Simonetta Agnello Hornby – “Un filo d’olio”
Ed. Sellerio. Pag. 266, euro 14
Una “ricerca del tempo perduto” ambientata negli anni dell’immediato dopoguerra, tra memorie infantili, ricordi nostalgici, echi di indimenticabili riti familiari.
Così l’autrice ripercorre i favolosi Cinquanta che la vedono bambina, nelle estati trascorse nella casa di famiglia a Mosè, vicino ad Agrigento, con la sorella, i genitori, i cugini, gli zii, i numerosissimi e abituali ospiti, tutti accuditi da domestici locali in forza per la stagione. Al centro della narrazione la cucina di casa Agnello e le ricette di nonna Maria, puntigliosamente riviste dalla sorella Chiara con estrema fedeltà alle formule originali.
Tutto parte da un libriccino in cui la nonna aveva trascritto le sue “interpretazioni” di piatti succulenti a base di freschissime verdure dell’orto, di mandorle e pistacchi, di pane fatto in casa, di pasta casalinga. Indimenticabile, tra le varie pietanze, il pisci d’ova, una frittatona a forma di pesce. Ma è proprio attraverso il cibo che Simonetta Agnelli ripercorre la sua vita familiare nella lunga vacanza campagnola che iniziava a fine maggio e finiva quattro mesi dopo. Tra una famiata, cioè il rito della panificazione, e una pasta con le zucchine fritte, c’è il rapporto con i contadini, gli amori, la riforma agraria, la pressione della mafia, gli antichi saperi e le scoperte infantili. Rivive la cultura della tavola e con essa un mondo perduto, ripercorso da una signora che dalla Sicilia è trasmigrata in Inghilterra, e oggi vive a Londra, dove fa l’avvocato dei minori abbandonati e delle famiglie alle quali vengono sottratti i bambini.
In una intervista, l’autrice spiega anche il perché di un libro scritto pensando alle sue clienti, donne avvilite da un contesto familiare spesso violento. “Cucinare vuol dire condividere, farsi bastare quello che c’è, darsi delle regole, imporsi un ordine”. La cucina, insomma, può essere una forma di salvezza. E dalle pagine del ricettario che conclude il racconto riaffiorano aneddoti, atmosfere, i ricordi di due bambine (lei e la sorella Chiara) nei giorni assolati trascorsi in una grande casa di metà Novecento.
Simonetta Agnello Hornby ha scritto il suo primo romanzo, La Mennulara, nel 2002. In seguito ha scritto La zia marchesa, Boccamurata, Vento scomposto, La monaca e Camera oscura, accolti con numerosi premi e diverse traduzioni.