Le aperture
Corriere della Sera: “Yara, i sospettati sono tre. Le accuse: omicidio e occultamento di cadavere. Spuntano cartelli contro gli stranieri. Fermato marocchino che nega. Gli investigatori: due complici italiani”. A centro pagina la notizia della strage di ciclisti in Calabria: “Drogato e senza patente travolge un gruppo di ciclisti. Sette vittime in Calabria”. Commento di Antonio D’Orrico: “I nemici (mortali) delle bici”.
Ancora a centro pagina, la politica: “Berlusconi. prima o poi lascerò ma non a questi maneggioni”. Il premier ha detto che passerà il testimone “quando avrò terminato il programma e comunque mai a maneggioni della vecchia politica”. Casini replica: “E’ allo sbando”. Il quotidiano intervista anche Francesco Rutelli, che chiede un governo di larghe intese. L’editoriale, firmato da Ernesto Galli della Loggia: “Il potere grigio degli oligarchi”. “Dalle banche alle università: giovani pochi”.
La Repubblica: “Yara è stata uccisa. Immigrato in cella, sospetti su due italiani. Tensione in paese. Brembate: si cerca il corpo della ragazza. Il muratore accusato di sequestro e omicidio. ‘Sono innocente’. Il sindaco: nessuna caccia all’uomo”. La politica: “Berlusconi: ‘Non lascio. Fini e Casini vecchi’. Fli: si dimetta prima del 14”. E poi le parole di Berlusconi: “Io una star, loro maneggioni”. Il leader Udc: “E’ allo sbando”.
A centro pagina la foto del fatto di cronaca in Calabria: “Drogato in auto, strage di ciclisti”. In taglio basso, Wikileaks: “Assange: Onu spiato. Obama deve dimettersi”. Nei titoli anche un colloquio riservato tra il ministro degli esteri Frattini e il segretario alla difesa Usa Gates, che ammetteva: “Si rischia una guerra Israele-Iran”.
La Stampa dedica l’apertura alla ragazzina di Brembate, una grande foto alla strage di ciclisti in Calabria e la parte alta della prima pagina alla politica: “Berlusconi: vogliono solo farmi fuori. Lascerò, ma ai giovani. Ma Cicchitto apre: esecutivo bis e legge elettorale”. ‘Casini e Fini maneggioni incoerenti”. L’editoriale, firmato da Stefano Lepri, è titolato: “Governo europei troppo buoni con i banchieri”.
L’Unità: “Orrore, paura, razzismo”. Richiamo in prima per l’editoriale, firmato da Luigi Manconi: “Vicini a chi ha paura”.
Il Giornale: “Bunga bunga del pm anti Berlusconi. Ingroia indaga sul Cavaliere, ma venerdì parteciperà a uno show dell’Idv contro di lui. Sul palco Dario Fo, Vauro e Travaglio”. “Il premier liquida Fini e Casini: ‘Non lascerò mai a loro, sono dei maneggioni'”. A centro pagina: “Ha ucciso Yara”. “In paese minacce agli stranieri. E’ un marocchino l’uomo fermato per omicidio. Lui nega, il corpo non si trova, ma a Brembate si scatena la voglia di vendetta”.
Politica
La Repubblica intervista il capogruppo di Futuro e Libertà alla Camera Italo Bocchino: “Berlusconi non ha più la maggioranza. Il consiglio è che vada a dimettersi e poi si sieda attorno a un tavolo con Fini e Casini”. Per Bocchino è probabile che Berlusconi si dimetta, “non c’è ragione per farsi sfiduciare”, “ma il 14 mattina immagino si dimetterà, avendo così la possibilità, per prassi costituzionale, di riassumere l’incarico”. “a quel momento si apre un’altra fase politica”. Chiede il cronista: “Quindi Fli non chiede un Berlusconi bis?”. Risponde Bocchino: “Se Berlusconi viene sfiduciato, non ci sono più margini”.
In un nuovo governo, per noi è importante in primo luogo il programma. E illustra i punti cardine: “Una nuova agenda economico-sociale, partendo dall’accordo siglato tra Confindustria e parti sociali. E poi “la riforma della legge elettorale, non punitiva nei confronti di nessuno, ma che cambi il meccanismo del premio di maggioranza e preveda almeno la metà dei deputati scelti attraverso i collegi uninominali”. Poi è importante la coalizione: vogliamo si torni a quella del 1994. La foto è Berlusconi, Fini, Casini e Bossi: il premier ha espulso l’anima moderata e valorizzato quelli con la bava alla bocca. Chi guiderà questo governo, si vedrà”. Alla proposta eventuale di un governo Schifani per cambiare la legge elettorale Bocchino risponde: “Non ne vedo le condizioni politiche, ma da parte nostra nessuna preclusione”.
La Stampa intervista Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera: un governo tecnico non è possibile a meno che non comprenda Pdl e Lega. Senza, “diventerebbe politico e a elevato livello di provocazione, che qualunque persona datata di equilibrio di guarderebbe bene dallo sponsorizzare. Lei si immagini che cosa scatenerebbe nel Paese un eventuale governo Fini-D’Alema, con l’intermediazione di Casini”. Berlusconi dovrebbe fare “due passi avanti, altro che passo indietro”, e riprendere il filo delle riforme sull’economia. Quanto alle riforme istituzionali, Cicchitto riassume così: “superare il bicameralismo”, “più poteri al premier”, “meno parlamentari”. Il tutto collegato a una “eventuale riflessione sulla legge elettorale”. Su questo tema “il punto discriminante è mantenere il premio di maggioranza. Perché significa bipolarismo e anche possibilità per i cittadini di scegliersi il premier”. Ma viste come sono messe le cose,. Fini e Casini sarebbero disposti a rinunciare al loro attuale antiberlusconismo?
Il Giornale parla della “congiura di Palazzo della partitocrazia”, spiega che “quelli che vogliono eliminare il premier” sono i “superstiti della prima repubblica, miracolati dal berlusconismo”. Il collante che unisce Fini e Casini, Rutelli e D’Alema è uno solo: ma senza di lui spariranno”. Per Il Giornale “a ordire il complotto sono residui della ex dc, frustrati e manovratori di poltrone”. Più che eloquenti sono due fotografie che illustrano le analisi del quotidiano. Nella prima il presidente della Camera ha sottobraccio una pubblicazione dedicata ad Alberto Sordi. Nella seconda, è raffigurato l’ex ministro dell’Interno Pisanu, sotto la dicitura “Trame”.
Esteri
In una chat con il quotidiano spagnolo El Pais, Julian Assange, anima di Wikileaks, ha chiesto ad Obama di dimettersi: la richiesta è legata allo spionaggio dei funzionari Onu. “Deve dirci se sapeva di questo ordine illegale – dice Assange. Se rifiuta di rispondere, o ci sono prove del suo coinvolgimento, si deve dimettere”. Ne parlano ampiamente il Corriere della Sera, La Stampa e La Repubblica. I quotidiani si soffermano oggi su “cable” della segretaria di Stato Usa Clinton riguardanti soprattutto l’Arabia Saudita: “Occorre fare di più dal momento che l’Arabia Saudita rimane il principale finanziatore di Al Qaeda, dei taleban, di Lashkar e-Taiba e di altri gruppi terroristici”, Hamas compreso, scriveva la Clinton nel dicembre 2009. La segretaria di Stato esortava i diplomatici ad intensificare gli sforzi per evitare che i fondi provenienti dal Golfo raggiungessero Afghanistan e Pakistan.
Anche il Corriere della Sera parla di quelle che sono considerate “le accuse di Hillary ai sauditi: pagano i terroristi”. Si parla anche delle critiche al Qatar, accusato di essere il “peggiore” nell’azione di contrasto ai fondamentalisti e di usare la presenza della tv Al Jazeera come arma di pressione. In un file del novembre 2009 si afferma che l’Emiro qatariota usa l’emittente come “strumento di scambio per ricostruire le relazioni con altri Paesi”, ovvero se il Qatar riceve concessioni, Al Jazeera sospenderà gli attacchi, altrimenti continueranno.
Poi si sottolineano le preoccupazioni saudite per la situazione in Pakistan, per il quale auspicano l’arrivo di un altro Musharraf, “un leader forte” poiché considerano il presidente Zardari un ostacolo nella lotta al terrorismo.
Su tutti i quotidiani anche la situazione dei cristiani in Iraq, tornata in primo piano anche in relazione alla visita del nostro ministro degli esteri Frattini. Il Giornale scrive di assicurazioni fornite dal premier sciita al Maliki, che avrebbe promesso di proteggere i cristiani con una speciale unità di polizia. Il Parlamento di Baghdad starebbe inoltre lavorando alla individuazione di alcune aree del Paese dove concentrare la minoranza religiosa cristiana. Anche su La Stampa, si riportano le parole del ministro degli esteri iracheno Zebari: “Invieremo segnali positivi al mondo ricostruendo le Chiese e proteggendo i cristiani”. Più complicata, invece, la richiesta italiana di clemenza per l’ex vicepremier di Saddam, Tarek Aziz: “Saranno i giudizi a decidere”, ha detto Zebari, sottolineando che “sono stati rispettati tutti i diritti di Aziz. Non è stato un processo segreto o nascosto, aveva una difesa e tutti dovrebbero rispettare la decisione dei tribunali iracheni”. Frattini, per parte sua, ha sottolineato che l’esecuzione di Aziz invierebbe “un segnale negativo alla minoranza cristiana in Iraq”.
La Repubblica sottolinea che ieri a Baghdad c’era anche l’Amministratore delegato Eni, Scaroni. L’azienda ha investito nel campo petrolifero di Zubair, che nei progetti dovrebbe arrivare aprodurre 1 milione e 200 mila barili al giorno”.
Clima
La Stampa dedica due pagine al vertice di Cancun: “Il dopo Kyoto divide il mondo”. Il quotidiano riassume così la situazione: “Scontro tra Cina e Usa sulla conferma dell’accordo. I Paesi del nord vogliono più vincoli per gli emergenti. Si rafforza l’asse Asia-America Latina. Venezuela e Bolivia guidano il fronte”. Su La Stampa anche l’analisi dell’organizzazione ambientalista tedesca German Watch che – insieme a Legambiente – ha steso un rapporto sulla “performance climatica” dei primi sessanta Paesi del pianeta: l’Italia è nelle posizioni di coda, esattamente al 41° posto nella classifica generale, e addirittura al 58° per le politiche ambientali. L’organizzazione sottolinea che la riduzione delle emissioni di gas serra è dovuta al rallentamento economico e non alla politica.
Anche sul Corriere della Sera si dà conto, nell’ambito degli articoli da Cancun, del rapporto di Germanwatch.
E poi
Ilvo Diamanti firma un articolo su La Repubblica (“Povera scuola”) dedicato alle condizione di salute dell’istruzione italiana e alla riforma Gelmini: circa il 60 per cento del campione intervistato da Demos Coop ritiene che negli ultimi dieci anni l’università italiana sia peggiorata.
Sulla prima pagina de La Repubblica si dà conto di uno “schiaffo della Ue” sul fronte dei brevetti: la Commissione Ue nel suo piano prevede brevetti europei scritti in inglese, tedesco e francese. La proposta vede contrari Italia e Spagna, che chiedono che il brevettante abbia diritto di registrarlo nella propria lingua.
(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)