Carissimi amici, questo articolo, che verrà aggiornato ogni sera, contiene i vostri contributi alla composizione di un racconto. La proposta è partita da Vittorio (http://forum.grey-panthers.it/showthread.php?t=1038) e nel forum potete, in qualunque momento della giornata, inserire il brano di vostra composizione. La redazione, in serata, passerà i testi della giornata in questo spazio, così che tutti possano leggere l’intero racconto nel suo sviluppo (viene inserito per singoli punti così che si possa pensare anche a inserimenti parziali successivi). Buona fantasia, dunque. vp
1.Premessa.
a. Ieri era stata l’ennesima giornata calda ed umida ed anche traversare la piazza centrale di B* era una impresa da allenati legionari.
b. Il dott. Filippo Bellei, alle 16,30, aveva ricevuto una chiamata urgente: la signora Luisa Fersei aveva trovato nel Portone del loro Palazzo al centro della città, suo marito, il comm. Fersei, che, riverso sul pavimento mormorava strane parole in una lingua a lei sconosciuta.
c. Il dott. Bellei affretto il passo ed entrò nel portone.
d. Accanto a lui la moglie angosciata tentava invano di farsi riconoscere: “Giovanni, sono io Luisa.Ti prego guardami, guardami. ” Poco distante il portiere del palazzo osservava la scena con evidente preoccupazione ma anche, notò il dottore, con un’ombra di compiacimento sul volto magro e ossuto.
e. Un primo sommario esame non rivelò alcun problema fisico, il medico allora si rivolse al portiere: “presto, mi dia una mano, dobbiamo portarlo in casa. Non possiamo certo lasciarlo qui in queste condizioni. Chiami l’ascensore” . Nel frattempo il comm. Fersei continuava a ripetere il suo mantra: ” Kalum comen piraki asolame epirotiki!”, senza dar segno di aver notato ciò che accadeva attorno a lui.
f. Non appena l’ascensore arrivò al piano terra il portiere si affrettò a raggiungere il dottore. Insieme sollevarono Fersei e faticosamente lo trascinarono al suo interno subito seguiti dalla moglie.
g. L’appartamento al quarto piano accolse nella penombra il gruppo che guidato da Luisa Fersei arrancava verso il soggiorno dove il malcapitato fu disteso, gemente, sul divano più ampio e più lontano dalla mobilia curata e restaurata di recente ma pur sempre opprimente in un ambiente afoso ed oscurato da pesanti teli drappeggiati, posti alle grandi finestre volte a sud.
h. Delicatamente Luisa scostò le tende in modo appena sufficiente a socchiudere le tre vetrate dalle quali sembrava filtrare un sole più blando in quel pomeriggio che già volgeva a sera, verso l’ora più opprimente, dove tutto giace, ancor più fermo, in attesa di quel respiro dopo l’apnea, che fa rinascere tutto nella notte.
2. In un’altra parte del mondo.
a. Contemporaneamente in una isba isolata nel desertico altopiano del Gobi, un anziano pastore, che aveva appena alzato un lembo della tenda che chiudeva la sua capanna, cadde per terra come fulminato. La moglie, che stava cucinando un povero pasto, accorse in suo aiuto: “Kalum, Kalum, che succede….aiutatemi”. Kalum, il pastore, mormorava parole che suonarono straniere alla moglie: “Aiuto Kalum, vieni non mi lasciare nel fuoco”.
b. Un altro pastore aveva sentito la richiesta di aiuto della donna e si avvicinò alla tenda. Ascoltando le parole di invocazione di Kalum, trasalì ed una smorfia di paura si disegnò sulla sua faccia.
c. Corse fuori dalla tenda come un indemoniato ed impartì alcuni secchi ordini ai figli che subito si affrettarono a radunare le bestie e a smontare la tenda. Avevano notato, nella voce del padre, qualcosa che non si sarebbero mai aspettati di sentire; paura. Per spaventare un uomo che non aveva esitato ad affrontare un branco di lupi con un vecchio fucile era necessario qualcosa di veramente terribile e nessuno di loro voleva restare li a sperimentarlo sulla propria pelle.
d. Kalum, nel frattempo, continuava a mormorare le stesse parole con lo sguardo sbarrato e gocce di sudore freddo che gli colavano dalla fronte. L’anziano pastore, appena finito di radunare le sue povere cose, si avvicinò alla moglie di Kalum e le fece cenno di seguirlo, di fuggire con la sua famiglia; ma la donna, pur spaventata, rifiutò con rabbia di lasciare il marito ed egli le voltò le spalle con un misto di pena e di paura.
3. Il Comm Fersei.
a. Il comm. Fersei era attualmente il proprietario di un negozio che potremmo definire di antiquariato Etnico. Il negozio occupava tutto il piano terreno di un moderno palazzo situato sulla via principale di B*, era modernamente arredato ed ad un osservatore distratto poteva sembrare più un museo che un negozio. Negli ampi spazi espositivi erano collocati oggetti provenienti da tutto il mondo, tutti di ottima fattura e spesso rifiniti con metalli preziosi. Molti degli oggetti erano sicuramente antichi, tutti sicuramente molto costosi.
b. In un angolo faceva bella mostra un elmo ornato di piume e foderato di pelliccia che gli esperti avavano battezzato “l’elmo di Gengiz khan”.
c. Varie storie circolavano sulla figura del commendatore e sull’origine della sua fortuna. I più anziani concittadini ricordavano il padre del commendatore: un onesto professore di storia appassionato studioso “autodidatta” di tutte le tribu barbare d’oriente.
d. Di Giovanni Fersei si sapeva che da giovane, era partito come Volontario per l’Africa Italiana, e che dopo vari anni di silenzio era tornato, quasi novello Conte di Montecristo, carico di soldi e con una grande esperienza di oggetti antichi preziosi e molti contatti per l’attività di import-export.
e. Si diceva anche che insieme a lui era sparito anche un altro giovane di B*, del quale non si erano avute più notizie. I concittadini avevavo notato però che al suo ritorno il commendatore aveva assunto come uomo di fiducia, portiere del suo palazzo e factoum un giovane che stranamente somigliava al compagno d’armi scomparso.
3. Dall’alto le cose si vedono meglio
a. Budimir Petrovic Smelov, il robusto geologo della stazione orbitante, si voltò a fatica sullo stretto sediolo della sua postazione. “Mitchell, vieni a vedere, ho trovato qualcosa di curioso”.
b. Lewis Mitchell, il comandante del ISS, International Space Station, fluttuò vicino al geologo con una leggera spinta dei piedi. “Cosa c’è?” Chiese.
c. Smelov era impegnato in una prospezione geologica della zona del Sudan al confine con l’Etiopia, nella zona di An Nil al Azraq, il Nilo Blu. “Guarda questa immagine, ho incrociato i dati del Landsat con quelli del nostro sensore Aster, vedi quel blu?” Mitchell osservò con attenzione lo strano disegno evidenziato dai sensori, una sorta di drago azzurro dove non avrebbe dovuto esserci altro che rocce aride.
d. “Sicuro di aver applicato correttamente l’algoritmo Effort per correggere l’errore indotto dall’atmosfera? Questo potrebbe essere il Nilo Blu con una prospettiva falsata, una specie di miraggio.
e. Budimir si voltò piccato verso il collega: “Mi hai preso per uno studentello? Sono anni che esamino queste immagini! Quella è acqua, o almeno un terreno umido ed è a parecchi chilometri dal Nilo Blu”. Isamu Itou, il tecnico dei computer, nel frattempo si era avvicinato e sbirciava silenzioso sopra la spalla di Mitchell.
f. Giovanni Adami, l’astronauta dell’ESA, si affacciò dal modulo ricreativo: “Drago? Mi viene in mente una cosa; mio nonno ha fatto la guerra da quelle parti e mi raccontava del drago del Nilo, mi diceva “cerca l’occhio del drago e saprai cosa fare”.
g. Per caso il tuo drago ha qualcosa che assomigli ad un occhio?”. Budimir scrutò l’immagine sul monitor fingendo grande attenzione: “Come no, e magari anche una coda e le fiamme”. “Calcare” esclamò Mitchell “Li, nell’angolo in alto a sinistra; non sembra un occhio?” Nel frattempo Isamu aveva registrato le coordinate sul suo palmare e si era allontanato, non visto, verso la sala radio.
4.Scoperte e ricordi.
a.La scoperta di Smelov era la conferma che le loro potevano essere molto più che semplici speculazioni. Isamu confrontò le coordinate del Landsat con una cartina che aveva stampato e mostrato ad Adami mesi prima sulla Terra. Il loro periodo di permanenza a bordo del ISS stava per concludersi e presto sarebbe arrivato lo shuttle che avrebbe portato i loro sostituti. Chiamò Adami e gli mostrò ciò che aveva scoperto. Entrambi sapevano già come avrebbero trascorso la loro licenza.
b. Quasi per gioco, Isamu aprì il suo portatile, fece partire Google Maps e cercò le tre località: Roma, Nilo Azzurro e Deserto del Gobi. Continuando il gioco collegò le tre località ed un’ombra sinistra si coprì larga parte dell’Asia centrale. Questo primo risultato sembrava non dare alcuna spiegazione. Isamu si ripromise di approfondire la ricerca.
c. Isamu, prima di partire per questa missione, aveva sentito parlare il suo amico Adami di uno strano malore che aveva colpito un suo coinquilino a Roma ed aveva letto un articolo su National Geographic che raccontava di un pastore nel deserto del Gobi che era stato colpito da un malore simile.
d. La sera, dopo cena, Isamu comunicò la sua scoperta al suo amico Adami ed insieme cominciarono a guardare con attenzione la cartina che Isamu aveva stampato. Adami cercò di ritrovare nella sua mente le nozioni che aveva imparato a scuola ed i racconti del nonno.
e. All’improvviso la luce apparve: ma certo quell’ombra sulla cartina poteva disegnare l’impero romano esteso sin dove la Legione Perduta era arrivata e, molto più tardi, una parte centrale dell’impero di Gengiz Khan. La mente dei due modernissimi uomini si appassionò a quelle antiche storie, e Isamu ed Adami si dettero appuntamento per la sera successiva: volevano decisamente saperne di più.
f. In quel momento entra nella stanza Maria Etnos, un’etnologa, che vede le coordinate e l’occhio le cade sul punto che indica il Nilo Azzurro, si ferma di scatto: le tornano in mente gli studi fatti sui culti africani, magia nera, incantesimi e maledizioni, amuleti e pozioni magiche, spiriti invisibili e oscuri poteri soprannaturali. Riti magici per ottenere potere e ricchezza. Ci sarà un legame con il commendator Fersei il suo malore e l’origine della sua fortuna?
5. Viaggio in Africa
a. “Sentite” disse la dottoressa Etnos rivolta ad Isamu ed Adami ” il museo per cui lavoro sta pensando di organizzare un viaggio esplorativo per studiare le usanze di alcuni gruppi etnici nel nord della Somalia. Con una piccola digressione possiamo arrivare nella zona del Nilo Blu e vedere da vicino il vostro occhio del drago. Penso di poter giustificare facilmente la deviazione e poi i dirigenti del museo non avranno molto da recriminare se troveremo qualche reperto di valore”.
b. Isamu si girò verso Adami con l’espressione del gatto che ha appena mangiato un topo: “la Nasa ci ha appena dato un mese di licenza, non potrei trovare modo migliore per sfruttare questo periodo di vacanza. Cosa ne dici? E non dovremo neppure preoccuparci dell’equipaggiamento, ci pensa il museo”.
c. Il mattino seguente la dottoressa Etnos telefonò al direttore del Redpath Museum che si disse entusiasta della ricerca proposta dalla dottoressa ed il pomeriggio stesso tutti e tre erano in volo per Montreal per incontrarlo.
6. Al Redpath Museum
a. Il Redpath Museum era una sorta di riproduzione di un tempio greco costruito nel campus della McGill University. Il direttore, un ometto dai capelli arruffati e un espressione aperta sul volto, li accolse nell’ampio ufficio rivestito di legno scuro.
b. “E così, Maria, ti sei finalmente decisa ad assecondare le richieste del tuo vecchio professore” esclamò con un tono divertito. ” E questi sono i due astronauti che hanno deciso di accompagnarti?” chiese con espressione sorniona.
c. “Non siete molto al di fuori delle vostre competenze?” Disse rivolgendosi ad Adami. “L’etnologia è molto lontana dall’astrofisica o dall’informatica del suo collega”.
d.”Vero” rispose Isamu “Ma dopo tanto tempo nello spazio sentiamo il bisogno di studiare qualcosa di più vicino all’uomo e la dottoressa Etnos ce ne ha fornito l’opportunità”.
e. “Bene, inoltre la vostra presenza contribuirà a dare un po’ di notorietà alla spedizione e, di conseguenza, al nostro museo.” disse il direttore,”Le attrezzature partiranno al più presto per Khartoum e gia domani potrete ritirare i vostri biglietti aerei presso la segreteria”.
f. Poi alzandosi soggiunse: ” Buona fortuna e se vi capitasse qualche reperto interessante…bene, il museo potrebbe essere interessato, abbiamo anche una sezione paleontologica ed una geologica sapete?”
7. I preparativi
a.Verso la ricerca di scoperte ed emozioni, era stato fatto il primo passo, quello più importante e quello che ha sempre bloccato molte iniziative: la ricerca di uno sponsor finanziatore.
b.Ai nostri tre amici Isamu, Adami ed Etnos toccava ora il non facile compito di sbrogliare una matassa che sembrava avere molti capi.
c.La prima cosa era di cercar di mettere in ordine le informazioni che sino a quel momento erano state raccolte.
d.Poi occorreva contattare quello che sembrava uno dei principali protagonisti, il comm. Fersei.
e.Infine fare un piano di lavoro operativo. La loro pregressa esperienza forniva molti strumenti di programmazione, ma per ottenere risultati validi era necessario stabilire alcuni punti fermi ed alcune ipotesi valide.
f.Al termine della missione spaziale in corso, i tre nostri protagonisti si accordarono ad iniziare separatamente il lavoro di preparazione e di sentirsi con cadenza regolare usando gli strumenti di rete che conoscevano benissimo.
g.Isamu si sarebbe dedicato alle pianificazioni geografiche, Etnos avrebbe dedicato i suoi sforzi iniziali a tentare una qualche decifrazione delle strane parole “Kalum comen piraki asolame epirotiki!”, il cui significato letterale era comprensibile confrontando le frasi del Comm. Fersei e del Pastore del Gobi. Era importante capire quale era il dialetto usato per capire dove poteva aver avuto inizio la storia.
h.Adami, vivendo a Roma, avrebbe tentato un contatto con Fersei per stabilire un appuntamento durante il quale i tre novelli esploratori avrebbero cercato …non sapevano neanche loro cosa!
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che succede? la vena creativa si è inaridita?
Dopo lo spunto che ho inserito, forse un po strano, ed i primi contributi non ne sono seguiti altri.
Lo stimolo a creare una storia, più o meno credibile, mi pareva una simpatica sfida alla nostra immaginazione.
Possiamo anche fermare quella storia ed iniziarne un'altra meno irreale con una frase del tipo di quella usata da Collodi come incipit di Pinocchio: "c'era una volta una storia strana, avrete detto miei saggi amici, no...c'era una volta una piazza in un giorno di festa, ma non tutti erano felici...." .
Abbiamo la possibilità di inventare, immaginare intrighi, tracciare percorsi inesplorati, insomma di divertirci un poco.
Sfruttiamo questa possibilità!
Facciamo volare la nostra immaginazione, mischiamo qualcosa della nostra esperienza con qualche desiderio inappagato.
Voliamo con la fantasia e, con la nostra esperienza, rendiamola credibile.
Il gioco è bello, non interrompiamolo alla prima piccola asperità!
Suvvia, svitiamo il cappuccio della nostra stilografica dedicata all'immaginazione, e scriviamo .........
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Attilio A. Romita