“La primavera del lupo”, di Andrea Molesini

In questa puntata: Andrea Molesini,   La primavera del lupo, ed. Sellerio, 2013, pagg.304, €.14,00.

Siamo in Veneto nel periodo dell’occupazione nazista, poco prima della liberazione del ’45.  I personaggi sono in fuga dal Convento di S. Francesco del Deserto: in particolare alcuni di loro sono in grave pericolo in quanto ebrei (il piccolo Dario e le due anziane sorelle Jesi, Maurizia e Ada). Seguiamo il piccolo gruppo in cui spiccano Pietro, dieci anni, la giovane suora Elvira e frate Ernesto nel loro viaggio in cerca della salvezza, prima su un barcone attraverso le isole veneziane e successivamente lungo la pianura padana sino ad arrivare in Trentino.  Lungo il percorso si delineeranno altre figure, in particolare Karl, un disertore tedesco che affiancherà e aiuterà i superstiti.

Da subito emerge la struttura del doppio io narrante per cui continuamente si alternano sia la voce di Pietro sia quella di Elvira (i quali naturalmente vivono diversamente e intensamente ogni accadimento). Se nel raccontare di Elvira è facile trovare risonanze ed empatia, quello che colpisce profondamente è lo sguardo di Pietro sulla realtà che vive, sulla natura,  le persone.

Nelle pagine in cui scorre la sua presenza ci sono passaggi folgoranti e ti cattura il suo punto di vista anche rispetto a cose “da grandi” come l’amore, il sesso, la  bellezza delle donne, la morte, Gesù, Dio e la religione. Si delineano continuamente descrizioni originali (anche esilaranti, quando riguardano persone incontrate durante la fuga) e i suoi occhi mettono a fuoco particolari, momenti unici anche per la fantasia che lo anima. L’altro bambino, Dario, è continuamente presente in Pietro anche se non parla quasi mai (lui si tiene le parole dentro, al caldo, così non fanno danno) e predilige i numeri e la sua gallina (solo al termine del libro ci regalerà poche fulminanti parole).

Mentre Elvira vivrà acute sofferenze, l’amore, e  l’affetto per i piccoli da proteggere, Pietro scoprirà via via il valore dell’amicizia (per Dario, per frate Ernesto prima e Karl dopo) , la nostalgia per la madre perduta attraverso la figura di Elvira.

Soprattutto, a un certo punto del libro irromperà prepotente il lupo che non è quello di Cappuccetto Rosso.. E’ una guida (dal pelo d’argento, gli occhi come bottoni d’oro) che  affianca e protegge simbolicamente Pietro dalla paura del buio, dei Tedeschi con la loro lingua porcospina, dalle violenze che sente e vede…

Pietro afferma che dei grandi spesso non ci si può fidare, perché raccontano bugie ai bambini credendoli stupidi… e anche Dio e Gesù appaiono distratti e lontani. Accetta comunque la protezione e la forza di Karl, la tenerezza di Elvira e soprattutto è sostenuto dall’amicizia silenziosa di Dario e dalla presenza luminosa del lupo.

Verso la fine del libro, quando si compiono le cose, il lupo dirà a Pietro che dovrà cavarsela da solo, perché ormai è primavera e la liberazione dal nemico è vicina, così come sta arrivando un’altra stagione, un passaggio più maturo per Pietro che vuole vivere,  perché anche se  gli amici perduti lungo il viaggio sono comunque presenti nella natura, in forma di gocce e aghi di pino….,il bambino-saggio arriverà   a chiedere al Dio del lupo, della gallina, di frate Ernesto di non morire proprio adesso, perché…. 

by Daniela Montanari

redazione grey-panthers:
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