Consigli di lettura: Valerie Perrin con “Cambiare l’acqua ai fiori”

Valerie Perrin, con “Cambiare l’acqua ai fiori” e con il nuovo romanzo “Tre” è da tempo in testa alle classifiche italiane e non solo

Valerie Perrin sta felicemente appollaiata in cima alle classifiche italiane e non solo. Al di là degli accanimenti non terapeutici, delle invidie e degli snobismi, sapete che la mia idea è che dietro a un successo così stabile e conclamato ci sia sempre un perché valido. “Cambiare l’acqua ai fiori” ci ha messo parecchio tempo ad arrivare al successo. E non ci è arrivato per qualche influencer che se ne è innamorato. Ci è arrivato con il passaparola dei lettori, che da sempre è il meccanismo, incontrollabile ma efficace, con cui i libri si fanno strada nel mondo. 

Io stessa, dopo averlo ignorato a lungo, mi sono lasciata convincere a leggerlo da un’amica di cui mi fido. Ero un po’ diffidente, lo confesso. Confesso anche che sono uno di quei lettori che diffidano del successo, del libro in testa alle classifiche. Spesso sono libri modesti, che però sono in sintonia con lo spirito del tempo e ne diventano il vessillo, la rappresentazione, per poi scomparire quando lo spirito del tempo diventa diverso e ha bisogno di un nuovo simbolo e di nuove parole. Un esempio per tutti? “Va dove ti porta” il cuore di Susanna Tamaro. In quanti l’abbiamo letto? In quanti abbiamo pensato ma perché tutti lo leggono, tutti lo leggiamo? Ecco ho pensato che “Cambiare l’acqua ai fiori” fosse un po’ così. E poi visto che sono in tema di confessioni ve ne faccio un’altra: il romanzo è stato paragonato a “L’eleganza del riccio” di Muriel Burbery. Un libro che mi ha irritato dalla prima pagina all’ultima. 

Però i consigli delle amiche fidate si seguono. Sempre. E così ho cominciato “Cambiare l’acqua ai fiori”. Che mi è piaciuto. Davvero.

Mi è piaciuta la scelta della protagonista, che sì ogni tanto ricorda la portinaia di “L’eleganza del riccio” (dev’essere una roba francese) ma che si fa amare e anche molto. Mi è piaciuto l’intreccio, la fluidità con cui le diverse trame si dipanano, si intersecano, si incontrano e si risolvono. Mi è piaciuta l’idea di fondo di Valerie Perrin, quella di guardare ai cimiteri con occhi diversi, di tornare ad accettare che la morte fa parte della vita, e che il nostro dialogo con chi non c’è più può trovare forza, e alimento e bellezza quando fatto al cimitero invece che nel chiuso della propria casa. Mi è piaciuto come le storie vengono svelate e piano piano spiegano quei comportamenti che fino un attimo prima erano incomprensibili. Mi è piaciuta la necessità del racconto di se stessi, del dare voce alla propria storia, che fa bene anche se quella voce finisce soltanto per disperdersi tra le lapidi. 

Me lo sono portato dietro con affetto, questo libro, mentre lo leggevo e anche dopo.

Dopo di che ho fatto quello che facciamo tutti, quando ci è piaciuto un autore. Ho comprato il romanzo successivo, “Tre”. Il nuovo romanzo di Valerie Perrin, come viene definito, giustamente, dall’editore. Ora questo tipico meccanismo di mercato e di scelta porta inevitabilmente a delusioni e scontenti. Che si tratti di musica, film, cioccolatini.

Leggendo “Tre” ho pensato al raggiungimento del proprio meglio. Succede a tutti. Di fare qualcosa molto bene, così bene che meglio non saremmo capaci. Può essere un certo livello raggiunto in uno sport, una torta, un progetto di lavoro. Ci rendiamo conto di avere raggiunto il nostro meglio. Un meglio solo nostro, non assoluto. E vale anche per gli scrittori, secondo me. C’è sempre un libro in cui hanno raggiunto il proprio meglio, e tutto quello che viene dopo, così come anche quello che veniva prima, resta sotto a quel livello. La mia impressione è con “Cambiare l’acqua ai fiori” Valerie Perrin abbia raggiunto il suo meglio. Magari verrò smentita. Però di certo “Tre” sta ben al di sotto di quel meglio.

Non è un brutto libro, per carità, e non ve ne parlerei se vi sconsigliassi di leggerlo. Ma siccome è probabile che venga letto dopo” Cambiare l’acqua ai fiori”, penso sia meglio essere preparati. Perché la costruzione del romanzo è simile, anche la mole di lettura è simile. Ma si sentono delle forzature, delle disarmonie. La necessità intrinseca dei personaggi non è così nitida e impellente. La trama non è così fluida e al tempo stesso inderogabile. E il libro non si fa amare come si era fatto amare “Cambiare l’acqua ai fiori”. Il che è un peccato. Perché di questi tempi di consumo facile e veloce, di letture che intrattengono e non lasciano nulla, di fenomeni letterari e di successi interstellari, trovare un romanzo per il quale si prova affezione, a cui si dà un posto in vista nella libreria, di cui si parla a un’amica o a un amico, non è una cosa da poco.

Quindi buone letture!

 

Valerie Perrin, “Cambiare l’acqua ai fiori”

Violette Toussaint è guardiana di un cimitero di una cittadina della Borgogna. Ricorda un po’ Renée, la protagonista de “L’eleganza del riccio”, perché come lei nasconde dietro un’apparenza sciatta una grande personalità e una storia piena di misteri. Durante le visite ai loro cari, tante persone vengono a trovare nella sua casetta questa bella donna, solare, dal cuore grande, che ha sempre una parola gentile per tutti, è sempre pronta a offrire un caffè caldo o un cordiale. Un giorno un poliziotto arrivato da Marsiglia si presenta con una strana richiesta: sua madre, recentemente scomparsa, ha espresso la volontà di essere sepolta in quel lontano paesino nella tomba di uno sconosciuto signore del posto. Da quel momento le cose prendono una piega inattesa, emergono legami fino allora taciuti tra vivi e morti e certe anime che parevano nere si rivelano luminose.

Valerie Perrin, “Tre”

«Mi chiamo Virginie. Di Nina, Adrien ed Étienne, oggi Adrien è l’unico che ancora mi rivolge la parola. Nina mi disprezza. Quanto a Étienne, sono io che non voglio più saperne di lui. Eppure fin dall’infanzia mi affascinano. Sono sempre stata legata soltanto a loro tre». 1986. Adrien, Étienne e Nina si conoscono in quinta elementare. Molto rapidamente diventano inseparabili e uniti da una promessa: lasciare la provincia in cui vivono, trasferirsi a Parigi e non separarsi mai.
2017. Un’automobile viene ripescata dal fondo di un lago nel piccolo paese in cui sono cresciuti. Il caso viene seguito da Virginie, giornalista dal passato enigmatico. Poco a poco Virginie rivela gli straordinari legami che uniscono quei tre amici d’infanzia. Che ne è stato di loro? Che rapporto c’è tra la carcassa di macchina e la loro storia di amicizia? 

redazione grey-panthers:
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