Le aperture
La Repubblica: “Berlusconi: cambio giusta e fisco. ‘Ho vinto, basta perdere tempo’. Brunetta bocciato a Venezia accusa Lega e Tremonti”. In evidenza nei titoli anche l’appello ai due poli del Presidente Napolitano e poi: “Bersani: pronti al dialogo sui problemi reali. Castelli sconfitto a Lecco, Fitto si dimette. Milano, duello tra Bossi e Pdl”. A centro pagina: “Fini: un patto a tre per fare le riforme”. Si sintetizzano così le sue parole: “Ho parlato con Silvio e Umberto, non è Rodomonte”. Da segnalare anche una notizia in prima pagina sullo scandalo pedofilia: “I vescovi: ‘Collaboriamo con i magistrati per smascherare i pedofili’”.
Il Corriere della Sera: “Fisco, ecco i punti della riforma. Ora l’autonomia impositiva, poi la dichiarazione dei redditi precompilata”. Ci si riferisce ad annunci fatti ieri dal ministro Tremonti. E ancora: “Berlusconi: i risultati ci premiano. Giustizia: si farà subito la legge sulle intercettazioni”. A centro pagina: “Brunetta battuto a Venezia accusa. Il ministro: con i consensi della Lega sarei diventato sindaco”.
Il Sole 24 Ore intervista il ministro dell’Interno: “Maroni, ora il federalismo fiscale”. E poi: “Berlusconi: il voto ci premia, via alle riforme. Bersani apre a un confronto vero’”. A centro pagina in evidenza la notizia dell’aumento del prezzo dell’acciaio: “Raddoppiano i prezzi del ferro, pesanti ripercussioni per l’industria”. In taglio basso: “Fmi, in Italia ripresa fragile ma risposta giusta alla crisi”.
Il Foglio: “Adesso il Cav e Fini possono siglare il patto di sistema per le riforme. Il ministro della Difesa spiega i nuovi equilibri nel Pdl e nel governo dopo la riconferma del voto regionale”.
Il Riformista: “Tre ministri in barca”, con le immagini di Fitto, Brunetta e Castelli. Tre diverse analisi sono dedicate alla loro bocciatura. Su Fitto: “La protesi di Silvio. Fitto si dimette per colpa di Vendola”. Su Brunetta: “Brunetta fa il bis. Sconfitto a Venezia, tradito dalla Lega”. Su Castelli: “Il pasticcio di Lecco. Castelli affonda nel profondo nord”. In prima pagina anche la notizia del successo del ministro Carfagna, che “bagna Napoli”, ottenendo un trionfo personale: più di 55 mila preferenze, la più votata d’Italia. In taglio basso: “Gaza, jihad contro i parrucchieri”.
La Stampa: “Berlusconi: e adesso le riforme”, “Napolitano: sì, ma che siano condivise. Il Cavaliere: il voto ha premiato il governo”. Nei titoli anche attenzione per i lumbard che ora “puntano al sindaco di Milano. Ma Fini avverte il senatur: non comanda lui. Bersani: non mi sento battuto. Si dimette Fitto”. Poi la foto di Brunetta che, sconfitto, attacca la Lega: “Si sa, quelli votano soltanto i loro”.
Libero: “Forza Silvio, ora o mai più”, “riforme subito. Il premier metta da parte le liti e colga l’occasione unica. Cominci dalla giustizia, pensi alle tasse e stia attento alle trappole della sinistra e di chi lo vuole mettere contro il Carroccio”. Vignetta sull’exploit di Grillo: “Grillo fa perdere il Pd. E si becca un vaffa”.
Il Giornale: “Ora Silvio vada giù duro. Il successo elettorale gli consente di lavorare per gli italiani. A partire dalle tasse. Al Pdl tutte e 4 le province in palio. Brunetta sconfitto a Venezia”. Un articolo a centro pagina spiega i flussi elettorali: “Ma neanche il Carroccio guadagna voti. Nonostante la vittoria tutto il centrodestra perde elettori. E nelle regioni rosse il Pd piange”.
Il Fatto: “Con questi qui non vinceremo mai. Quattro regiooni in meno ma Bersani giura che il Pd non ha perso. Ricordate il grido di Nanni Moretti?”. Il commento di Marco Travaglio è titolato: “In poche parole un’altra Caporetto”.
Elezioni, numeri
Su Il Sole 24 Ore una analisi del voto di Roberto D’Alimonte: “Elettori fedeli, ‘tesoro’ leghista”. Secondo l’analisi il partito di Bossi è passato dall’11,2 per cento delle europee al 12,3 per cento, ma ha perso circa 150 mila sostenitori, che sono comunque meno di quanto abbiano perso le altre formazioni. Guadagna in Veneto (+21mila voti), in Emilia (+8mila circa), in Toscana (+8603) e nelle Marche (+15189). In altre regioni perde elettori: in Piemonte (-59871), in Lombardia (-104047), in Liguria (-7520), in Umbria (-424). Il confronto è che le elezioni europee dell’anno scorso. Gli altri partiti, però, hanno perduto molto di più: Pdl – 5,7 per cento, che significa 2.494.660 elettori in meno. Pd, – 5,7 per cento, che si traduce in 1.029.830 voti in meno. Perdono elettori anche l’Udc, l’Italia dei valori (-0,8) e la sinistra radicale. Spazio anche per l’analisi dell’Istituto Cattaneo, incentrata sull’effetto astensione, e riassunta così: più astenuti dove vince il Pd. La disaffezione alle urne si è fatta sentire soprattutto nelle regioni in cui ha vinto il centrosinistra, ma non solo. Confermato il boom della Lega al nord. E la quadruplicazione dei voti dell’Idv. Anche sulla prima pagina de Il Giornale una analisi dei flussi elettorali, dai quali si evince che “la Lega ha vinto le regionali, eppure non ha guadagnato elettori. Anzi, rispetto alle europee del 2009, ne ha persi. 200 mila per la precisione. Un calo che riguarda tutti i partiti e che si spiega in buona parte, ma non solo, con l’astensione, aumentata dell’8 per cento”. In ogni caso se si fa il paragone con le precedenti amministrative del 2005 e non con le europee del 2009, la Lega ha guadagnato 1 milione e 370 mila voti, e l’Italia dei valori 1.milione e 227 mila. Arretrano invece il Pd (-2 milioni) e il Pdl (meno 1 milione). Perdite che si riducono però ; a 400 mila se si estrapolano i 600 persi dalla Provincia di Roma, della lista del Pdl, secondo Il Giornale.
Elezioni, commenti
Mario Calabresi, direttore de La Stampa, si chiede: “La mancata sconfitta di Berlusconi, date le evidenze degli ultimi dieci mesi, dovrebbe allora farci pensare che quei temi che domenica scorsa Barbara Spinelli ci indicava come cruciali – le regole, la legalità, l’indipendenza della informazione, i diritti – siano inutili e non efficaci?”. Nient’affatto, per Calabresi, poiché dovrebbero essere “lo sfondo condiviso di una democrazia”: “Ma forse dovremmo convincerci, una volta per tutte, che non possono essere i temi esclusivi di un programma elettorale”, perché “la differenza la fanno la capacità di intercettare i bisogni, i desideri e le paure degli elettori e, facendosene carico, dare risposte concrete in un quadro che abbia come riferimento proprio le regole”.
Ezio Mauro firma l’editoriale sulla prima pagina de La Repubblica: sottolinea che, per quanto riguarda il Pd, “il Paese è contendibile, ma questo Pd non è oggi in grado di contenderlo”. Anche se Bersani, da poco alla guida del partito, può contare le 7 regioni conquistate per concludere che il Pd è tornato in gara, “non si può pensare di governare un Paese se si è esclusi dal nord”. Il principale partito di opposizione non intercetta il malcontento dell’elettorato di maggioranza, manifestatosi pure con l’astensione che ha colpito pure il Pdl: si è esercitato in questi mesi principalmente nella costruzione di un “meccano di alleanze”, “come se l’identità e la natura di un partito non fossero più importanti di qualsiasi tattica”. In più “c’è un problema di selezione delle élite, e di scelta dei candidati (che senso ha candidare Loiero in Calabria, per poi fermarsi al 32 per cento? E che senso ha la guerra a Vendola senza una ragione logica?).
Marco Travaglio, su Il Fatto quotidiano: “Se, col peggiore governo della storia dell’umanità, l’astensionismo penalizza più l’opposizione che la maggioranza, un motivo ci dovrà pur essere. L’aveva già individuato Nanni Moretti nel lontano febbraio 2002, quando in piazza Navona urlò davanti al Politburo centrosinistro ‘con questi dirigenti non vinceremo mai’. Sono gli stessi che sfilano in tutti i salotti televisivi spiegando che la Lega vince perché ‘radicata nel territorio’ (lo dicono dal 1988, mentre si radicano nelle terrazze romane o si occupano di casi urgentissimi come la morte di Pasolini) e alzando il ditino contro Grillo che ‘ci ha fatto perdere’ e ‘non l’avevamo calcolato’. Sono tre anni che Beppe riempie le piazze e li sfida su rifiuti zero, differenziata, no agli inceneritori e ai Tav mortiferi, energie rinnovabili, rete, acqua pubblica, liste pulite, e loro lo trattano da fascistaqualunquistagiustizialista”.
Elezioni, riforme
Il sole 24 Ore intervista il ministro degli interni Maroni che, riferendosi alle vittorie in Piemonte e Veneto, dice: “Roberto Cota e Luca Zaia saranno i primi a dare attuazione al federalismo”. Maroni considera il presidenzialismo “l’altra faccia della medaglia delle riforme”, e dice che “va bene qualunque cosa, se passa la riforma federale”. “Si tratti dell’elezione diretta del premier, o del Presidente della repubblica, la priorità per noi è la revisione della forma di stato. Più poteri agli organi di governo del territorio, meno a quello centrale”. Propone poi il modello Viminale per le riforme, citando l’unanimità ottenuta, maggioranza e opposizione insieme, sulla istituzione dell’agenzia nazionale dei beni sequestrati. Una proposta del governo, discussa e modificata in Parlamento.
Elezioni, Lega
Stando al quotidiano Il Giornale, in una analisi si legge che l’onda verde della Lega convincerà le banche ad aiutare il territorio: i governatori del Carroccio sceglieranno come interlocutori i banchieri che erogano i soldi alle imprese, e non i manager finanziari. Si fa riferimento, ad esempio, ad enti importanti come la Fondazione cassa di risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona, la Cassa di risparmio di Torino, che nella formazione dei loro organi statutari prevedono una certa influenza degli enti territoriali, con un buon peso delle Regioni, e che sono tra i soci più influenti di Unicredit.
La Stampa intervista Carlo Petrini, presidente di Slow Food, che accusa: “Sinistra attenta solo agli operai”, dice che le campagne sono state dimenticate, e, riferendosi alla vittoria del ministro Zaia, dice che “ha fatto scelte coraggiose”, come la posizione anti Ogm, che gli sono costate qualche problema con la Confagricoltura. Non è d’accordo con la Lega perché “senza i diecimila macedoni che nelle Langhe fanno la vendemmia, il Barolo sarebbe scomparso”.
Sulla Lega l’editoriale del Corriere della Sera di Angelo Panebianco, dedicato al suo “nuovo volto”, “popolare e borghese”.
E poi
Su La Repubblica e sul Corriere della Sera spazio per la bocciatura del Consiglio di stato francese della legge che avrebbe voluto il presidente Sarkozy per imporre il divieto del burqa: la legge sarebbe “priva di basi giuridiche”. Il parere al Consiglio di stato era stato richiesto dal premier Fillon. Il Corriere scrive che il Consiglio di stato suggerisce di rafforzare e adattare tutte le normative già esistenti sulla sicurezza, anziché pensare ad un divieto totale che potrebbe innescare dubbi di costituzionalità.
Su Il Sole 24 Ore: “Obama e Sarkozy: sanzioni all’Iran”, entro poche settimane. Sullo stesso quotidiano, attenzione alla Turchia, dove il premier Erdogan avrebbe dato uno “schiaffo ai militari” imponendo, attraverso una mini riforma costituzionale, che le forze armate vengano giudicate nei tribunali civili. E in caso di mancata approvazione al Parlamento il primo ministro punta su un referendum popolare entro luglio.
(fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo, Paolo Martini)