Le aperture
Il Corriere della Sera “Il premier cita Mussolini: non ho potere. Berlusconi al vertice Ocse e la frase del duce sui gerarchi”, che avrebbero avuto più poteri di lui. “E a proposito delle Province frena: ‘Non ci sono riduzioni'”. Il titolo di apertura vero e proprio è dedicato all’assemblea di Confindustria di ieri. “Marcegaglia: bene i tagli, ma ora riforme strutturali. Confindustria chiede meno tasse per le imprese. No della platea al Cavaliere che offre un ministero”. L’editoriale, firmato da Dario Di Vico (“La linea di frattura”) sostiene che la politica ha le “pile scariche”, nel senso che potrà anche “lodevolmente tamponare le falle”, come sta facendo con la manovra, e che la gaffe del premier (che ha chiesto alla platea chi volesse la Marcegaglia al governo, e solo tre mani si sono alzate) costituisce una sconfitta per Berlusconi, e una “linea di frattura” con le forze dell’economia che sarà difficile rimarginare”. A centro pagina: “Inchiesta su Finmeccanica. ‘Fondi neri all’estero’. Perquisita la società della moglie di Guarguaglini”. L’articolo parla di “provviste di soldi occultate all’estero e utilizzate per ottenere commesse e appalti”.
La Repubblica: “Berlusconi: ‘Non ho poteri’. Il Cavaliere cita Mussolini ed è polemica. Marcegaglia: la manovra non basta. Il leader della Confindustria rifiuta la poltrona da ministro e dice: “Bene i tagli, mancano le riforme strutturali’. Formigoni: ‘Addio federalismo”. A centro pagina – accanto alla foto dell’Ipad, da oggi in vendita in Italia (la maggior parte dei quotidiani lo annuncia e si dichiara pronta per la nuova tavoletta della Apple) – la notizia dell’inchiesta di Roma su Finmeccanica. “L’ipotesi è quella di riciclaggio”. In prima pagina anche un articolo di Adriano Sofri su Roberto Saviano e “Gomorra”.
Il Foglio: “Emma loda Tremonti e incalza il Cav. Però non scalda la base. Elogio della manovra rigorista, richieste di politiche liberiste e sviluppiste, ma riduzione solo graduale delle tasse”. “Il colpo cercato dal premier”. Accanto, un articolo (“Il dubbio”) si chiede se “ci si può salvare dall’annegamento trattenendo il fiato. La manovra riscuote consensi vasti, anche sorprendenti. Ma si può obiettare che è figlia di una logica vechia, insufficiente, non coraggiosa. Qualcuno lo fa”. In rassegna alcuni economisti che chiedono maggiore coraggio. Di spalla il quotidiano si occupa delle elezioni in Egitto: “Perché il ritorno dell’atomico El Baradei in Egitto è un fisasco. L’ex direttore dell’Agenzia nucleare dell’Onu era la nuova speranza contro Mubarak, ma non entusiasma più. Il patto coi Fratelli Musulmani”.
Il Riformista: “Giù le mani. Volete che faccia il ministro dello sviluppo? Il premier tenta il coup de théatre con il presidente di Confindustria. Chiede una designazione per acclamazione, ma tutti tengono le braccia conserte. Gaffe con la Marcegaglia, Berlusconi sempre più isolato”. A centro pagina notizie sulla marea nera e l’esito della
operazione “top kill”. Obama prova a uscire dalla marea”.
La Stampa: “Manovra ok, ma non basta. Marcegaglia all’assemblea di Confindustria: servono riforme per lo sviluppo. Il premier propone Emma ministro: gelo in sala. ‘Allora non lamentatevi più'”. “Contrordine sulle province: per ora niente tagli. Via al pedaggio sulle strade Anas: Salerno-Reggio Calabria sarà a pagamento”. Sulla prima del quotidiano torinese anche: “Falla ancora aperta. E Obama attacca. Intoppi nell’operazione ‘top kill’., il presidente contesta le trivellazioni in mare: arriva un blocco di sei mesi”. A centro pagina una grande foto si sofferma sul boicottaggio dei prodotto israeliani delle colonie e sulla situazione dell’economia palestinese, con un reportage di Lucia Annunziata: “Dall’Intifada alla finanza”.
L’Unità: “Lo schiaffo di Emma”, con editoriale firmato da Loretta Napoleoni (“Quel gelo in sala”).In prima il quotidiano dà anche notizia di una inchiesta de L’Espresso su una presunta “ritorsione italiana”, una operazione segreta italiana scattata dopo l’attentato in Afghanistan che ha ucciso due militari e ne ha feriti altri due lo scorso 17 maggio. “Chiamato in causa La Russa, che avrebbe dato il via libera. Il ministro: ‘Articolo scandaloso'”.
Libero: “I parassiti scampati ai tagli”. Il quotidiano promette una “lista degli orrori”, dalle Regioni a statuto speciale alle province inutili, fino agli “enti improbabili come Studiare sviluppo, Ecologia teorica e Comitato per Fanfani”. A centro pagina una caricatura di Berlusconi-Musolini, e la notizia dell’avvio del processo all’ex sindaco di Bologna Delbono. “A processo il sexy sindaco di Prodi”.
Il Giornale apre su Berlusconi (“Non conto niente”) e dedica una grande foto ad Emma Marcegaglia, che “predica bene, ma…”. Secondo Nicola Porro la Confindustria sarebbe virtuosa solo a parole, perché il gruppo editoriale Il Sole 24 Ore spende molto di più di quanto capitalizza. “Basta pensare cosa accadrebbe all’Italia se fosse gestita come l’azienda di casa”, scrive il quotidiano. In prima anche “la rivolta del Palazzo” contro i tagli. “Dagli stipendi alle auto blu, tutte le furbate anti-tagli”.
Manovra, Berlusconi …
“Nella manovra non c’è alcun accenno all’abolizione delle Province”. Così Silvio Berlusconi, dalla sede dell’Ocse a Parigi, ha messo fine al turbine di dichiarazioni che infuria da ormai 72 ore, scrive il Corriere della Sera. Questo non significa – sottolinea il quotidiano – che il governo abbia rinunciato alla sforbiciata: “Più semplicemente, la partita è rinviata perché la collocazione giusta del provvedimento non può essere la manovra”.
Sul Sole 24 Ore: “Salta l’abolizione delle Province. Berlusconi: nessuna traccia nel decreto. I finiani insistono: eliminazione totale”. Per il quotidiano di Confindustria alla fine hanno vinto le resistenze della Lega, e il ministro Sacconi preannuncia che la misura potrebbe rientrare nel disegno di legge sulle Autonomie.
Su La Repubblica si occupa di province Gad Lerner, che firma un commento: “La guerra di Bossi per salvare le province”. Lerner spiega che la Lega è ostile non per la “mitologia del ‘territorio’, bensì per un disegno di consolidamento delle sue burocrazie locali: una classe dirigente amministrativa che utilizza anche la presenza a Roma per restare abbarbicata alla tutela di meri interessi localistici. A prescindere da qualsivoglia visione nazionale”.
Sulle dichiarazioni di Berlusconi ieri a Parigi, Stefano Folli su Il Sole 24 Ore scrive che “a parte il fatto che l’autenticità del cosiddetto diario del duce è assai controversa, a dir poco, il paragone proposto da Berlusconi non regge. Tutto si può dire di Mussolini tranne che fosse uomo incapace di prendere decisioni o di farsi obbedire”. Il reiterato rammarico berlusconiano prova la stanchezza e la frustrazione del premier, e il nodo “non riguarda la carenza di poteri, quanto piuttosto la capacità di dominare le tensioni della maggioranza in termini politici. A cominciare dal peso crescente della Lega”
Europa
La Stampa intervista l’economista Jacques Attali, economista ed ex presidente della Banca europea per lo sviluppo. Di Attali è appena uscito un libro dal titolo “Tutti in miseria entro dieci anni?”. Alla domanda se la via del rigore scelta da molti Paesi europei non rischi di annichilire la crescità, l’economista risponde: “E’ chiaro che il debito attuale sarà un freno supplementare per la crescita, quindi bisogna ridurlo anche per rilanciare la ripresa. Ma non basterà, il debito essendo diventato ora un ostacolo alla crescita. Nello stesso tempo bisogna riequilibrare i conti e anche dotarsi di mezzi per ottenere prestiti a livello europeo – come finora non accade – creando urgentemente dei buoni del tesoro europei attraverso una decisione democratica del Parlamento di Strasburgo, una Agenzia europea del Tesoro che conceda crediti al posto degli Stati e dia loro una boccata di ossigeno per rimettere in sesto le loro finanze”. Sull’Euro, è in pericolo “dal giorno della sua creazione, perché l’euro non può avere altri dieci anni di vita senza un governo europeo democratico e un ministero delle finanze democraticamente controllato dal Parlamento europeo”. Per Attali “ora bisogna passare alla moneta unica al bilancio unico”.
Il Sole 24 Ore dedica una pagina intera alle misure che in diversi Paesi europei si stanno votando per affrontare la crisi: “Zapatero si salva per un voto. La manovra da 15 miliardi passa grazie all’astensione dei nazionalisti catalani”. In Francia la mobilitazione sindacale contro la riforma delle pensioni di Sarkozy non ha fatto il pieno. E il primo round è andato al Presidente. L’obiettivo – si ricorda – sarebbe di portare progressivamente da 60 a 62-63 anni l’età legale per andare in pensione.
Esteri
Lucia Annunziata è inviata a Ramallah per La Stampa, e si occupa del tentativo di spiccare il salto verso la leadership nazionale della Palestina del primo ministro Salam Fayyad: un uomo che non è né di Hamas, né di Fatah, che non viene da nessuna delle Intifade precedenti, un tecnocrate, ex Banca Mondiale, gradito ad Obama. Tre mesi fa il governo dell’Autorità palestinese ha lanciato un boicottaggio dei beni di consumo prodotti negli insediamenti israeliani. E si sottolinea che si tratta degli insediamenti, perché il commercio con lo Stato di Israele è legale in quanto riconosciuto dagli accordi internazionali fin qui firmati. Gli insediamenti invece sono illegali: sono ormai 177 e hanno fiorenti attività il cui maggiore mercato è proprio la Cisgiordania araba nel cui fianco sono collegati.
Su La Repubblica: “Obama: ‘Addio alla guerra preventiva’. Nuova strategia sulla sicurezza Usa: ‘La minaccia più grave è quella nucleare'”. Scrive il quotidiano che va in soffitta anche la definizione di “guerra globale al terrorismo”. Il documento, che cambia decenni di dottrina strategica (52 pagine, sotto il titolo “National Security Agency”) è stato consegnato dalla Casa Bianca al Congresso. “Per avere successo – ammonisce il Presidente – dobbiamo innanzitutto guardare il mondo come è realmente”. Ricostruire dalle fondamenta l’influenza americana – per Obama – non è un compito affidato prevalentemente alle armi: bisogna invece partire per ricostruire la forza Usa da un miglior sistema scolastico e universitario, dalle energie rinnovabili, dalla ricerca scientifica e dalla qualità della sanità. Sul Corriere della Sera: “La ‘dottrina Obama’, ‘mai più senza alleati’. Archiata la dizione ‘guerra al terrorismo’”. Dice Obama: “Il peso delle sfide di questo giovane sedcolo non può più ricadere solo sulle spalle degli Stati Uniti”. Per il Corriere è la rottura formale con l’unilateralismo dell’era Bush. E si pongono l’impegno diplomatico e la rinascita economica, accanto al potere militare, come strumenti indispensabili alla futura leadership americana nel mondo. Per il quotidiano la nuova strategia amplia il concetto di sicurezza nazionale Usa, poiché la superiorità militare deve essere mantenuta, essendo gli Usa “l’unico Paese in grado di proiettare operazioni su larga scala, anche a grande distanza”. Ma – si legge nel documento – un uso eccessivo del potere militare o il rifiuto di “investire e credere in strumenti complementari, o di agire senza alleati e partner” sarebbe fatale.
La Repubblica scrive che la Cia ebbe l’idea di diffondere a Baghdad un filmato in cui veniva rivelato che Saddam era gay, per provocarne la caduta. Doveva sembrare ripreso da una telecamera nascosta, ricostruisce una delle persone a conoscenza dell’operazione.
(fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo, Paolo Martini)