Le aperture
La Repubblica: “Strage sulla nave dei pacifisti. Nella notte l’assalto al convoglio turco. Ankara: terrore di Stato. Insorgono i Paesi arabi. Netanyahu difende l’esercito e annulla la visita da Obama. Israele attacca la flotta degli aiuti per Gaza, 9 morti. La condanna del mondo”. Opinioni di Bernardo Valli (“L’ossessione di un Paese”) e di David Grossman (“La condanna della marionetta”). Anche Gad Lerner offre un punto di vista: “L’Exodus rovesciato”. A centro pagina: “Draghi: l’evasione macelleria sociale. Le considerazioni finali di Bankitalia. ‘Sacrifici necessari, ora le riforme’. Berlusconi: ci ha dato ragione”.
A fondo pagina: “Fini critica la legge-bavaglio ed è scontro con Schifani”. Ieri il provvedimento è stato rinviato in Commissione, e tornerà in Aula al Senato la prossima settimana. “Il Pd: è una nostra vittoria”.
La Stampa: “Blitz sulla nave, processo a Israele. Riunione nella notte del Consiglio di sicurezza Onu, salta l’incontro tra Netanyahu e Obama. L’UE condanna la violenza. Napolitano: sgomento. Attaccata la flotta degli aiuti a Gaza, dieci morti sul traghetto turco. In cella 4 italiani”.
A centro pagina: “Intercettazioni, gelo tra Fini e Schifani”. E poi: “Draghi promuove la manovra. Bankitalia: l’evasione è macelleria sociale”.
Avvenire: “Blitz di Israele, un mare di sangue. Netanyahu parla di provocazione politica: ‘Erano armati di biglie e bastoni’. Cancellato il vertice con Obama. Condanne dall’Onu e dalla Ue. La Turchia accusa: questo è terrorismo di Stato”. A centro pagina le notizie della politica interna (intercettazioni e manovra) e poi il punto sulla marea nera nel Golfo del Messico: “E’ inarrestabile. La Bp prepara il quarto tentativo. L’incubo uragani”.
Il Riformista: “Disastro israeliano. Grave isolamento diplomatico dopo la strage sulla nave pacifista”. A centro pagina: “Fini rovina le intercettazioni a Schifani. Scontro tra i due presidenti, la legge torna in Commissione. Berlusconi convoca il vertice del Pdl”.
Il Foglio: “almeno dieci morti nel blitz di Israele contro le navi degli attivisti. I commando assaliti con coltelli e spranghe hanno risposto sparando. Netanyahu annulla la visita da Obama. Proteste in tutto il mondo. Operazione all’alba”. Il quotidiano si occupa anche della relazione di ieri di Draghi, proponendo una “analisi del nuovo profilo ‘politico’ del governatore che cita Napolitano, Ciampi, Amato”.
Il Giornale: “Israele ha fatto bene a sparare. Dieci morti tra gli amici dei terroristi. Con la scusa del pacifismo, una flotta di navi voleva violare la sovranità dello Stato ebraico e portare aiuti ad Hamas. I soldati di Gerusalemme l’hanno fermata per controlli, e sono stati aggrediti: reazione inevitabile”. L’articolo di prima pagina è firmato da Vittorio Feltri. In prima anche una foto di Giulio Tremonti, sotto il titolo: “Ecco la manovra, enti graziati. Napolitano firma dopo i ritocchi. E il governo incassa il plauso di Bankitalia”.
Il Corriere della Sera: “Il blitz israeliano finisce in strage. Almeno 10 morti sulla nave di pacifisti diretti a Gaza. Gerusalemme: i commandos si sono difesi. La Turchia: terrorismo di Stato. Salta l’incontro Netanyahu-Obama”. Sull’argomento il quotidiano offre anche due opinioni israeliane: Amos Oz (“Un mare di stupidità”) e Tzipi Livni (“Un’azione legittima”).
Il titolo di apertura è riservato alla relazione del governatore della Banca d’Italia: “Dragi sugli evasori fiscali: sono loro i macellai sociali”. Si tratta di un passaggio del suo intervento di ieri, pronunciato “a braccio” e non contenuto nella relazione scritta. “Debito sotto controllo se si fosse sempre pagata l’Iva” E poi: “Il governatore promuove i tagli. Ma la sfida è la crescita”. L’editoriale è firmato dal direttore De Bortoli: “Ritratto sincero di un Paese”.
A centro pagina: “Intercettazioni, Fini frena e si scontra con Schifani. Le nuove norme. Scambio di critiche, il voto slitta”. Un commento di Luigi Ferrarella è titolato “Tutti gli ostacoli alle indagini”. A fondo pagina anche la notizia che Paolo Berlusconi è indagato per il nastro che conteneva la conversazione Fassino-Consorte durante il tentativo di scalata da parte di Unipol a Bnl. L’ipotesi di reato sarebbe la ricettazione.
Il Sole 24 Ore: “Draghi attacca gli evasori fiscali. ‘Chi non paga le tasse è responsabile della macelleria sociale’. Solamente di Iva sfuggono 30 miliardi all’anno. Tagli inevitabili, ora la crescita. Il premier: un riconoscimento al governo”. Il quotidiano pubblica inegralmente il testo delle “Considerazioni finali” di Draghi. A centro pagina – con foto – la notizia dell’assalto israeliano alla flotta pacifista. A fondo pagina la manovra “già in vigore”, perché ieri il Capo dello Stato ha firmato il provvedimento dopo l’ultima limatura del testo da parte del governo. Stralciata la parte sulla soppressione e il taglio di finanziamenti ad enti e istituzioni. A decidere cosa e come tagliare sarà il ministro Bondi.
Israele
Il Corriere della Sera intervista lo scrittore Amos Oz: “Il governo israeliano ha commesso un errore di una stupidità enorme. Si sono messi in testa di bloccare quelle navi, di cui probabilmente non si sarebbe accorto nessuno. Hanno creato un clima di attesa, per giorni, in Israele non si parlava d’altro. Questa è stupidità. Avrebbero dovuto lasciarli passare, ci avrebbero guadagnato tutti”. Oz respinge la definizione di “crimine di guerra”, poiché presupporrebbe che vi fossero dei militari che aprono il fuoco deliberatamente su persone che subiscono soltanto. E poi dice: “Io non li conosco, questi pacifisti. Molti di loro non si possono definire così. Sono islamici militanti, simpatizzanti di Hamas, hanno legami con organizzazioni terroristiche. Credo che cercassero la provocazione”. Ma “comunque la pensino, fermarli e ucciderli è un errore”. Oz elenca la serie di errori interminabile del governo Netanyahu (“ormai fa un errore di stupidità ogni mese”) e auspica che si arrivi ad una fine dell’assedio di Gaza.
“Nel passato di questi episodi ne abbiamo visti molti. Un paio di settimane fa il governo ha bloccato Noam Chomsky che entrava in Giordania. L’hanno interrogato per ore in modo umiliante e l’hanno rispedito indietro. Io lo conosco bene, il professor Chomsky, e posso rassicurare il governo israeliano: non attenta alla nostra sicurezza”.
Il Corriere della Sera intervista l’ex ministro degli esteri israeliano Tzipi Livni, che invita a guardare le immagini: il primo soldato entrato nella nave è stato picchiato da un sacco di gente. Nel modo più violento. All’inizio, i soldati non hanno reagito”. Dice che le vite dei soldati erano in pericolo? “Chiaro. Quel militare era picchiato con pezzi di ferro. Un linciaggio”. Le pare saggia una incursione in acque internazionali? “Il posto, secondo consiglieri giuridici, era legale. E prima dell’azione militare Israele aveva offerto di consegnare la merce a Gaza tramite noi o l’Egitto”.
Il Sole 24 Ore spiega che tre delle sei navi della flottiglia attaccata sono state fornite dalla Ong turca legata al governo Insani Yardim Vakfi IHH, fondazione per l’aiuto umanitario. Anche su Il Foglio un ritratto dei “pacifisti turchi che volevano entrare a Gaza”. Si parla dell’IHH, “uno dei più potenti, estesi e influenti movimenti islamisti presenti in Turchia”, parte integrante del network dei Fratelli Musulmani. Dopo il golpe a Gaza, che ha estromesso i rivali di Fatah, l’IHH ha appoggiato Hamas. La Ong figura nella lista nera delle formazioni terroristiche stilata dalla Cia.
Uno dei tre editoriali del quotidiano ha un titolo più che esplicito: “In difesa di Israele. Un errore tecnico grave nell’esercizio di un diritto politico: l’autodifesa”. “Israele è da sempre in una specialissima situazione etico-politica. Ha il diritto di difendersi, ma purtroppo non ha il diritto di sbagliare”.
Su La Repubblica il commento è affidato a David Grossman, che ricorda come l’azione compiuta ieri da Israele “non è che la continuazione del prolungato e ignobile blocco della Striscia di Gaza, il quale, a sua volta, non è che il prosieguo naturale dell’approccio aggressivo e arrogante del governo israeliano, pronto a rendere impossibile la vita del milione e mezzo di innocenti della striscia pur di ottenere la liberazione di un unico soldato tenuto prigionieri, per quanto caro e amato”. Tutte queste “stoltezze”, dice lo scrittore, “sembravano far parte di un processo di corruzione che si fa sempre più diffuso in Israele”.
Sulla stessa pagina una breve intervista a Gilad Sharon, figlio di Ariel (che da cinque anni è in coma): “Non capisco quale fosse la necessità di bloccare la flottiglia turca diretta a Gaza. Ma che navighino! Ma che vadano! Non solo, ma che si prendano pure la responsabilità di questo serbatoio di terrorismo, così che nessuno potrà più dire che Israele soffoca Gaza”, dice. Il governo si difende dicendo che Israele aveva il diritto di preservare il blocco intorno a Gaza. Risposta: “E a noi cosa ce ne importa che il blocco navale viene infranto? Supponiamo che gli egiziani decidano di aprire completamente il loro confine con Gaza al passaggio delle merci: non potremmo fare assolutamente nulla per opporci. Quindi che cosa cambia se sono turchi invece che egiziani? Se non avessimo minacciato di fermarle, forse quelle navi non sarebbero mai partite”.
La Stampa intervista Abraham Yehoshua: “C’erano mille modi per fermare o ispezionare quelle imbarcazioni, e vedere se davvero portavano armi. Non era certamente il tipo di carico ipotizzabile per una spedizione come quella”. “Anche dal punto di vista militare non c’era alcun bisogno di usare i commandos come in un film americano”. Quanto alla spedizione: “Se questi pacifisti turchi volevano esprimere solidarietà a Gaza, che non è comunque sotto assedio economico, perché riceve beni e materiali, dovevano far rotta verso l’Egitto, che controlla i confini da cui passano le merci. Ma anche se si è trattato di una provocazione, non la si doveva fronteggiare in questo modo. Sono comunque dei civili. Non rappresentano un pericolo per Israele. Perchè ci siamo comportati come un piccolo Paese terrorizzato e nervoso, perché spaventarsi per quella nave?”.
Lo stesso quotidiano offre una corrispondenza da Haifa dell’inviata Francesca Paci. “Nella città più araba di Israele blindati nelle strade per impedire scontri tra le due comunità”. Ieri cortei e proteste in piazza.
Fiamma Nirenstein, su Il Giornale, difende le ragioni di Israele e ricorda i dati forniti dagli israeliani: a Gaza non c’è un problema umanitario, “nella settimana tra il 2 e l’8 maggio, per limitarsi a pochi beni di un lunghissimo elenco, dai valichi di Israele sono passati alla gente di Gaza 1.535.787 litri di gasolio, 91 camion di farina, 76 di frutta e verdura, 39 di latte e formaggio, 33 di carne”… “Non era la fame dunque che metteva vento nelle vele delle navi provenienti da Cipro con l’aiuto turco. Sin dall’inizio è stata la pressione politica a legittimare Hamas, e la delegittimazione morale di Israele che non colpisce mai i cinesi per la persecuzione degli uiguri o i turchi per la persecuzione dei curdi…”
Alberto Negri sul Sole 24 Ore si sofferma sulle conseguenze diplomatiche dell’azione di ieri: “Entrato da qualche tempo in rotta di collisione con Ankara, Israele, nel mondo musulmano, appare più isolato che mai. Il governo ebraico è riuscito nell’impresa maldestra di mettere la Turchia con le spalle al muro: l’uccisione dei civili su una nave battente bandiera turca, senza avvertire le autorità di Ankara del blitz, è stato un errore grossolano, uno schiaffo ai generali e agli ammiragli che in questi giorni dovevano avviare le manovre congiunte con gli israeliani”. Negri ricorda che fu l’operazione Piombo fuso su Gaza ad aprire le tensioni con la Turchia, visto che poche ora prima dell’attacco, di cui Erdogan non sapeva nulla, i due Paesi avevano concordato un nuovo round di colloqui sulla questione palestinese. Da alleati che si scambiavano informazione, Turchia ed Israele sono diventati sempre più diffidenti, fino a sospettarsi reciprocamente di tradimento. Ma oggi Israele serve meno alla Turchia, sempre più “potenza regionale” impegnata nell’instaurare buoni rapporti con tutti i vicini, dalla Siria all’Iraq. “Israele è servito ad Ankara quando, ancora avvolta nella spirale della guerra fredda, aveva bisogno di un alleato in medio oriente”, e visto che la Siria sosteneva i curdi di Ocalan era un nemico. Ma oggi i turchi hanno “inaugurato una politica neo-ottomana di espansione e buon vicinato”, e Israele è divenuto “prima un amico ingombrante, poi un alleato scomodo, e da ieri uno Stato ostile”.
Draghi
Per il direttore del Corriere della Sera De Bortoli quello tracciato dal governatore di Bankitalia è il “ritratto sincero di un Paese”: “Le parole del governatore sono applaudite da tutti, e il giorno dopo dimenticate da molti. Speriamo che almeno questa volta non sia così”. Quella di Draghi è stata una “grande relazione”, che il direttore sintetizza così: “La lezione della crisi finanziaria è una sola: la colpa è del vuoto regolamentare americano e l’azzardo morale va sanzionato”. Poi la sottolineatura del fatto che non c’è solo la disciplina di bilancio e l’equiparazione dell’evasione fiscale ad una macelleria sociale. In conclusione De Bortoli riprende le sottolinature di Draghi sulla necessaria cooperazione internazionale e sull’assunzione di responsabilità comuni, e chiude: “Non si tratta di vagheggiare improponibili governi di unità nazionale o di larghe intese ma almeno di sperare che maggioranza e opposizione si confrontino un po’ di più sui contenuti, nella consapevolezza di far parte (tutti) della stessa comunità.
Su La Repubblica ci si sofferma anche sul passaggio che Draghi ha dedicato alla vicenda delle Fondazioni, interpretato come uno stop alla strategia di conquista della Lega. Peraltro spalleggiata da Tremonti. Con quest’ultimo sono note le incomprensioni di Bankitalia (fra l’altro anche sulla istituzione della Banca del Mezzogiorno). “Non credo che sia nell’interesse di nessuno, nemmeno delle Fondazioni – ha detto a braccio il governatore – tornare a quando la maggioranza di turno nominava gli amministratori e indicava anche i clienti di riguardo”.
La Stampa legge così la relazione di Draghi: “Il manifesto per il rilancio. Allarme giovani e lavoro: una intera generazione deve essere salvata. Ed è necessario ridisegnare radicalmente la pubblica amministrazione”.
Stragi
Sul dibattito che si è riaperto sul coinvolgimento dei Servizi nelle stragi del 92-93, da segnalare oggi una intervista al Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso su La Stampa (“Interessi trasversali armarono la mafia”). Grasso ricorda di aver firmato, con altri colleghi di Firenze, la richiesta di archiviazione per Berlusconi e Dell’Utri (“E’ una storia che si ferma davanti a una ipotesi investigativa che non ebbe sviluppi dibattimentali perché i magistrati non sono riusciti a individuare responsabilità individuali”).
Il Riformista intervista l’ex Guardasigilli Claudio Martelli, che considera inutile l’istituzione di una commissione parlamentare sulle stragi di quegli anni, e ritiene sia meglio lasciar lavorare le Procure: “Nessun golpe nel 1993, ma ad agire non fu solo Cosa Nostra”, dice Martelli, ricordando il ruolo di settori deviati dello Stato in vicende che vanno da Ustica alla Stazione di Bologna, passando per l’attentato a Falcone dell’Addaura.
Su Il Foglio intervista l’ex presidente della Camera Violante, presidente della Antimafia tra il 1992 e il 1994. Dice che è arrivato il momento di “capire senza rimestare”. Inutile pensare a nuove commissioni parlamentari, e respinge l’identificazione di Forza Italia con la nascente “entità” che sarebbe stato il nuovo referente della mafia dopo la fine della prima Repubblica: “Forza Italia si afferma come un movimento che vince al Nord sulla base di un accordo con la Lega, e al sud grazie all’alleanza con Fini e l’MSI”. Sulle stragi di via Fauro, Georgofili, via Palestro a Milano e poi a Roma, Violante dice che “alcune sono stragi nel senso letterale, altri messaggi mandati perché qualcuno li legga”. Ricorda anche che nel 1993 vennero sostituiti i responsabili dei servizi di sicurezza, e nel Sismi vennero rimossi circa 300 uomini. Partendo da questo elenco Violante dice che si tratta di un momento storico che “lasciava spazio anche alla mafia” e ai destabilizzatori. Ma si chiede anche: “Che fine hanno fatto le inchieste su questa serie di fatti. L’Antimafia può acquisire gli atti”.
E poi
La Stampa, con copyright Le Monde, intervista il presidente della BCE Jean-Claude Trichet: “La sorveglianza comune, che è un aspetto fondamentale nel patto di stabilità, è stata trascurata. Sfortunatamente, tra il 2004 il 2005, alcuni grandi Paesi fondatori hanno criticato le fondamenta di quel patto: Germania, Francia e Italia hanno dato un cattivo esempio, sia come responsabili dei loro conti pubblici che come Paesi dell’eurogruppo. La Bce e la Banca di Francia si sono opposte riuscendo a salvare la lettera del patto, ma la sua applicazione ne ha sofferto molto”. E Trichet insiste sulla idea di una vigilanza europea sui conti pubblici: “Siamo una federazione monetaria, dobbiamo fare una federazione anche per le politiche di bilancio”.
Su La Repubblica: “L’ombra del riciclaggio, dieci banche sotto inchiesta per i rapporti con lo Ior”. La Procura di Roma sta indagando su gruppi del calibro di Unicredit e Intesa Sanpaolo. Dietro i bonifici e le transazioni c’è solo l’acronimo IOR, mai o quasi mai una persona fisica o giuridica. E l’origine o la destinazione degli assegni risultano coperti dal diaframma della banca estera.
(fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo, Paolo Martini)