Le aperture
La Repubblica: “Al Qaeda, incubo nucleare”. “Accordo tra le 47 nazioni che participano al summit di Washington. Berlusconi: ho sempre sognato un mondo senza atomiche. L’allarme di Obama. Sanzioni all’Iran, compromesso Usa-Cina”.
A centro pagina notizie dall’Afghanistan: “Emergency costretta a lasciare l’ospedale”. I cinque operatori dell’ospedale di Lashkar Gah sono stati trasferiti a Kabul. Dura la reazione di Gino Strada.
La Stampa: “Al Qaeda non avrà l’atomica. Il vertice di Washington non trova però l’intesa sulle sanzioni all’Iran: soltanto un monito per Ahmadinejad. Obama: basterebbe un pugno di plutonio. Patto a 47 contro il terrorismo”. A centro pagina: “Legame tra Gay e pedofilia. Bufera sul cardinae Bertone”, ha ha parlato di un nesso tra le due cose. Affermazioni respinte da associazioni gay e politici bipartisan.
Il Corriere della Sera: “Il Vaticano e i gay. Si apre un nuovo caso. Dopo una frase di Bertone su omosessuali e pedofilia. Scritte contro il Pontefice sulla sua casa natale”. Piero Ostellino firma “una difesa laica del Papa”. L’attuale Papa, dice Ostellino, è paradossalmente colui che “ha il merito indubbio di aver fatto opera di trasparenza all’interno della Chiesa su un fenomeno troppo a lungo sottaciuto”, e che rischia invece di passare “come il Papa che ha coperto la pedofilia dei sacerdoti”.
E poi: “Conti esteri, la lista dei 10 mila. Nel mirino i depositi italiani nella filiale svizzera della HSBC. Task force del ministero. L’elenco dei presunti evasori alla Procura di Torino”. A centro pagina: “Emergency, l’ospedale in mano agli afghani. Via dal sud del Paese i volontari. Frattini scrive a Karzai”.
Il Foglio: “L’agenda antioccidentale di Karzai complica (pure) il caso di Emergency. L’arresto dei tre italiani segue uno schema di pressioni contro gli alleati. Washington corre ai ripari, tardi. La lettera di Frattini”. Da segnalare sulla prima del quotidiano di Ferrara anche una intervista ad Edmondo Bruti Liberati, “magistrato progressista” ed ex presidente dell’Anm, che “si pronuncia contro una giustizia dipietrificata”.
Libero: “Via il Capo, il Pdl balla. Il Cav è in Usa, il governo va sotto. Il premier e Fini preparano il loro incontro inviandosi messaggi di pace, ma i colonnelli si beccano. Gli ex An chiedono le primarie, i berluscones: vi sostituiamo con deputati Pd”. L’editoriale di Maurizio Belpietro è titolato: “A volte anche noi critichiamo Silvio, ma a fin di bene”, in risposta ad un lettore che scrive al direttore che alcuni titoli di Libero gli ricordano quelli di Repubblica o de L’Unità.
Il Giornale: “L’outing dei finiani: ‘Megli gay che leghisti’. “Per Bocchino un omosessuale può fare il premier, un uoomo del Carroccio no. Sorprendente: gli ex An pongo gli stessi veti di cui furono vittime. E dai quali solo Berlusconi li ha liberati”.
Anche Il Riformista: “Megli gay che leghista. Bocchino riapre la tensione nel centrodestra. Il luogotenente di Fini risponde a Calderoli, che ha profetizzato un premier scelto dal Carroccio. Intanto alla Camera la maggioranza si squaglia e cade il decreto salvaliste”. Di spalla il quotidiano si occupa della proposta prodiana al Pd di costituire un partito federale, mentre a centro pagina spazio per l’intervento di ieri del Presidente della Regione Sicilia Lombardo, che – parlando dallla assemblea regionale siciliana – ha affermato: “Mi volevano uccidere”. I nomi che aveva promesso non li ha fatti, e li ha inseriti in un documento inviato alla Procura.
Il Sole 24 Ore: “Cambia il processo dei Tar. Salta la creazione delle sezioni stralcio per smaltire l’arretrato. Pronto il nuovo codice unico dei procedimenti amministrativi per tribunali e Consiglio di Stato”.
Politica
Ieri alla Camera è stato bocciato il decreto “salvaliste”, e la vicenda ha creato un “caso nel Pdl”, scrive il Corriere della Sera, per le assenze nella maggioranza. L’episodio, scrive Massimo Franco, “Mostra una maggioranza così convinta di non avere avversari da permettersi un ecesso di assenteismo che l’ha fatta cadere. Il modo in cui il centrodestra è andato a caccia degli assenti, 38 del Pdl e 4 della Lega, conferma però un clima da resa dei conti tutt’altro che smaltito a più di due settimane dalle elezioni regionali. La nebbia che circonda l’ennesimo colloquio chiarificatore tra Berlusconi e Fini comunica un contrasto difficile da minimizzare, e foriero di problemi per le riforme e per la maggioranza, se non sarà ricomposto in qualche modo”.
Per La Stampa tra le idee di riforma di Berlusconi c’è quella della Corte Costituzionale eletta solo dalle Camere, sul modello di quella tedesca, che ha sedici membri scelti tutti dal Parlamento. Al premier l’attuale Consulta non piace affatto, ricorda La Stampa, facendo riferimento alle critiche più rivoltele dal premier, in occasione del lodo Alfano.
Bersani ieri ha dato la sua risposta alla proposta lanciata da Sergio Chiamparino di un partito del Nord, in occasione dell’incontro, ieri, con i segretari regionali del Pd: “Ci organizzeremo per fare un partito dei territori, ma con tutti i territori, non solo il nord”, scrive La Stampa.
La bocciatura da parte di Bersani di un Pd del Nord è raccontata da Corriere, Repubblica, La Stampa. Ma questi quotidiani danno conto anche di un analogo stop da parte di Franco Marini alla proposta di Romano Prodi di un partito federato: “Quello che ha detto Prodi è una follia”, visto che “abbiamo fatto 4 mesi di primarie”. Come si fa a rimettere in discussione il segretario? Marini ha detto di non condividere “nè la lettera né lo spirito” dell’intervento di Prodi.
Il Giornale scrive che la proposta ‘federale’ di Prodi è stata bocciata senza appello anche dai fedelissimi del Professore, che ritengono pericoloso dare il potere ai segretari regionali. Massimo Cacciari, intervistato da La Repubblica, è durissimo: “Guardi, io comincio dall’ineffabile Prodi. Uno che dovrebbe vergognarsi di parlare adesso. E con lui dovrebbero vergognarsi tutti: D’Alema, Rutelli, Fassino: ma come si fa a venire a proporre adesso il partito federalista dopo che per quindici anni, tutti insieme, non hanno voluto ascoltare?”. Se non vogliono far morire il Pd in pochi mesi, dice Cacciari, serve subito il Pd del Nord, con Chiamparino segretario.
Washington
Su La Repubblica, parlando delle pressioni che Washington sta esercitando sulla Cina per ottenere sanzioni contro l’Iran, ci si sofferma sulla contropartita: l’America ha mobilitato i suoi alleati del Golfo Persico, sauditi ed Emirati garantiscono che forniranno alla Cina tutto il petrolio di cui ha sete la sua economia, se l’Iran non fosse più in grado di farlo. Inoltre, Pechino vuole preservare i suoi colossali investimenti nell’industria energetica del Medio Oriente: l’Arabia Saudita le concederà addirittura dei diritti di estrazione.
La Stampa racconta il vertice di Washington e la firma del patto contro i rischi del terrorismo anche con un “retroscena” dedicato ai rapporti tra Usa e Cina: “L’abbraccio calcolato di Hu: sanzioni all’Iran in cambio di Hi-Tech. Manovre cinesi dietro le quinte del vertice Usa”. Secondo il quotidiano la Cina lamenta di essere sottoposta ancora a un regime di sanzioni che preclude la vendita di tecnologie avanzate dal possibile uso duale, civile e militare: Pechino è interessata ai supercomputer o ai satelliti, e la vendita di queste tecnologie potrebbe riequilibrare la bilancia commerciale con gli Usa e spostarla in favore dell’America per alcuni anni. Ma queste tecnologie anche di tipo satellitare possono avere un uso militare: la questione coinvolge anche la sicurezza e il futuro di Taiwan.
MedioOriente
Il Sole 24 Ore intervista Jihad Al Wazir, governatore dell’Autorità monetaria palestinese, figlio di Abu Jihad, tra i fondatori dell’Olp, responsabile anche della strage di Monaco, ucciso dagli israeliani a Tunisi alla fine degli anni 80. Jihad Al Wazir dal suo ufficio di Ramallah annuncia che entro il 2010 quella palestinese sarà una vera Banca centrale in grado di emettere valuta, e la valuta palestinese si chiamerà Gineih, gioé ghinea. Quanto ad Hamas, che in Palestina usava i suoi conti per finanziare la lotta armata, Al Waziri dice che già da due anni le banche palestinesi non accettano denaro di cui non non sia certa la provenienza.
La Stampa concentra invece la sua attenzione sui palestinesi a rischio di espulsione in Cisgiordania. Cita l’ “ordine per la prevenzione della infiltrazione”, emesso dal comandante militare israeliano della Cisgiordania: prevede l’espulsione dalla Cisgiordania di chi non abbia “una licenza regolare e una giustificazione ragionevole”.
Sulla prima pagina de Il Foglio un commento alla notizia che la Siria ha donato parte del proprio arsenale missilistico a Hezbollah, portando i miliziani in territorio siriano per addestrarli all’utilizzo dei nuovi armamenti. Tra le forniture risultano missili Scud a raggio medio lungo, che danno alla donazione un valore simbolico: Hezbollah è ora l’unica organizzazione non statale al mondo a possedere questi armamenti. I nuovi Scud siglano l’atto finale della non applicazione della risoluzione 1701 dell’Onu, che nel 2006 aveva imposto il disarmo ai gruppi armati libanesi. Allora Hezbollah disponeva di 14 mila missili, ora ne avrebbe almeno 40 mila.
E poi (Pulitzer, Katyn, Abu Omar, Ramadan)
Sulla prima pagina de La Stampa una analisi dedicata alla notizia che per la prima volta una inchiesta realizzata da un sito internet ha vinto il premio Pulitzer per il giornalismo: il premio è stato assegnato Sheri Fink, del sito ProPublica.org, per un servizio realizzato negli ospedali di New Orleans durante il passaggio dell’uragano Kathrina. La giornalista aveva documentato in 13 mila parole il dramma dei medici rimasti ad operare nelle sale allagate e prive di energia elettrica: un premio al giornalismo investigativo, quasi scomparso dai quotidiani. ProPublica.org è stato ideato nel 2007 da un gruppo di giornalisti che ha deciso di lasciare la carta stampata: il direttore, Paul Steiger, era caporedattore del Wall Street Journal e il suo principale collaboratore, Stephen Engelberg, era un cronista di punta del New York Times. Il sito si finanzia grazie alla Fondazione Sandler, progressista e finanziatrice del partito di Obama: essendo una organizzazione non profit, ProPublica.org spende tutti i soldi che riceve e non paga tasse. Ha 32 giornalisti e cede i suoi articoli, senza alcun compenso, ad altre pubblicazioni tradizionali.
Se ne occupa anche Il Riformista: “Pulitzer, a guadagnarsi stavolta stavolta sono le no-profit”, dove si scrive che i Sandler hanno elargito nel 2008 10 milioni di dollari. Il quotidiano intervista il responsabile delle comunicazioni del sito Mike Webb, che racconta come i Sandler non vengano neanche messi al corrente delle inchieste del sito. E Webb nega che il sito possa sconfiggere i quotidiani cartacei: “Noi non siamo in competizione con loro, siamo loro partner. Lo stesso quotidiano cita un altro esempio non profit, nel settore dell’editoria e della narrativa: il premio è andato allo sconosciuto 42enne Paul Harding e la pubblicazione del suo libro è stata possibile solo grazie alle donazioni, pubbliche e private, destinate negli ultimi anni ad una piccolissima casa editrice indipendente, nata come costola della facoltà di medicina dell’Università di New York, la Bellevue Literary press. Ma la New York University non tira fuori un centesimo.
La Repubblica intervista Tadeus Z. Mazovieckwi, primo premier democratico polacco nel 1989: “il 7 aprile ero a Katyn con il premier Tusk e sono stato profondamente impressionato dal discorso di Putin”, “apprezzo moltissimo il modo in cui le autorità russe hanno reagito finora”. Ribadisce che “la Polonia dovrebbe continuare nelle sue richieste di chiarezza storica alla Russia”.
Secondo Libero, con i soldi del processo di Milano, l’ex imam di Cremona Abu Omar, vorrebbe fondare un movimento politico islamico in Egitto. Gli è stato riconosciuto un indennizzo di un milione di Euro per esser stato prelevato dalla Cia nel 2003, e un altro mezzo milione andrà alla moglie. Il quotidiano riproduce le dichiarazioni rilasciate da Abu Omar al giornale Al-Sharq- Al Awsat.
Torna sulle pagine de Il Foglio un vecchio bersaglio, il filosofo ginevrino Tariq Ramadan, che ha ottenuto nei mesi scorsi il via libera per tornare negli Stati Uniti, dopo un bando durato sei anni. Momenti di tensione nel confronto con il giornalista del New Yorker George Packer, nel momento in cui si è ricordato il sostegno al nazismo fornito dal nonno di Ramadan, ovvero Hassan Al Banna, il fondatore dei fratelli Musulmani: “Al Banna sostenne il Mufti (di Gerusalemme) nel contesto della lotta contro la silente colonizzazione della palestina ei gruppi terroristici ebraici”, “Al Banna appoggiò chi diceva che la Palestina doveva essere liberata dal tentativo di creare lo Stato di Israele in quel luogo”.
(fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo, Paolo Martini)
View Comments (1)
Veramente, per essere obiettivi, bisognerebbe parlare anche di ...Israele, incubo nucleare!
Credo che un bel po' di responsabilità, nella tensione medio-orientale, ce l'abbia anche Israele, anche se.....nessuno osa parlarne per.... paura, si PAURA!