Le aperture
Tutti i quotidiani oggi aprono con i fatti di ieri sera: “Berlusconi ferito in piazza: ‘Troppo odio’”. “Colpito al volto a Milano. Arrestato l’aggressore: 42 anni, in cura per disturbi psichici. Il Cavaliere ha perso molto sangue, è sotto osservazione al San Raffaele. ‘Mi aspettavo che succedesse, ma dite a tutti che sto bene’”. “Un clima avvelenato” è il titolo del commento di Pierluigi Battista, che scrive che “l’odio politico è un mostro che, scatenato, risulta molto difficile da domare”. “Non è solo questione di toni esasperati, è l’idea che la lotta politica non contempli confini e contrappesi all’aggressività verbale”, e “l’aggressione cruenta di ieri è frutto di questa degenerazione”. A centro pagina: “Di Pietro accusa il premier, è scontro. L’Ex Pm: il capo del governo istiga alla violenza. Napolitano: gesto grave e inconsulto. E su Facebook esultano in ventimila”.
La Repubblica: “Berlusconi aggredito a Milano. Colpo al volto dopo il comizio. Napolitano: fermare la spirale dell’odio. Il premier ferito alla bocca e ricoverato al San Raffaele. ‘Sono miracolato’. Il Pdl accusa: ‘Clima infame’. Il Pd condanna: ‘Gesto inqualificabile’. Bufera su Di Pietro”. L’editoriale è firmato dal direttore Ezio Mauro: “Contro la violenza, per la libertà”. Scrive Mauro che l’immagine del premier “trasformato in una maschera di sangue raggiunge tutti noi con la sua carica di violenza. Con la follia che trasforma un uomo in un simbolo da abbattere ad ogni costo e con ogni mezzo, e la persona che diventa bersaglio fisico”. “Amici e avversari, sostenitori e oppositori, oggi devono essere solidali con il premier – come siamo noi – e senza alcun distinguo, nelì momento in cui è un uomo colpito dalla violenza. E devono fare muro contro l’insania di questo gesto, prima di tutto perché è gravissimo in sé e poi perché può incubare una stagione tragica che abbiamo già sperimentato negli anni peggiori della nostra vita”.
Il Giornale: “Violenza costituzionale. Berlusconi ferito al viso dopo il comizio di Milano. Ricoverato in ospedale con fratture al volto. L’assalitore è un pazzo, ma i mandanti morali sono noti. E anche certi politici del centrodestra… Di Pietro è contento: ‘Colpa del Cavaliere, è lui che istiga’. Bossi: ‘Un atto terroristico’”. L’editoriale, firmato da Alessandro Sallusti, è titolato “Dietro la violenza c’è una regia”: “C’è una regia che passa anche per giornali, segreterie politiche e trasmissioni televisive irresponsabili. Se la solidarietà di ieri ha un senso Fini e Casini devono immediatamente togliere qualsiasi legittimazione politica al piano di una opposizione che sta diventando sempre più extraparlamentare. Come ai vecchi tempi, i cattivi maestri pontificano, cretini, delinquenti e pazzi agiscono”.
La Stampa: “Aggressione a Berlusconi”. L’editoriale è firmato dal direttore Mario Calabresi (“Gli indignati a senso unico”): “Ci sono momenti in cui bisognerebbe abolire due parole: ma e però. L’aggressione di un uomo, in questo caso un primo ministro, è uno di quelli”. Dice Calabresi che il quotidiano ha ricevuto numerose lettere di persone “che spiegano l’accaduto e locomprendono come reazione ad un governo che definiscono ‘xenofobo’, ‘antidemocratico’, ‘razzista’. Sono persone che mostrano di essere solidali con gli immigrati e i più deboli, sconvolte dagli attacchi di Berlusconi ai magistrati e preoccupate per la democrazia ma non toccate da ciò che è accaduto ieri sera. Questo modo di ragionare mi fa paura: come è possibile mostrare sensibilità a senso unico, battersi contro le violenze, e poi giustificare un’aggressione, essere democratici e pacifisti e provare soddisfazione per il volto tumefatto di Berlusconi”. Calabresi conclude: “Il presidente del consiglio, a cui va la nostra solidarietà sincera, speriamo sia così saggio da capire che proprio lui, l’aggredito – ora può fare la differenza: può abbassare i toni e aprire la strada per un confronto civile e rispettoso. C’è da augurarsi che anche tutta l’opposizione lo capisca e sia capace di isolare chi delira”.
Lo stesso quotidiano intervista Rosi Bindi: “Questi gesti vanno sempre condannati, mai giustificati. Qualche volta però sono spiegabili. Certo, se si continua a dividere questo paese, alla fine…”. E più avanti: “Sbagliano i contestatori, non si disturbano le piazze degli altri, è anche vero che c’è modo e modo di zittire le persone. E anche oggi il premier ha mantenuto toni duri, mancava solo la frase ‘e per tutto questo ora andiamo al voto’”. Nella pagina successiva una cronaca del comizio di Berlusconi sottolinea: “Da piazza Duomo un discorso moderato”.
Iran
“Iran, attacco all’opposizione” si legge sulla prima pagina de La Stampa. “Le minacce dell’ayatollah conservatore Khamenei: i manifestanti sono contro l’Islam”. Il Corriere della Sera: “In Iran l’opposizione va eliminata’. La Guida suprema Khamenei minaccia i riformisti”. Khamenei ieri ha parlato in televisione: “Alcuni hanno trasformato la campagna elettorale in una campagna contro l’intero sistema. Hanno violato la legge, organizzato rivolte e incoraggiato la gente a opporsi al sistema. Ma i nemici della Repubblica islamica sono come schiuma nell’acqua e saranno eliminati. Ciò che resterà sarà il sistema islamico”. La Repubblica riferisce delle voci su un possibile arresto di Moussavi e Karroubi, i candidati sconfitti alle elezioni. Sullo stesso quotidiano, il commento e l’analisi dell’islamologo Renzo Guolo, secondo cui si prepara la resa dei conti in Iran. I pasdaran hanno nuovamente chiesto il processo e la punizione immediata dei leader dell’opposizione. Parallelamente sono sempre più insistenti le voci sulla cattiva salute di Khamenei.
La Stampa intervista il professor Scott Lucas, che riferisce anche della diffidenza diffusa sulla autenticità dei video in cui vengono bruciati i ritratti di Khomeini, anche perché ricorda che durante le proteste gli studenti hanno spesso portato i ritratti del fondatore della Repubblica islamica. Il movimento verde – ricorda – ha sempre mostrato rispetto per Khomeini. Secondo Lucas la Guida Suprema Khamenei non ha ancora deciso la stretta finale, anche perché siamo alla vigilia dell’anno nuovo islamico e della festa della shura, che cade il 27 dicembre.
E poi
Su La Stampa Enzo Bettiza scrive dei destini delle socialdemocrazie in Europa. “Socialdemocrazia, ultimo atto. Il collasso della Spd non riguarda solo la Germania. Un glorioso percorso storico è giunto al capolinea”.
Vittorio Messori sul Corriere della Sera risponde ad Aldo Cazzullo, che qualche giorno fa si chiedeva quali motivazioni teoligiche impediscano ad una donna di diventare sacerdote. E lo fa con le parole di Giovanni Paolo II e delle Scritture.
Alla questione dei minareti e alla “sindrome svizzera” è dedicato un intervento di Timothy Garton Ash, che compare oggi sulla Repubblica.
Il Corriere della Sera scrive della ricerca promossa dalla Fondazione di George Soros e durata due anni e mezzo, che sarà presentata questa settimana a Londra. Obiettivo della ricerca era misurare il rapporto degli immigrati islamici con i Paesi che li hanno accolti: in controtendenza rispetto alle rilevazioni degli ultimi anni, i più legati al Paese in cui vivono risultano i musulmani del Regno Unito, poiché il 78 per cento di loro si percepisce come “britannico” contro il 49 per cento in Francia e il 23 per cento in Germania (dove i musulmani hanno acquisito il diritto alla cittadinanza solo negli anni 90). Il patriottismo cresce tra gli immigrati di seconda generazione.
Su La Stampa, La Repubblica e il Corriere della Sera si riferisce della elezione a sindaco di Houston, Texas, di una donna omosessuale. Si chiama Annise Parker, 53 anni, ha sconfitto al ballottaggio nel Texas conservatore il candidato di colore Gene Locke. Ha una compagna ed ha tre figli. E’ stata eletta con il 53 per cento. Anche Locke era democratico (non c’erano candidati Repubblicani). Locke è afroamericano, ex Procuratore e, scrive il Corriere, era appoggiato dall’establishment finanziario e dalla numerosa comunità di colore. La Repubblica ricorda che il Texas è uno degli stati in cui gli elettori hanno messo al bando per legge i matrimoni gay.
Su La Repubblica una riflessione del professor Stefano Rodotà su l’identità al tempo di Google e di Wikipedia.
(fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo, Paolo Martini)