Le aperture
La Repubblica: “Letta: il Governo non durerà. Oggi l’incontro tra Bossi e il presidente della Camera. Pompei, i finiani chiedono un passo indietro a Bondi. Preoccupazione di Napolitano. I ministri Fli verso il ritiro”. A centro pagina: “Ruby, il pm dei minorenni smentisce Procura e Maroni”. Di spalla: “Londra, studenti in rivolta. Assaltata la sede dei Tory”.
Il Corriere della Sera: “L’offetra di Bossi a Fini. ‘Berlusconi bis e legge elettorale’. Il leader Fli: via dal governo. Oggi la Lega vede il presidente della Camera. Napolitano: chi guiderà il Paese sia concreto”. A centro pagina la foto della “battaglia d’Inghilterra degli studenti”. Accanto: “Il governo: 300 milioni e sospensione dei mutui per l’alluvione in Veneto”. L’editoriale è firmato da Angelo Panebianco ed è dedicato ai cristiani perseguitati nel mondo. A fondo pagina: “La pm di Ruby accusa: non autorizzai l’affido. Lettera al Csm contesta la versione di Maroni”.
Libero: “Si è rotto Letta. Silvio parte per la Corea e Gianni lo sostituisce. Dichiara morto il governo ma è un avviso alla Lega per l’incontro con i futuristi. Il capo resta il Cav”. A centro pagina: “Ruby fa perdere la testa anche alla pm. Il caso è chiuso, Silvio non è indagato, ma il giudice dei minori attacca Maroni e il capo della procura di Milano”.
Il Giornale: “Governo, si sfascia tutto. La crisi accelera. Il Pd raccoglie firme per la mozione di sfiducia, Fini fa asse con Casini e si prepara a ritirare i suoi ministri. E Napolitano toglie la rete: ‘Chiunque governi…’. Berlusconi medita la contromossa, ma qui ci vuole un miracolo”. A centro pagina: “I falsari”, con foto di Travaglio, Bersani e il “leader dei centri sociali padovani” responsabile delle contestazioni al premier in Veneto.
La Stampa: “L’ultimo rilancio di Bossi. Oggi il leader leghista vede Fini: più lontana l’ipotesi del voto anticipato. Il Pd raccoglie firme per la sfiducia. Gianni Letta: governo, le prospettive si restringono. Poi precisa: solo una battuta. Napolitano avverte: chi guida deve fare i conti con i problemi concreti”. In alto una ricerca sulla famiglia “ai raggi X: gli uomini hanno un’ora di tempo libero in più. Ma le giovani laureate invertono la tendenza”. “L’Istat: lavori domestici ancora sulle spalle delle donne”. Commenta i dati l’economista Irene Tinagli: “Troppa ideologia allontana gli aiuti”. A centro pagina la manovra (“Tremonti si ferma a 5,5 miliardi. Via libera anche da finiani e Udc. Stop al bonus ristrutturazioni ‘verdi’. Alluvione in Veneto, subito 300 milioni”. A centro pagina, con foto, le manifestazioni degli studenti britannici.
L’Unità: “Sfiducia. Tempo scaduto. Mozione contro il premier, il Pd raccoglie le firme”. Si parla di “ultimi giorni di Pompei”, e del “doppio gioco dei finiani” che sono “pronti a ritirare i ministri, ma intanto premono per un Berlusconi bis”. A fondo pagina: “Perla Genovesi e le 13 telefonate con La Russa. Nuove rivelazioni della pentita. Ruby, il pm dei minori sfida Maroni: andrò al Csm”. E ancora: “Sono i migranti ad aiutare il Veneto a spalare il fango”.
Il Fatto quotidiano: “Da Arcore ai narcos”. “I verbali di Perla Genovesi, la donna che chiamava direttamente la villa del premier e centinaia di volte Bondi e Brunetta. Storie di droga e festini con politici. Ma il Palazzo tace”. A centro pagina: “La pm contro Maroni: mai data in affido Ruby”. Annamaria Fiorillo scrive al Csm: le parole del ministro, così come quelle del Procuratore Bruti Liberati, non corrispondono al vero. Lettera di D’Alema al premier: “Venga a riferire al Copasir”. In taglio basso, sul capitolo “crisi”: “Napolitano vede nero. Il governo appeso a Massidda”. Massidda è un parlamentare del Pdl che stava per passare a Futuro e Libertà (ieri doveva tenersi una conferenza stampa con Urso e Bocchino per annunciarlo) e che all’ultimo momento, dopo un incontro con Berlusconi, si è preso una settimana per riflettere meglio. E poi le parole di Letta: “Il tempo dell’esecutivo sembra accorciarsi”. Per il quotidiano, “oggi Fli ritira i ministri”. In prima anche il richiamo ad una intervista del quotidiano a Vittorio Feltri, che dice: “Ci si rompe le balle di tutte le veline di B”. E “potrei lasciare il Giornale se condannato per il caso Boffo”. Il premier? “E’ confuso e non ha mantenuto le promesse”. Infine, dalla prima, un intervento di Marco Travaglio che, rivolgendosi a Roberto Saviano, rimprovera alla trasmissione da lui condotta con Fabio Fazio, di essersi limitato a parlare dei “morti già santificati” come Falcone, quando da lui ci si attende “che parli dei vivi”.
Il Riformista: “Il Silvio cadente. Convulse trattative, ma Berlusconi non molla. De profundis di Letta. ‘Le prospettive si restringono’. Oggi l’incontro tra Bossi e Fini, che ieri ha visto Casini. Ma il premier dice ai suoi: Cadrò in Parlamento’. Fli si prepara a ritirare la sua delegazione”. Sotto, un articolo spiega. “Il premier ricorda Prodi ’98”, quando appunto il Presidente del Consiglio cadde in Parlamento. Di spalla le sorti del ministro dei Beni Culturali, che ieri ha riferito al Parlamento sul crollo a Pompei: “Gladiator Bondi non se ne va”. In prima anche un richiamo per “l’ultimo caffè di due alleati nemici”, Bossi e Fini: “C’eravamo tanto odiati”.
Il Foglio: “Mistero fitto a Palazzo. Perché il Cav continua a rinviare la crisi? Finanziaria da varare, federalismo da concedere alla Lega, sondaggi neri. Il premier o si è impaludato o dissimula. Strategia del paracarro”. Di spalla il vertice G20: “In nome della crescita Cina e Stati Uniti rendono spigoloso il G20. L’appello alla cooperazione di Obama. I dubbi di Pechino sulle mosse della Fed. Restano gli squilibri commerciali. Il rischio debito sovrasta l’Ue”.
Il Sole 24 Ore: “Borse in allarme sull’Europa. Draghi chiede al G20 riforme finanziarie. Obama: la crescita Usa fa bene a tutti. Berlusconi: troppa speculazione sulle materie prime. La crisi irlandese si abbatte su bond e listini (Milano -2.4%), euro sotto i 1,37 dollari”. L’editoriale, firmato da Carlo Bastasi, parla di un “Atlantico in piena tempesta”. A centro pagina: “Guerriglia a Londra. Studenti contro Cameron per l’aumento delle tasse universitarie”. A centro pagina: “In Finanziaria 5,5 miliardi per rilanciare le sviluppo”.
Politica
“‘Le prospettive di vita del governo sembrano essere brevi'”, ha detto Gianni Letta: e Il Foglio chiosa che “non sarebbe una notizia se a pronunciare queste parole non fsse un uomo a dir poco cauto e dalla riservatezza proverbiale”. Per chi gioca il tempo?, si chiede il quotidiano. “Giova a favore del premier ‘paracarro’, che dalla lunga attesa di una crisi mai formalizzata appare sempre più logorato, o gioca per Bossi, che ha interesse ad allontanare la crisi con l’obiettivo di raccogliere il successo del federalismo? O forse il tempo è un alleato dei congiurati Fini e Casini?”. Il più esposto all’azione del tempo sembra in realtà essere Berlusconi, con il suo “rimanere immoto ai margini”, “che spiega la metafora del paracarro”. Berlusconi attende perché c’è il G20, perché deve prima incassare la legge di stabilità e garantire i decreti attuativi del federalismo fiscale a Bossi. E sondaggi riservati sull’astensionismo sono molto preoccupanti, perché danno un 40 per cento nel segmento degli elettori Pdl: di qui la cautela, deve essere Fini a rompere, con la fiducia.
Secondo Stefano Folli, che firma “il punto” sul Sole 24 Ore, la crisi è ormai certa. Folli evidenzia le parole pronunciate da Napolitano: “chiunque sarà chiamato a governare ancora o a governare nuovamente…”. Il riferimento sembra a Berlusconi, poiché se il premier accelerasse il chiarimento e presentasse le dimissioni, il passo più logico sarebbe quello di offrirgli un nuovo incarico. Dovrebbe quindi ridefinire l’alleanza di centrodestra accogliendo le richieste di Fini. E se l’accordo si rivelasse impraticabile, il Quirinale affronterà il problema: o con un altro incarico a un personaggio X, o con lo scioglimento delle Camere. Né vanno trascurate le parole di Letta, il “simbolo stesso della riservatezza”. Perché proprio ieri, si chiede Folli. “La ragione è che si è creata una attesa eccessiva intorno all’incontro di oggi tra Fini e Bossi. Si è accreditata l’idea di una ‘mediazione leghista’ che in realtà Berlusconi non gradisce affatto, e che vorrebbe passase dalla sua scrivania o da quella di Letta”. “Dunque la questione non riguarda più l’eventualità di una crisi, ormai certa, bensì chi la gestisce, e come”.
Secondo il Corriere della Sera all’incontro con il presidente della Camera oggi saranno presenti i ministri Bossi, Maroni e Calderoli. Porteranno in dote al leader dei futuristi, “i tre magi del carroccio”, la proposta di una riforma della legge elettorale, legata all’approvazione del federalismo fiscale e alla nascita del Senato federale. Per il Corriere “Bossi è consapevole che il presidente della Camera ha stretto un asse con Casini, e per venire incontro al suo interlocutore sosterrà che ‘non c’è alcuna preclusione’ verso i centristi, ‘a patto che l’Udc voti a favore della riforma costituzionale federalista’ in modo da scongiurare il referendum confermativo. In quel caso il senatur sarebbe favorevole all’ingresso di Casini al governo, ma in un secondo momento”. Fini spiegherà che dovrà comunque esserci una “crisi vera”, perché Berlusconi non può pensare di ricevere il re-incarico il giorno dopo. Si dovrà passare per vere consultazioni, e a questo punto Berlusconi rischierebbe di essere mollato dagli alleati facendo la fine di Craxi.
La Repubblica sintetizza la situazione così: “Fini gela il sottosegretario” (Letta, ndr), “‘non basta cambiare tre ministeri. Silvio faccia un passo indietro'”. Per La Repubblica i finiani sono decisi a presentare una mozione di sfiducia, e sabato Futuro e Libertà ritirerà la delegazione.
Ruby
Anna Maria Fiorillo, sostituto procuratore al Tribunale dei Minori, viene intervistata da La Repubblica, e spiega di aver investito il Csm del caso della minorenne Ruby passata per la Questura di Milano qualche mese fa. “Cosa non la convince della ricostruzione di Maroni?”, chiede il quotidiano. “Il passaggio in cui il ministro sostiene che io avei dato il consenso all’affidamento alla Minetti. E’ stato quello che mi ha fatto sobbalzare. Ho un ricordo ancora vivo di quella notte così agitata, ci sono state sei o sette telefonate. Ma non ricordo di aver mai dato quell’autorizzazione”. “Quando le hanno detto che Ruby era la nipote di Mubarak cosa ha risposto?”. “Non me la sono mica bevuta, non sono mica scema. E io sono Nefertiti, la regina del Nilo, gli ho detto. Poi, dopo le loro insistenze, ho aggiunto: se è proprio così che facciano mandare una conferma scritta all’ambasciata egiziana”. Secondo la Fiorillo gli agenti della Questura che si occupavano del caso erano “sotto pressione”, la funzionaria che si occupava del caso “era tutta irrigidita, parlava come se recitasse un copione. Sembrava combattuta”. “Avrei potuto dirlo: non ti preoccupare, parlo io con il tuo superiore, per comprendere meglio cosa stesse succedendo. E invece ho usato toni forti. Ho pensato: come ti permette di essere così testarda? Si assumerà tutte le responsabilità”. Quanto alla relazione di Bruti Liberati, il capo della Procura, che ha affermato che quella notte non ci sono stati fatti penalmente rilevanti, “si è basato sulla relazione del mio capo, la dottoressa Frediani, che è stata di gran trasparenza e a quella relazione, che è allegata alla mia. Non so, non conosco le motivazioni sulla base delle quali il dottor Bruti Liberati ha tratto quelle conclusioni. Forse avrà avuto altri documenti. Tutto può essere equivocato”. La Fiorillo nega anche che gli atti della Questura siano stati trasmessi tempestivamente alla Procura: “In realtà sono arrivati con moltissimo ritardo, dopo giorni, e dopo che Ruby s’era picchiata con la brasiliana”. Infine, la Fiorillo dice che non le è stato nominato Berlusconi, quella notte. “Non se la saranno sentita”.
La funzionaria della questura milanese, il commissario Giorgia Iafrate, smentisce in una intervista al Messaggero le le dichiarazioni del magistrato minorile e, intervistata dal Messaggero, ribadisce di non aver subito pressioni per il rilascio di Ruby. ”Nessuno mi ha mai detto di rilasciarla. L’unica sollecitazione fu quella di fare presto. Ma sempre nel rispetto della prassi”, racconta il commissario.
Esteri
Sulla prima de Il Foglio si dà conto della presentazione, ieri, del piano per contenere la spesa Usa presentato da un’apposita commissione bipartisan. La ricetta si basa su massicci tagli alla spesa pubblica (tanto le voci domestiche che la spesa militare) a partire dal 2012, e su una riforma del sistema fiscale. Se la proposta sarà approvata dai 14 membri della commissione, passerà al vaglio di un congresso in assetto da guerra contro la spesa pubblica e contro l’aumento delle tasse, anche se poi, nella procedura congressuale, anche le parti più intransigenti dovranno scendere a patti: “E’ il caso del Tea Party, che dopo i festeggiamenti postelettorali sembra precipitato nel planetario della politica”. Ecco perché Il Foglio scrive che “fatta la festa ai democratici, i Repubblicani cominciano a estromettere il Tea party”: e si cita il caso concreto della nomina dei 22 membri del transition team, che gestisce la transizione della nuova maggioranza, dove hanno trovato posto soltanto due candidati in quota Tea party. Se ne parla anche su Il Sole 24 Ore: “Tagli e pensioni e detrazioni per ridurre il deficit Usa”. Si titola parlando della bozza di documento della commissione bipartisan nominata da Obama”. L’esplosiva ricetta per la disciplina fiscale ha fatto vscoppiare “una vera e propria bomba a Washington, lasciando spiazzati persino i Repubblicani”, che in campagna per le midterm avevano invocato drastici tagli. Prevede anche una riforma delle pensioni che porterebbe a 68 anni nel 2050 e a 69 l’età pensionabile.
G20
Inizia oggi a Seul il G20 e il presidente Obama ha inviato ai leader dei Paesi che partecipano al summit una lettera in cui scrive che la cosa migliore che possiamo offrire oggi al mondo è una economia americana di nuovo in crescita e capace di ridurre i suoi squilibri. A questo – sottolinea Obama – servono le misure monetarie adottate dalla Fed, ovvero immettere liquidità per 700 miliardi per comprare titolo dal Tesoro Usa. “La forza del dollaro dipende dalla forza dell’economia Usa”, ha detto Obama. E i Paesi emergenti devono rendersi conto che “la loro nuova forza comporta anche nuove responsabilità”. Sotto attacco per interventi Fed, soprattutto da parte di Cina e Germania, i due Paesi esportatori con il maggiore surplus commerciale, Obama ha usato toni pacati, ma anche ribadito che la rotta Usa non cambia, poiché la crisi è stata grave per gli Usa e per tutto l’Occidente, ha cambiato i rapporti di forza con le economie emergenti, che però vengono invitate a maggiore responsabilità. Ne parla Il Corriere della Sera.
La Fed, spiega Il Sole 24 ore, è stata oggetto di critiche cinesi e tedesche per l’intervento sul mercato con 600 miliardi di dollari, che potrebbe avere un impatto espansivo e che quasi sicuramente contribuirà ad un indebolimento della valuta americana e a un rilancio dell’export Usa. Per la Germania si tratta di una manipolazione dei cambi non diversa da quella cinese, che tiene lo yuan artificialmente debole. Proprio di fianco, un altro articolo racconta che il surplus commerciale cinese ha registrato un nuovo boom ad ottobre: le esportazioni hanno registrato un aumento del 23 per cento su base annua, mentre l’import è salito del 25 per cento.
E ancora sul Sole si spiega come l’Europa resti un “anello debole tra due fuochi”: l’Ue si sente vulnerabile di fronte a dollaro e yuan deboli e a barriere protezioniste erette dagli emergenti.
(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)