Le aperture
La Repubblica: “Autobomba a Times Square, a New York torna la paura. Neutralizzato l’ordigno nascosto in un Suv. Il sindaco: poteva essere una strage. Taliban pakistani: siamo stati noi”. A centro pagina: “Ue, alla Grecia 110 miliardi in cambio di tagli durissimi. Piano di aiuti in tre anni. La Germania: rivedere il trattato di Maastricht”. Di spalla: “Obama in Lousiana. ‘La Bp pagherà il conto’”. In evidenza in prima pagina anche un richiamo per l’inchiesta di Perugia: “Anche il faccendiere Anemone smentisce Scajola. Il Pd: ormai si deve dimettere”.
Il Corriere della Sera: “Atene, soccorso da 110 miliardi. Accordo con Bruxelles sul piano. Vertice straordinario Ue sulle regole a difesa dell’Euro. Severi sacrifici imposti alla Grecia: congelati salari e pensioni”. A centro pagina l’inchiesta di Perugia: “’Gli assegni consegnati al ministero’. Le nuove carte di Scajola. La deposizione dell’architetto Zampolini sull’acquisto della casa romana del ministro”. “Portai gli assegni circolari al ministero. Ricordo che era presente anche Scajola. Consegnai i titoli direttamente a lui’. I verbali dell’architetto Zampolini e l’operazione immobiliare del 2004 per l’acquisto dell’appartamento al Colosseo”.
Libero: “La iella nera di Obama. Due bombe islamiche mandano in crisi di nervi gli Usa. Il Paese lo processa per la grande macchia di petrolio sull’Atlantico. Spunta un amante a rovinargli l’immagine di marito e padre perfetto”. In prima spazio anche per le vicende interne al Pdl: “L’iniziativa di La Russa. Rifaccio la destra, senza Fini”.
La Stampa: “Grecia, conto da 110 miliardi. L’Eurogruppo avalla il piano: aiuto decisivo per la stabilità dell’Euro”. “Atene vara misure chock con tre anni di austerità. All’origine della bancarotta anche sperperi di fondi pubblici”. In alto una foto da New York: un’autobomba a Times Square ‘strage sventata’. I talebani: siamo noi. La polizia: nessuna prova”. In rilievo sulla prima anche le dichiarazioni del ministro per la semplificazione Roberto Calderoli: “Non so se andrò a festeggiare l’Unità d’Italia”. E poi la foto di Papa Benedetto XVI, che ieri era a Torino, in ginocchio davanti al sacro lino, e le sue parole: “Sindone, icona contro il male”.
Il Foglio del lunedì: “Non saremo anche noi ‘nu poco greci?”. E in taglio basso, l’editoriale dell’Elefantino: “Ridateci il Cav scomparso in questa tetra, interminabile litigata”.
Grecia
Jean Paul Fitoussi, che firma un commento su La Repubblica, sottolinea per un verso che le clausole di non salvataggio dei trattati europei condannano alla solitudine i Paesi della zona euro, ma erigono i mercati ad arbitri di ultima istanza delle regole di bilancio che l’Unione stessa si è data. E parallelamente che è lo stesso patto di stabilità ad invitare gli Stati alla “creatività” in materia contabile: “Non si immaginava però fino a che punto potessero giungere le conseguenze devastanti di questa creativià, associata allo sguardo riprovatore degli altri Paesi”. Impossibili politiche come la deflazione, l’unica strada per Paesi come la Grecia è il ricorso a prestiti in cambio della promessa di politiche di austerità, che però rischiano di impedire ancora per molto la ripresa economica dell’Europa.
Lorenzo Bini Smaghi, del comitato esecutivo della Banca centrale europea, focalizza l’attenzione sulla lentezza dell’Ue nel decidere gli aiuti alla Grecia, causata da “incertezze, mancanza di leadership, rigurgiti nazionalistici, procedure inefficaci”. Secondo Bini Smaghi all’origine della crisi greca non c’è stato solo un problema di bilancio, causato da un evento esogeno (come un terremoto) che avrebbe dato il via immediatamente alla solidarietà degli altri Paesi membri: “La crisi greca ènata invece da una grave violazione dei principi sottostanti alla costruzione politica europea. Il precedente governo greco aveva infatti più che raddoppiato il deficit pubblico, dal 6 per cento a oltre il 13 del pil, senza dichiararlo, nel 2009 – un anno elettorale. In altre parole, la – seppure debole – sorveglianza europea sui bilanci pubblici dei Paesi membri è stata elusa dalla Grecia a fini elettorali interni”. La crisi europea di queste settimane, secondo Bini Smaghi, “può servire da esempio per indurre gli altri Stati europei a risanare per tempo i propri bilanci pubblici e all’Europa di dotarsi di procedure e istituzioni più efficienti”. Christine Lagarde, ministro francese dell’Economia, commenta su La Stampa le decisioni della Ue: “Noi stiamo effettuando un eservicizio di solidarietà, ed è chiaramente nell’interesse di tutti che la Grecia sia stabile e possa essere aiutata a risollevarsi ed a guadagnare la fiducia nei mercati”. Sul ruolo delle banche: “Tutti devono studiare cosa devono fare, e mi aspetto che anche il settore finanziario lo faccia. Abbiamo preparato un programma pesante. Non era il caso di domandare apertamente l’aiuto delle banche. Ciò non toglie che il dossier sarà comunque loro sottoposto”, dice il ministro, ribadendo che considera comunque la Grecia “veramente un caso esemplare”.
Secondo Libero, invece, “sistemata la Grecia” la Merkel ha deciso di attaccare le banche europee, invitando gli istituti a pagare parte del conto: “Accoglierei volentieri la partecipazione volontaria delle banche” alla somma stanziata da Berlino, avrebbe detto la Cancelliera.
Della lentezza con cui la Germania ha dato il via libera agli aiuti alla Grecia si occupa anche Barbara Spinelli su La Stampa. La cancelliera Merkel ha avuto sempre in mente il voto in Renania Westfalia ed una sorta di “malinconia” “minaccia di sommergere i governanti tedeschi”. E’ fatta di “paura della impopolarità, di diffidenza istintiva verso il mondo esterno, e di quella singolare forma di orgoglio che li spinge a rifiutare, in Europa, l’esercizio di una guida politica decisa”. Ma la Germania, ricorda la Spinelli, è un Paese in cui sopravvive, non estinta, la nostalgia del marco, ma che allo stesso tempo ha appreso “l’arte di uscire dai malesseri scommettendo prima di altri sull’Europa e sulla limitazione della sovranità”. Non stupisce in questo senso che tra coloro che hanno più lavorato in questi giorni per trovare un accordo sul salvataggio della Grecia vi è Wolfgang Schauble, per anni considerato il delfino di Kohl e oggi ministro delle finanze, come lui convinto di dover andare oltre la moneta unica, creando un vero potere politico europeo. Il piano, elaborato insieme al consigliere Lamers, fallì per colpa della Francia.
Meno tre
A tre giorni dal voto in Gran Bretagna il Corriere della Sera fa una panoramica sugli endorment dei vari media britannici. Il Guardian, tradizionalmente pro Labour, ha scelto il LibDem Clegg, così come ha fatto The Observer. Scontato il sostegno al Tory Cameron del quotidiano popolare The Sun. Con i laburisti restano Daily Mirror, e Sunday Mirror, mentre anche l’Independent pare strizzare l’occhio ai LibDem. La Stampa parla ancora della pensionata “insultata” dal laburista Brown, Jillaian Durphy, che ha annunciato la sua intenzione di votare scheda bianca. Per i sociologi l’11 per cento dei britannici ha cambiato le sue intenzioni di voto dopo la gaffe di Brown. Secondo il quotidiano anche in Italia sono “tutti pazzi per Nick” (Clegg). Piace a sinistra, dove i liberal del Pd hanno lanciato una sottoscrizione per lui: considerano Clegg un riformatore, profondamente europeista. Il LibDem pare sedurre anche i finiani, ma Gianfranco Fini – si ricorda – ha scritto la prefazione al libro “David Cameron. Vi rivelo la mia formula segreta. E considera quella del leader tory la vera “modernizzazione nel nome e nel segno delle patrie che verranno e dell’Europa che verrà”. Un laboratorio utile per tutti.
Pdl
Uno degli ex colonnelli di Fini, il ministro Ignazio La Russa, ha deciso di creare una sua “corrente”: “I berluscones di An si fanno la corrente”, titola Libero, presentando una intervista allo stesso Ministro. La Russa dice che “la nostra destra nel Pdl” nata in questi giorni a Milano “è l’opposto di una corrente”: “al mio convegno ha partecipato tutta la ex An che crede nel progetto del Pdl e ci sta orgogliosamente dentro. Noi siamo sempre gli stessi. Sono altri che sono diventati un’altra cosa”. Gli altri sono i finiani? “Già, e in Lombardia contano lo 0,0 qualcosa per cento”.
Di Berlusconi parla l’editoriale dell’elefantino: “Certe volte quel mostro di bravura e di simpatia che fu il Cav è irriconoscibile. Che facciamo, Presidente? Passiamo i prossimi tre anni a sparlare di Bocchino e a straparlare di Fini, a litigare, a guardarci in cagnesco? Il Cav dovrebbe preoccuparsi “per una volta”, della sua “lealtà verso gli altri, verso chi gli vuol bene e lo stima e lo sostiene in modo non servile”.
(fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo, Paolo Martini)