale. «Allora, cosa te ne pare?». Alma fissava il quadro senza dire una parola.
Il silenzio era pesante, interrotto solo dai tuoni che facevano vibrare i vetri del solaio.
«Siamo proprio noi».