“Il libro dell’acqua e di altri specchi” di Nadeem Aslam

“Il libro dell’acqua e di altri specchi” di Nadeem Aslam

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Pagine 408 – 18.00 €

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“Il libro dell’acqua e di altri specchi” si apre in una città fittizia chiamata Zamana, in Pakistan. Nargis e Massud sono una coppia di architetti, uniti da un’affinità elettiva con cui hanno sapientemente modulato ogni fase della loro relazione. Eppure Nargis ha nascosto per tutta la vita al marito un elemento fondante e pericoloso della sua identità: è nata cristiana, con il nome di Margaret, ma crescendo si è finta musulmana per sfuggire agli abusi e alle oppressioni. Quando Massud muore in uno scontro a fuoco, la vita di Nargis inizia a sgretolarsi. Intanto qualcuno si serve degli altoparlanti dei minareti per rivelare i segreti e le dissolutezze degli abitanti, diffondendo il terrore in un Paese in cui l’accusa di blasfemia può costare la vita. I misteriosi annunci presto diventano persecuzioni e Nargis sarà costretta a fuggire. In questo mondo al limite della distopia, diverse trame amorose si liberano come fiumi in piena e con la loro poesia fanno da contraltare all’orrore. Questo romanzo è un ritratto rivelatore dello spirito umano, una storia di corruzione e resistenza, di amore e terrore, e delle maschere che a volte è necessario indossare per salvarsi.

Un romanzo d’amore, certo. Ma soprattutto un racconto epico sulla vita di una donna rimasta sola in Pakistan, al centro di furori religiosi al limite della distopia più cupa. Nadeem Aslan, autore pakistano ma da anni residente in Inghilterra, vincitore di premi prestigiosi scava nell’animo umano, raccontando la storia di Nargis e Massud, tra segreti mai confessati, oppressioni e dubbi sul futuro. Il libro dell’acqua e di altri specchi è al contempo una storia di formazione sentimentale, uno studio sulla perdita e un ritratto lucido dei conflitti che pervadono il Pakistan contemporaneo. Un romanzo intimo e viscerale per i sentimenti e le emozioni che tratta, intrigante e interessante per la storia che narra. Ha la capacità di intrattenere e allo stesso tempo di far riflettere, portando nella vita del lettore un universo sconosciuto e che pure deve essere raccontato. La solitudine, il bisogno universale di tenere per noi aspetti della nostra vita che non abbiamo il coraggio di rivelare, il bisogno atavico di amare ed essere amati e la paura di essere giudicati, specie dalle persone che sentiamo più vicine a noi, sono tutte condizioni umane necessarie.

 

L’autore: Nadeem Aslam
All’età di 14 anni, deve abbandonare il Pakistan poiché il Governo di Muhammad Zia-ul-Haq osteggiava i comunisti come il padre. A ciò fa riferimento nella figura fittizia del protagonista di “Mappe per amanti smarriti”, anch’egli comunista costretto a emigrare nel Regno Unito. La sua famiglia si trasferisce a Huddersfield, studia Biochimica presso l’Università di Manchester e, come uno dei personaggi di Mappe, anche lui ha abbandona gli studi, sentendosi più portato per una carriera artistica. Nel 1993 esce il suo primo romanzo, “Season of the Rainbirds”, che gli vale il Betty Trask Award, in quanto giovane autore (under-35), e il più prestigioso Authors’ Club First Novel Award, in quanto esordiente. Undici anni dopo esce “Mappe per amanti smarriti”, il suo secondo romanzo, al quale intenzionalmente lavora per oltre una decade e grazie al quale vince l’Encore Award e il Kiriyama Prize. Questo romanzo è un focus sulla comunità pakistana nel Regno Unito e narra, oltre all’integrazione, della difficile convivenza tra musulmani moderati ed estremisti. Il romanzo è stato pubblicato nel 2004, cioè un anno prima degli attentati a Londra.
Anche i successivi romanzi, concepiti durante la Guerra al terrorismo, (“The Wasted Vigil “e “The Blind Man’s Garden”, pubblicati rispettivamente nel 2008 e nel 2013) trattano gli anni della difficile connivenza tra Occidente e Islam. Nel 2014, per “The Blind” gli è conferito (assieme ad Aminatta Forna e Jim Crace) il prestigioso Windham–Campbell Literature Prize per la categoria “Fiction”.

redazione grey-panthers:
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